Tiziano Ferro, cosa c’è e cosa manca
“Il mondo è nostro” è l’album più autobiografico e autoreferenziale del cantautore di Latina, un disco che si apre anche a ospiti e collaboratori come Sting, Roberto Vecchioni, Caparezza, Thasup, Brunori Sas e Ambra, per un risultato complessivo altalenante.
Passati i vent’anni di carriera, dopo sei album e una fase storica gloriosa dove sembra non avere sbagliato un colpo, Tiziano Ferro ha concepito, in gran parte durante la pandemia, un album che riflette tutto quello che gli è capitato in questi ultimi anni, dalla paternità ad una nuova consapevolezza a livello personale.
“Il mondo è nostro” è un disco pieno di tanti elementi (ospiti, riflessioni, dediche) ma mancante (secondo me) di altre caratteristiche, prima fra tutte lo sguardo contemporaneo sulla musica attuale mondiale, quello che Tiziano ha sempre avuto fin da inizio carriera.
La melodia italiana e l’approccio internazionale sono sempre stati l’arma vincente di Tiziano, che in questo disco ripete parecchio le proprie consuete formule musicali per poi passare, soprattutto nella parte conclusiva dell’album, ad una serie di collaborazioni e ospitate scollegate tra di loro, come fosse il conduttore di un varietà che deve accontentare un pubblico generalista contando su risorse importanti ma pescando un po’ dappertutto senza una logica.
“Il paradiso dei bugiardi” è uno sfogo personale che si avvicina ad una forma di dissing (usato molto nel rap) abbastanza divertente, non manca il riferimento alla pandemia nella consueta “Il mondo è nostro” mentre la già nota “La vita splendida” (scritta insieme a Brunori Sas e Dimartino) lo mette su un territorio molto italiano tradizionale.
Tornando alle cose che mancano non si spiega l’impiego di Thasup (distante anni luce dall’approccio soul e rap più “vecchia scuola” di Tiziano) e di una Ambra quasi afona (stile Romina Power), oltre alla presenza di nientemeno che Sting su un brano già edito che ricalca decisamente la già nota “Shape of my heart”.
Certo, non è tutto da buttare via. “Amore mio addio” è un elettropop convincente che tratta della sua superata depressione, “Mi rimani tu” è di una delicatezza che emoziona, “I Miti” è uno swing autoironico dove Roberto Vecchioni fa la sua bella figura, cosi come un grandioso Caparezza che completa al meglio l’ironica “L’angelo degli altri e di se stesso”.
La gioia di essere padre è protagonista in “Parlare da zero” (dove è presente anche il pianto del piccolo Andres) e nel singolo “La prima festa del papà”, un’emozione in musica (anche questa autobiografica) che racconta il suo passaggio dall’essere figlio a diventare padre.
Teniamo quindi il buono di “Il mondo è nostro” e andiamo a vedere Tiziano in concerto, dove sappiamo che non ci deluderà, ma è necessario, quando si parla di musica, fare i conti con le nostre aspettative che, in questo caso, sono state in parte disattese.
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