Vinicio Capossela tra arte e mestiere
“Tredici canzoni urgenti” racconta la nostra realtà in modo diretto, servendosi di metafore letterarie e acrobazie musicali, nello stile tipicamente istrionico del cantautore.
L’urgenza in musica è un elemento in certi casi fondamentale, in altri può essere nemico della qualità. Il bisogno di raccontare qualcosa immediatamente, può portare a forme espressive istantanee e dirette, semplificate o a qualunquismo fine a se stesso.
Solo chi in una carriera sviluppa un proprio linguaggio e una dimensione artistica personale si può permettere il lusso dell’urgenza, senza il rischio di sfociare nell’autoreferenzialità che spesso troviamo, ad esempio, nei post sui social.
Vinicio Capossela in questi 30 anni di carriera si è creato una propria strada di linguaggio naif e colto, tra arte circense, influenze jazz e swing.
“Tredici canzoni urgenti” è quindi un album necessario per chi lo ha scritto ma che ha senso di essere ascoltato da tanti proprio perché gli ingredienti sono stati dosati a dovere, nonostante gli innumerevoli argomenti trattati e le influenze musicali, perché fatto con misura, mestiere e lucida follia, grazie anche al lavoro di tanti musicisti e collaboratori.
Enrico Gabrielli, Don Antonio Gramentieri, Alessandro “Asso” Stefana, Don Antonio, Marc Ribot, Vincenzo Vasi fanno parte dell’equipaggio che ha permesso al disco di andare in porto, con un istrionico capitano abitato alle acque torbide e non consuete.
La nostra storia (da non dimenticare) e l’attualità vanno a braccetto in brani come “Gloria all’archibugio”, amaro e sarcastico elogio all’industria delle armi, e “Staffette in bicicletta” (insieme a Mara Redeghieri), cartolina dei tempi della Resistenza.
“Il bene rifugio” e “La crociata dei bambini” portano l’amore alla sua dimensione più pura e spirituale, che va oltre alle guerre e alle spietate leggi dell’economia.
“La parte del torto” e “Sul divano occidentale” (insieme a Bunna degli Africa Unite e Skardy ex Pitura Freska) pescano nel torbido delle nostre opinioni comode e di convenienza, che alimentano guerre e malapolitica.
Non mancano altri temi scomodi come il carcere in “Minorità”, la dipendenza affettiva ne “La cattiva educazione” (con ospite una intensa Margherita Vicario).
“All you can eat” non è solo una canzone sul consumismo, è un blues alla Tom Waits sulla nostra ormai radicata educazione alla bulimia materiale, culturale e sentimentale.
“Tredici canzoni urgenti” ci riporta un Capossela più diretto, meno sperimentale che sa dosare il suo essere profondo, citazionista con una dose di mestiere e furbizia usata per arrivare meglio alle persone. Meglio così, nel 2023 c’è bisogno di artisti come lui, dalla visione profonda e non ovvia sulla nostra realtà.
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MUSICAL EXPRESS è un programma di Fabio Alberti, in onda tutti i giorni alle 10,10 – 14,05 – 21,00 su Radio Budrio