Temptation Island e l’elogio all’amore tossico

Dopo una lunga pausa lunedì 26 giugno è tornato in onda, su Canale 5, Temptation Island e subito ha portato alla luce tutte le sue fragilità e la sua pericolosità.


Il meccanismo lo conosciamo fin troppo bene: giovani coppie in crisi che decidono di richiudersi in due villaggi attigui, ma separati, nella splendida Sardegna, accanto a dei tentatori. Lo scopo è proprio quello di non cadere in tentazione e quindi uscire dal programma vincitori e, soprattutto, ancora insieme.

Telecamere h24, quasi in tutti i luoghi, scrutano silenziose e riportano i comportamenti scorretti al compagno/a di turno che potrà chiedere un falò di confronto e decidere se restare o andarsene, separatamente.

Fin qui tutto bene, potremmo prenderlo come un banale programmino estivo, un po’ trash, se non fosse che rappresenta e amplifica tutti quei comportamenti possessivi, maniacali, tossici e pericolosi che ogni giorno si cerca di combattere nella vita reale.

Temptation Island giustifica, senza voler essere melodrammatici, proprio quella parte marcia delle relazioni di coppia che ci spinge sempre più a gridare “lascialo” “vattene finchè sei in tempo”.

Abbiamo così assistito al fedifrago che lasciava e riprendeva la sua fidanzata a piacimento, intervallandola ad altre donne, a quello possessivo che impediva alla compagna di fumare (il fumo fa male, è vero, ma deve essere il fumatore a voler smettere, chi lo ama può solo consigliare. In una coppia non si può e non si deve imporre nulla).

E poi c’è la ragazza fragile, quella che è conscia del fatto che qualunque cosa il suo fidanzato le combinerà lei lo perdonerà. Si potrebbe andare avanti all’infinito, ma la conclusione è una sola: Temptation, così come è strutturato, è forse il peggior programma di Maria De Filippi. Eppure, basterebbe così poco per farlo diventare qualcosa di meglio.

Un cenno, un ammonimento, un mezzo per far capire che così non si fa, che è tutto tremendamente sbagliato. E invece no, diventa la passerella per gli amori tossici, quelli che distruggono lentamente e inesorabilmente. E alla fine, pensa un po’, magari i carnefici diventano pure famosi.

Enrica Leone

 

 

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