L’affascinante mondo dei diorami
Nicola F. Pomponio incontra Elisabetta De Filippi.
Elisabetta è una giovane artista sarda residente da molti anni in Abruzzo. La incontro nella sua casa/laboratorio vicino Pescara e sono subito colpito dalla quantità e dal fascino dei molti diorami da lei creati. La domanda sorge quindi spontanea.
Cosa rappresenta per te un diorama?
“E’ una riproduzione in grandezza minuscola di un ambiente che mi ha colpito o che è frutto della mia fantasia così, attraverso il diorama, cerco di far emergere sensazioni, ricordi, aspettative, sentimenti del passato o di luoghi che frequento o di posti immaginari. In effetti a scorrere anche superficialmente queste minuscole, lillipuziane ricostruzioni si resta colpiti dall’aura di affettuosa nostalgia che le pervadono.
Sì, certo. Se riproduco l’interno di una stanza con camino, letto e altri oggetti di arredamento, mi ispiro spesso alla mia infanzia o a luoghi più o meno fantasiosi dove la costante della riproduzione è il “calore” prodotto dall’uso e dalla familiarità con oggetti che diventano il segno di tempi trascorsi ma felici, passati ma ancora vitalmente presenti nella memoria.”
Trai ispirazione anche da altre fonti?
“Diciamo che gli ambienti che preferisco riprodurre sono interni di case otto/novecentesche, poi mi ispiro anche ad altre fonti. Mi affascinano, ad esempio, le opere pittoriche di grandi artisti. Ho ricostruito così in tre dimensioni e in diverse versioni la “Camera di Vincent ad Arles” di Van Gogh. In questo caso si sono presentati non pochi problemi sia per rispettare la completamente anomala prospettiva del quadro sia per reperire i materiali utili per ricostruire il pavimento a parquet della camera.
D’altra parte a me piace molto ballare il tango e quindi cosa di meglio che un bell’interno di milonga, arredata con oggetti (sedie, quadri, foto, dischi) che evocano la sala da ballo per questo tipo di danza? Un grammofono stile “anni ruggenti”, delle minuscole scarpe da ballo femminili, dei foulard appoggiati su sedie in legno con schienale ricostruiscono subito, visivamente, un intero mondo di relazioni, affetti, e anche sentimenti.”
Hai accennato alle difficoltà tecniche…
“Sì, non è facile, ovviamente, lavorare con le dimensioni minuscole dei diorami, soprattutto se si vogliono rappresentare, e lo trovo assolutamente necessario, anche i più piccoli particolari. Si deve aguzzare l’ingegno, concentrarsi bene sugli oggetti, recuperare scarti inutilizzati e, con infinita pazienza, assemblarli per trasformarli in ciò che si vuole diventino.
Ad esempio per riprodurre le sedie di cui parlavo prima ho riutilizzato dei bottoni per la seduta e poi degli stuzzicadenti per le gambe di sostegno; quindi materiali “poveri”, semplici ma che opportunamente lavorati si trasformano in qualcosa di fortemente evocativo. In sostanza è necessario armarsi di pazienza, passione per il dettaglio, amore per il soggetto scelto.”
Quando e come hai scoperto questa passione artistica?
“Fin da bambina mi affascinava la riproduzione degli ambienti che più mi piacevano. Ricordo che costruivo le casette aprendo i libri a metà e incastrandoli uno sull’altro. Era un gioco da bambina e ora è diventata un’attività attraverso la quale cerco di rappresentare il bello con ricostruzioni che, al di là dell’attenzione al particolare, rimandino a sentimenti di umanità, ricordo, speranza.”
Un’ultima domanda: se ti si volesse contattare?
“E’ possibile contattarmi, e farsi un’idea delle mie creazioni, sia attraverso la mia pagina facebook “Elisabeth Benson” sia al mio indirizzo instagram “bett_art_diorami”.”
A guardare con attenzione i tanti diorami realizzati si intuisce ciò che Elisabetta afferma. I suoi prodotti artistici evocano proprio quella filantropia, nel senso originale del termine di “amore per l’umanità”, che si manifesta, attraverso il suo sguardo micrologicamente attento ai particolari, in ambienti e oggetti evocatori di un mondo pacificato, di una possibilità di rapporti tra le persone sotto il segno del reciproco rispetto e dell’affetto reciproco: una visione del mondo plasmata dalla speranza nel meglio e dalla bellezza.