Pinguini Tattici Nucleari, basta che funzioni

“Fake News” porta la band bergamasca alla sfida degli stadi con un pop trasversale, scintillante e completamente permeato del loro stile. L’album giusto al momento giusto, parola di un loro (ormai ex) detrattore.


Chi scrive non ha mai amato tanto i Pinguini Tattici Nucleari. Per essere precisi, il meccanismo è quello tipico di chi scopre un gruppo all’esordio, lo trova irreverente, originale e fuori dagli schemi, poi in qualche modo non lo ritrova più, o comunque lo sente cambiato e compromesso.

Per fortuna ognuno fa il proprio mestiere senza preoccuparsi tanto dei pensieri di chi gli sta attorno e i Pinguini cosi hanno fatto, lasciandosi alle spalle il progressive contemporaneo di “Irene” (uno dei loro primi brani) e l’irriverente album d’esordio “Gioventù brucata” per sviluppare e portare avanti il loro lato più pop, grazie all’entrata trionfale nella Sony Music e a un percorso che tutti conosciamo, dal terzo posto a Sanremo 2020 con “Ringo Starr”, l’album “Fuori dall’Hype”, innumerevoli singoli di successo e ora (udite udite) ben 10 date negli stadi programmate per la prossima estate.

“Fake News” è un album che nasce con diverse obiettivi: dimostrare a tutti di essere una vera band in evoluzione e che lavora alla musica in modo meticoloso, oltre a portare brani che negli stadi abbiano un’ottima resa.

Per il resto, il mondo rimane quello loro, con citazioni infinite e storie quotidiane che dall’adolescenza si allargano all’età tardo giovanile.
Potremmo dire un po’ 883 e un po’ Imagine Dragons ma sarebbe ingeneroso nei loro confronti; ormai i Pinguini sono solo i Pinguini, è migliorata però la qualità di quello che fanno, i ritornelli rimangono in testa, i giochi di parole e le metafore fanno sorridere e riflettere anche senza per forza meritare un Pulitzer.

Dietro titoli molto alla Pinguini come “Zen”, “Stage Diving”, “Melting Pop” ci sono pezzi davvero forti e che raccontano l’oggi, quelli che sembravano i loro difetti sono diventati i loro pregi, oppure ci hanno preso per stanchezza (chi lo sa, concediamoci almeno questa battuta).
Con un pezzo come “Hikikomori” invece non si scherza, perché parla dei sentimenti che sono spesso rimasti congelati e isolati dalla pandemia e dalle annesse restrizioni.

Con l’autoreferenziale e sincera “Dentista Croazia” parlano dei loro dieci anni di gavetta, si celebrano ed emozionano, cosi come nella ormai arcinota “Ricordi”.

“Fede” è addirittura un rock da pogo, una sorpresa sono anche le conclusive “Non sono cool” e “Cena di classe”, a dimostrare che il gruppo ha ancora tante potenzialità ancora inespresse, sia nell’area elettropop che nell’espressione cantautorale.
Per racchiudere in una frase cosa sono i Pinguini oggi, faccio anche una citazione: come il titolo di un film di Woody Allen, a volte il tutto “Basta che funzioni”. Ci si può riconoscere o meno nella loro musica, nelle loro storie, ma i Pinguini hanno il pregio di percorrere una loro strada e perseguirla, chi li ama percepisce e assorbe questo, forse è questa la chiave per capire il loro indubbio successo.

Informazioni:
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MUSICAL EXPRESS è un programma di Fabio Alberti, in onda tutti i giorni alle 10,10 – 14,05 – 21,00 su Radio Budrio

Fabio Alberti

 

 

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