Pronostici ribaltati per i 71esimi Academy Awards
“Roma” di Alfonso Cuaron ha trionfato come miglior film straniero, miglior regia e miglior fotografia, ma il miglior film è risultato “Green Book”.
La pellicola di Peter Farrelly (stavolta senza il supporto di suo fratello Bob) ha conquistato i premi anche come miglior attore non protagonista, Mahershala Ali, qui al suo secondo oscar (alla seconda nomination), e miglior sceneggiatura originale.
“La favorita” che partiva con dieci nomination, tante quanto quelle di “Roma”, invece si è dovuta “accontentare” del premio alla miglior attrice, Olivia Colman, a discapito dell’altra grande “favorita”, ovvero Glenn Close, che alla settima nomination credeva di avere la statuetta finalmente in tasca, ma purtroppo (o per fortuna) non è stato così.
Dopo 40 anni di carriera, Spike Lee si è aggiudicato la statuetta per la miglior sceneggiatura non originale, “BlacKKKlansman”, anche questo un gustoso pamphlet antirazzista condito da una certa ironia. Quello che ha lasciato un po’ perplessi, sono stati i tre oscar a “Black Panther”, ovvero miglior scenografia, costumi e colonna sonora.
Ma in piena epoca black power nell’entertainment, questi premi sono stati visti come un inno all’integrazione, così come è stato anche l’oscar a Rami Malek per la sua intensa interpretazione del grandissimo Freddy Mercury in “Bohemian Rhapsody”, campione al box office mondiale.
Se l’Italia è stata ignorata nella candidatura a miglior film straniero con Dogman, può consolarsi con la statuetta conquistata da Sara Pichelli, nel team di disegnatori di “SpiderMan: Into the spiderverse”.
Un’edizione, questa degli Academy Awards, per la prima volta senza conduttore e con un taglio della serata dalla forte impronta politica, si può sintetizzare nelle parole di Cuaron, dopo aver conquistato la statuetta come miglior film straniero: “Non ci sono onde, siamo tutti parte dello stesso oceano”.