Olio: via alla raccolta nei primi uliveti resistenti alla Xylella

A due anni dall’impianto, parte la campagna per le aziende distrutte dal batterio che hanno deciso di ripartire puntando sulla cultivar Fs17 Favolosa.


La campagna olearia in Italia si apre all’insegna della speranza. Nonostante le stime produttive della stagione siano negative, infatti, viene dal Salento, territorio flagellato dalla Xylella, la notizia più bella: è iniziata, infatti, a Casarano (Lecce), alla presenza dei rappresentanti di Cia-Agricoltori Italiani, Italia Olivicola e del Consorzio Oliveti d’Italia, la prima vera raccolta dai nuovi uliveti impiantati due anni fa al posto dei campi completamente distrutti dal batterio.

Sono gli uliveti di Fs-17 Favolosa, una delle due cultivar, insieme al leccino, che secondo gli scienziati è resistente agli attacchi della Xylella. Si tratta di una cultivar italiana, brevettata dal Cnr, precoce rispetto alle altre visto che già dopo due anni riesce a dare i suoi primi buoni frutti.

Si stima che per ogni ettaro impiantato si potrebbe arrivare a raccogliere ogni anno, in maniera costante e con le piante in piena maturazione, circa 100 quintali di olive in grado di produrre un olio extravergine d’oliva eccellente, che per qualità e caratteristiche organolettiche è già apprezzato dai consumatori.

La Xylella, scoperta nel 2013 in territorio di Gallipoli, in 7 anni è avanzata fino a sfondare in maniera definitiva, proprio pochi giorni fa, la provincia di Bari col ritrovamento del focolaio di Monopoli.

In questo periodo, secondo uno studio di Italia Olivicola, ha compromesso la produzione di quasi 5 milioni di piante nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto, in un areale di 22 milioni di piante, con un calo medio di 29mila tonnellate di olio extravergine d’oliva pari al 10% della produzione olivicola italiana.

“È una notizia importantissima per l’olivicoltura italiana e un messaggio di speranza per chi ha a cuore il futuro di questo settore -ha sottolineato il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino-. Dopo anni difficili, grazie alla ricerca scientifica e alla caparbietà degli agricoltori, c’è un futuro per questo territorio che è stato colpito all’improvviso da una sciagura economica e paesaggistica senza precedenti”.

“Il recupero di un’area importantissima dell’agricoltura italiana, dalla distruzione della Xylella a una nuova olivicoltura che produce qualità, grazie ad un importante ricambio generazionale, segna una grande primavera per il mercato dell’olio italiano che spesso soffre problemi di quantità e qualità disponibili per i consumatori”, ha concluso il presidente del Consorzio Oliveti d’Italia, Nicola Ruggiero.

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