Siamo tutti figli unici

Giacomo Casaula nel suo nuovo romanzo ci racconta la solitudine.


I giovani d’oggi vengono spesso etichettati come bamboccioni, viziati e con poca voglia di mettersi in gioco. Per non parlare di quelli che dopo una rapida ascesa verso il successo perdono la testa e combinano un guaio dietro l’altro.

Non è certo il ritratto più idilliaco che si possa fare di questi poveri ragazzi e soprattutto non deve essere l’unico perché diciamoci però la verità, oggi i giovani (e non solo) vengono spesso abbandonati a loro stessi, così facendo buio e solitudine hanno la meglio e li imbrigliano in vite difficili da sopportare.

Qualche tempo fa mi sono imbattuta in un giovane (tutt’altro che scansafatiche) che, a soli trent’anni, di strada ne ha fatta. Si chiama Giacomo Casaula e nel suo nuovo romanzo, Siamo tutti figli unici, ha provato in modo magistrale a dare voce a quel senso di oppressione e solitudine che troppo spesso ci accompagna.

Un racconto trasversale, che passa dai coetanei alle due generazioni precedenti, dove i pezzi di narrazione si intrecciano nei punti di vista di ognuno dei protagonisti. Uno stile asciutto che unisce forme di scrittura lontane tra di loro, come per esempio la lettera o una pagina di diario, ma unite alla perfezione. Giacomo scava nel profondo dell’anima dei suoi personaggi e ciò che ne esce è un piccolo capolavoro. Abbiamo voluto incontrarlo per rivolgergli alcune domande.

Giacomo, il tuo romanzo cerca di scavare l’IO più profondo. La solitudine, le ansie e le paure che attanagliano tutti, dai giovani agli anziani. Recentemente hai dichiarato che il covid non è entrato nella storia, ma l’ha comunque “viziata”. Ci spieghi in che termini?

Il romanzo è nato in pieno periodo Covid. Inevitabilmente è stato influenzato da un evento inatteso, imprevisto e devastante sotto il profilo umano e psicologico.

Lo stile narrativo che hai scelto è particolare, punti di vista e formule di scrittura che si intrecciano tra di loro. Come mai?

Volevo che ogni personaggio si potesse esprimere con uno stile riconoscibile e personale affinché emergesse una coralità vasta e caleidoscopica. Forse inconsciamente volevo che la protagonista reale della storia fosse proprio la solitudine.

È di pochi giorni fa la notizia che i giovani oggi assumono molti psicofarmaci, soprattutto per dormire, e spesso lo fanno in modo sconsiderato. Cosa pensi a riguardo?

Credo che quando la solitudine si trasforma in incomunicabilità ci siano effetti violenti. Non sono comunque in grado di rispondere in modo esauriente, l’argomento è troppo sottile e delicato, le motivazioni possono essere infinite.

Tu ti sei mai sentito solo?

Come tutti, credo. Poi da figlio unico ho imparato anche ad apprezzare la solitudine

Ritieni che la società di oggi faccia abbastanza per non far sentire troppo sole le persone?

Penso che le occasioni che dovrebbero davvero unire le persone siano poche. I concerti, i teatri, le manifestazioni di piazza risultano più deboli rispetto al passato proprio per questo motivo. Ognuno è arroccato su di sé, manca un elemento collettivo in grado di cambiare le cose.

All’interno di Siamo tutti figli unici ci sono molti riferimenti ad artisti e film del passato, da dove nasce questa passione per dei generi che fanno parte di un’altra generazione?

Nasce dal mio modo di sentire la realtà e quello che mi circonda, forse il mio è un sentire che abbraccia più il passato, ma che non dimentica mai di tendere verso il futuro.

Sei un artista poliedrico, spazi dal teatro alla musica, quale dei tuoi tanti progetti e lavori ti è rimasto nel cuore?

Sicuramente il mio primo spettacolo inedito di Teatro-canzone ‘Nichilismi & Fashion-week’, un’emozione indescrivibile.

Sei anche docente di Storia del teatro. Che cosa consigli a chi sogna di fare il tuo stesso percorso artistico?

Di bruciare di passione, di darsi totalmente ai propri sogni e di non arrendersi per i tanti no che si riceveranno.

Per salutarti, la domanda è d’obbligo, progetti per il prossimo futuro?

Continuare a fare quello che sto facendo, arrivando a un pubblico sempre più ampio, sperimentando nuove forme artistiche con l’unico obiettivo di emozionare ed emozionarmi.

Enrica Leone

 

 

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