Sentirsi liberi (e felici) in moto è ancora possibile?

In occasione della recente scomparsa di Peter Fonda, il protagonista del film Easy Rider, l’editorialista di Moto.it Nico Cereghini ha chiesto ai lettori di rivelare se andare in moto e godere di quel senso di libertà unico e incomparabile che solo lei sa regalare sia ancora possibile.


Moto.it – tra i primi quotidiani di informazione sulle due ruote e su tutto ciò che vi sta intorno che insieme a Automoto.it forma AM Network, punto di riferimento per l’automotive in Italia – qualche settimana fa, per commemorare la scomparsa di Peter Fonda, una delle icone di ogni motociclista, ha voluto riflettere sul concetto principale evocato dal film, la libertà in moto, affidando al suo editorialista di punta, Nico Cereghini, un articolo sul tema.

Io sono quello del ‘casco in testa ben allacciato‘ – ha scritto Cereghini in uno dei passaggi più significativi del testo – e non rimpiango certamente i tempi della testa nuda. Sono e siamo vivi per miracolo, questa è la semplice verità.

Oggi per fortuna o per cultura abbiamo ben altra consapevolezza dei rischi e della sicurezza, io viaggio con la giacca tecnica e tutte le protezioni, non confondo la libertà con la stupidità.

Però sono i vincoli esterni ad essere sempre più stretti, limiti di velocità qualche volta assurdi e strade trafficate e pericoli di ogni tipo, dalle buche fino agli utilizzatori compulsivi dello smartphone mentre guidano”.

Sono stati oltre 50 mila i motociclisti che hanno letto il pezzo e tanti, tantissimi di loro hanno voluto dire la propria nei 300 e passa commenti, tra quelli all’articolo e quelli sui vari social.

IL PARTITO DEL NO: SULLA MOTO NON SIAMO PIÙ LIBERI

La libertà che c’era un tempo adesso non c’è più. È questo, in sintesi il filo rosso che lega le risposte di quel 25 per cento di lettori delusi dal corso dei tempi.

Il 30% di loro parla della propria giovinezza e dei tempi passati che non possono più tornare, un altro 25% sostiene che la libertà è sparita con la necessità – sacrosanta e condivisa – di sicurezza, il 15% punta il dito sulle troppe regole inutili, il 10% dall’ansia che lo stato delle strade troppo trascurate e pericolose ci trasmette e sempre il 15% si lamenta della tecnologia che invade la moto, dei cellulari che ci fanno essere sempre connessi.

Celebre è la scena di Easy Rider in cui Peter Fonda getta via l’orologio e un lettore di Moto.it, ricordando quella sequenza, afferma: “Per me la libertà è quella: avere del tempo a disposizione, senza impegni e senza persone attorno”, un desiderio che a volte sembra impossibile da realizzare.

LA LIBERTA’ RESTA, SENZA SÉ E SENZA MA

Per tre lettori su quattro, invece, la libertà esiste ancora ed è legata indissolubilmente al verbo “andare”. Dove?

A volte non è importante la destinazione, come racconta un lettore: “Mi sento libero anche per andare a far le spesa a 5 km da casa, mi sento libero nelle vicinissime montagne, nelle mie campagne e nel lungo mare, d’estate e d’inverno, mi sento libero anche in mezzo alla giungla di automobilisti distratti (loro imprecano e io passo)”.

Ma i sinonimi di “andare” possono essere molteplici: partire e viaggiare spingendosi anche lontano (“libertà è la moto da turismo”), guidare presto la mattina o poco prima del buio su strade semivuote, poter cambiare strada a piacimento e in ogni momento, andare su strade bianche e dentro grandi panorami (“libertà è la prima duna vista e scalata in Africa”), andare in fuoristrada per viottoli e boschi, andare via soli soprattutto sulle strade di montagna, infine andare in pista “potendoselo permettere” perché le piste sono care.

La netta maggioranza, cioè il 50% di chi è per il sì, afferma che “la libertà in moto è uno stato mentale” e si può assaporare tutti i giorni e nonostante tutto: non importa qual è la moto e l’anagrafe non conta, “basta prendersi il tempo per noi, perché poco è ciò che ci serve e sono importanti le sensazioni”.

Il motociclista è analogico e le emozioni preferirà sempre viverle in prima persona” chiosa un lettore, quindi sì alle nuove tecnologie e alla sicurezza stradale, ma il rapporto di ogni motociclista con la propria moto rimane unico e irripetibile, al di là del tempo che passa, dei modelli che cambiano e della vita che cambia e ti cambia.

Quello che ho sempre, e dico sempre, sentito in moto è un immenso senso di felicità” – afferma un altro utente di Moto.it – “a prescindere da come fossi vestito, da dove stessi andando, da che tempo facesse” e alla felicità non si può che dire sì.

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