Trianon Viviani, la magia della lampada di Paladino
Si accende la lanterna originale che il grande artista della transavanguardia ha disegnato per il teatro della Canzone napoletana e Forcella. Marisa Laurito: « Una luce simbolica della magia del teatro, che neanche la pandemia può spegnere».
Una nuova luce si accende a Forcella. Una vera luce originale d’artista. È la lampada donata da Mimmo Paladino, da lui disegnata per il Trianon Viviani e il suo quartiere. Il teatro della Canzone napoletana l’ha installata sulla facciata all’esterno, in prossimità della nuova insegna, anch’essa disegnata dal maestro della transavanguardia. Prossimamente sarà collocata anche un’altra lampada all’interno dell’atrio del teatro diretto da Marisa Laurito.
Nel pomeriggio l’accensione di questa lanterna, in concomitanza con l’avvio delle illuminazioni natalizie, a Forcella e in via Tribunali, promosse dalla fondazione Banco di Napoli, presieduta da Rossella Paliotto, nel quadro della collaborazione attiva tra le due istituzioni.
«La luce mi interessa in modo particolare – spiega Paladino –: ho fatto altri lavori con la luce, poco conosciuti, scintille occasionali per avventure non sempre ricercate. La lanterna ricorda mille cose, come la lanterna magica. E la magia è il senso del teatro». «Questo lavoro è nato per amicizia con Marisa Laurito – prosegue l’artista –, ma è comunque un atto di amicizia, passione e amore per Napoli e soprattutto di quella particolare zona della città che è Forcella». La lampada è stata concepita anche nella sua collocazione, sospesa all’asta che un tempo reggeva una lanterna, all’esterno della facciata del teatro: «Mi incuriosiva l’idea di attaccare un corpo luminoso contemporaneo a un vecchio oggetto che era lì da sempre – puntualizza Paladino –, che ricordava tutto quello che era stato il teatro e illuminava le antiche serate».
Realizzata da Lino Reduzzi, un maestro artigiano vetraio e mosaicista bergamasco, questa nuova lanterna è costituita da una struttura metallica verniciata a forma di ottaedro regolare troncato, costituito da quadrati ed esagoni. Partendo da un modello 3D digitale, il telaio metallico esterno è stato assemblato con estrema precisione, riproducendo per ogni singola faccia l’angolo di piegatura teorico. I pannelli decorati di Paladino sono stati quindi realizzati in plexiglass bianco opalino, sagomato ad hoc e serigrafato con pigmenti resistenti ai raggi uv secondo i disegni dell’artista.
«Approfittando della pausa forzata, il Trianon Viviani sta lavorando a una nuova illuminazione dei suoi spazî pubblici, grazie al sostegno dell’Enel – afferma Marisa Laurito – e la lampada che ha disegnato espressamente per noi il grande artista Mimmo Paladino, che ringrazio sentitamente, è anche una luce simbolica che si accende nel quartiere, per affermare una nuova presenza delle istituzioni e che neanche la pandemia può spegnere la magia e la luce del teatro».
– Maestro, ritorna al Trianon Viviani con il disegno del logo e dell’insegna della nuova identità visiva del teatro, dopo aver firmato gli stessi elementi che caratterizzavano l’identità precedente. E, poi, ha disegnato questa lampada esterna, mentre un’altra interna sarà collocata prossimamente nell’atrio.
«A monte c’è sempre un’amicizia, ovviamente. C’era e c’è ancora, vivissima, l’amicizia con il precedente direttore artistico Nino D’Angelo. Lui, con il suo entusiasmo, mi chiese: “Mi disegni l’insegna?”. Certo, gliel’ho disegnata. Amicizia vivissima ora con l’amica Marisa Laurito, che me lo ha chiesto per il nuovo corso del teatro e mi dice: “C’è una specie di attacco al muro che aveva una lampada”. Mi accende la famosa spia, dicendomi: “Ma si può rifare qualcosa?”. Mi incuriosiva l’idea di attaccare una lanterna contemporanea a un vecchio oggetto che era lì da sempre, che ricordava tutto quello che era stato il teatro e illuminava le antiche serate. Comunque c’è amicizia, passione, amore per Napoli e soprattutto di quella particolare zona della città che è Forcella».
– Gli antichi dicevano che i nomi sono conseguenza delle cose. Nel suo cognome, c’è il nome Aladino, una figura magica con la lampada.
(Ride) «Non ci ho mai pensato. La luce mi interessa in modo particolare. Ho fatto altri lavori con la luce, poco conosciuti: scintille occasionali per avventure non sempre ricercate. L’idea di una lanterna ricorda mille cose: la lanterna magica soprattutto. E il senso della magia è il senso del teatro. In questo momento è importante potere attaccare un punto luminoso, da tenere sempre acceso, che possa rischiarare anche con un carattere simbolico: le luci del teatro devono restare accese per ricordare che lì si continua, l’arte non spegne mai, anche in tempi molto difficili. Bellissime opere d’arte sono venute anche durante le grandi guerre: De Chirico ha dipinto le piazze d’Italia durante il conflitto ’15-’18, quando era militare».
– Insomma la pandemia non spegne la luce dell’arte?
«Non ci arrendiamo, né spegniamo le luci dei nostri studi e dei nostri palcoscenici. E non è retorica».
– La realizzazione della sua opera è stata fatta dallo studio Reduzzi.
«Lino Reduzzi è un vetraio che ha fatto tante cose importanti, come per il duomo di Monza, ma è anche mosaicista. È un artigiano a trecentosessanta gradi, magico, di quelli che ormai stanno sparendo dal mondo: non solo bravo e capacissimo, ma soprattutto persona appassionata al suo lavoro e avventurosa. : come gliel’ho chiesto si è precipitato immediatamente a realizzarla. È di Bergamo, di una zona che ha vissuto momenti difficili».
Nota tecnica dello studio Reduzzi
La lampada progettata da Mimmo Paladino per il teatro Trianon Viviani di Napoli è costituita da una struttura metallica verniciata a forma di ottaedro regolare troncato. A fronte di varie simulazioni, che hanno consentito di valutare le proporzioni della scultura con il contesto circostante, l’artista ha individuato le dimensioni più appropriate di ciascuna faccia, costituita da quadrati ed esagoni di lato 22 cm. Partendo da un semplice modello 3D digitale, il telaio metallico esterno è stato dunque assemblato con estrema precisione, riproducendo per ogni singola faccia l’angolo di piegatura teorico. I pannelli decorati, opera di Mimmo Paladino, sono stati realizzati in plexiglass bianco opalino (spessore 3 mm), sagomato ad hoc e serigrafato con pigmenti resistenti ai raggi uv come da disegni dell’artista.
Studio Reduzzi
Nasce dall’esperienza tecnico-artigianale maturata da Lino Reduzzi (Bergamo, 1957) in oltre quarant’anni di costante e intensa pratica nei settori del restauro delle superficî decorate dell’architettura, della vetrata artistica e del mosaico. La sua formazione professionale, dopo gli studî all’accademia di Belle arti Giacomo Carrara di Bergamo, al liceo artistico di Bergamo e alla facoltà di Architettura presso il Politecnico di Milano, avviene in maniera incisiva nella prestigiosa bottega d’arte dei fratelli Taragni di Redona (Bergamo), che frequenta in qualità di collaboratore fin da ragazzo. In questo contesto, nel solco di una solida tradizione, ha l’opportunità di praticare e acquisire le molteplici tecniche legate al restauro conservativo, alla decorazione pittorica e all’arte della vetrata istoriata. A partire dal 1990, in sèguito a importanti esperienze con maestri mosaicisti che gli permettono di indagare la tecnica, affianca alla sua consueta attività quella musiva.
Animato fin da giovane da un sincero e profondo interesse per l’arte contemporanea, a partire dagli anni Novanta decide di mettere a disposizione di artisti e architetti le proprie conoscenze tecniche, ormai ben consolidate, lavorando al loro fianco nella realizzazione di vetrate e opere musive e supportandoli nelle fasi di progettazione, esecuzione e manutenzione di grandi installazioni. In quest’ottica si collocano i numerosi lavori realizzati dallo studio Reduzzi, nei quali le raffinate e antiche tecniche artigianali, proprie della creatività e della tradizione artistica italiane, rivivono in maniera spontanea in opere nuove concepite da artisti e architetti contemporanei, esaltate e impreziosite allo stesso tempo.
Attualmente Lino Reduzzi esercita quest’attività con i suoi collaboratori più fidati nei diversi cantieri temporanei e nel proprio laboratorio a Castel Rozzone (Bergamo). Tra i progetti più recenti realizzati dallo studio Reduzzi si citano le collaborazioni con Stefano Arienti, Mario Botta, James Lee Byars, Sandro Chia, Chin Hsiao, Andrea Mastrovito, Mimmo Paladino, Giuseppe Penone, Gian Maria Tosatti e Giuliano Vangi.