L’originalità del linguaggio pittorico è parte integrante del percorso artistico dell’artista veneta.
Nativa di Rovigo, si è diplomata in Pittura nel 2006 e nel 2008 si specializza in Arti visive e discipline dello Spettacolo. Ho avuto il piacere di conoscerla e di farle qualche domanda:
Alessia, osservando le tue opere m’incuriosisce il tuo rapporto con l’enigmistica.
Si, questo è il passatempo preferito di mia madre. Io sono cresciuta con le immagini costanti di lei seduta al tavolo intenta a compilare cruciverba. Ho deciso di collezionarli affinchè non andasse perduto questo “lavoro” e con esso il tempo dedicatogli. Dalla mia raccolta costante di questi giornalini compilati sono scaturiti i miei lavori artistici; ho cominciato a ritagliare, incollare, dipingere e decostruire i cruciverba interpretandoli e facendone assumere diversi significati. Queste letterine ritagliate sono diventate per me un linguaggio personale per esprimermi, un “medium” o se vogliamo una sorta di codice che racchiude la storia, il tempo e la trasformazione.
Oltre alla pittura hai sviluppato altri territorio creativi?
Sono innamorata della fotografia, la utilizzo da sempre nei miei lavori sia per documentazione e sia fine a sé stessa facendola diventare parte di essi.
Hai dei punti di riferimento nel campo dell’arte? E come vedi la situazione artistica in Italia.
Sono tanti gli artisti a cui faccio riferimento nel campo dell’arte contemporanea, in particolare sono attratta dall’arte “concettuale” di Joseph Beuys, Alighiero Boetti, Piero Manzoni, Luciano Fabro… In Italia c’è la necessità di "educare" la popolazione al contemporaneo, e non continuare ad alimentare l'idea che l'arte contemporanea sia solo un indecifrabile nonsense per un’élite. Probabilmente oggi degli artisti italiani interessa poco a pochi, quindi la mia speranza è che solo dall'arte, ossia dai contenuti, possa arrivare la possibilità di riscatto.
I prossimi appuntamenti?
Attualmente sto lavorando a dei progetti che sfoceranno in una mostra Personale.