Trame ricomposte

Il restauro di un mosaico romano danneggiato dopo i bombardamenti sull’ex Convento delle Clarisse nella Seconda guerra mondiale.


Da ieri, venerdì 6 maggio 2022, il Museo archeologico del Castello di San Giorgio si arricchisce di un nuovo importante reperto archeologico. Torna ad essere fruibile ai visitatori, dopo più di 70 anni, il mosaico policromo a decorazione geometrica venuto alla luce nel 1824 nel sito dell’antica Luni.

Già facente parte delle collezioni della famiglia Fabbricotti, fu acquisito dal Comune della Spezia negli anni trenta del Novecento e successivamente esposto presso l’ex convento delle Clarisse, fortemente compromesso dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Dopo i gravi danni bellici subiti, il pavimento musivo, al contrario di quelli con soggetti figurati, non fu restaurato sia per il notevole stato di frammentarietà sia per la difficoltà di posizionare con certezza i vari lacerti all’interno di un disegno geometrico ripetitivo.

Nel tempo i frammenti relativi a questo mosaico e agli altri non restaurati all’epoca si sono confusi e mescolati. Solo adesso, con l’ausilio delle nuove tecnologie digitali e di materiali innovativi, è stato possibile riconoscere i frammenti pertinenti e ricomporre la percezione originaria del manufatto.

Il restauro è stato affidato all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, Istituto autonomo del Ministero della Cultura, specializzato nel restauro delle opere d’arte, la cui origine può essere fatta risalire alla Manifattura granducale fondata da Ferdinando I de’ Medici nel 1588 e seguito dal Direttore settore di restauro mosaico e commesso fiorentino, Anna Patera; dalla restauratrice Francesca Tosa e dalla laureata, che si è occupata della progettazione e dell’esecuzione del restauro, Arianne Palla.

L’Opificio delle Pietre Dure – spiega il Soprintendente Marco Ciattiopera al servizio dei beni culturali nazionali e svolge la sua mission attraverso la forte capacità operativa dei suoi laboratori di restauro, i progetti di ricerca e sviluppo e la formazione dei restauratori. Nel caso del mosaico del Museo di La Spezia queste tre linee di attività hanno agito in maniera sinergica riuscendo quindi a restaurare e rendere fruibile questa antica opera. La materia del mosaico è stata restaurata e si è inventato un innovativo sistema di ricomposizione che senza falsificare l’opera consente una chiara lettura dei suoi valori artistici.

L’intervento, effettuato in parte nell’ambito di una tesi di laurea della Scuola di Alta Formazione operante all’interno dell’Opificio, è stato recentemente concluso dai restauratori del Settore mosaico e commesso in pietre dure diretto da Anna Patera.  Gli specialisti dell’Opificio hanno anche curato le successive fasi di montaggio in previsione della presentazione al pubblico.

Per info: tel. 0187751142, mail: museo.sangiorgo@comune.sp.it

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