L’Università di Ferrara decreta la nomina a Professore ordinario di Paolo Zamboni

“E venne il giorno della mia chiamata come Ordinario di Chirurgia Vascolare all’Università di Ferrara”. Le congratulazioni da parte di tutta la comunità associativa CCSVI! 


Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1982 si specializza in Chirurgia Generale e Chirurgia Vascolare. Dal 1987 al 1992 è ricercatore presso l’Università di Sassari, poi presso l’Università di Ferrara. Nel 1992 è fellowship presso il Dipartimento di Chirurgia Vascolare, Università della California a San Francisco (USA). Dal 1993 al 2000 è visiting professor professor presso il dipartimento di Chirurgia dell’Uniformed Services University of the Health Sciences di Bethesda (Maryland, USA). Dal 2008 al 2012 è visiting professor presso Jacobs Institute of Neurology, di Buffalo, NY, USA, del dipartimento di Neuroscienze dell’Harvard University, e dell’Univestità di Chicago USA. A partire dal 2004 è direttore del centro malattie vascolari dell’Università di Ferrara.

 

Nel 2008 annuncia la scoperta di una nuova patologia venosa, chiamata Insufficienza venosa cronica cerebrospinale in sigla CCSVI e postula una controversa correlazione tra tale patologia e la sclerosi multipla. Il professor Paolo Zamboni è tra i Top Italian Scientist. Nel 2015 l’International Society for Neurovascular Disease (ISNVD) gli ha conferito il premio “Gold Medal Awards” per gli studi condotti sulle malattie vascolari del cervello.

 

Zamboni si è dedicato alla ricerca sulla circolazione cerebrale con particolare riguardo ai meccanismi del ritorno venoso cerebrale. In questo ambito ha studiato gli effetti della respirazione, la funzione delle valvole giugulari, gli effetti sulla perfusione, la relazione fra il drenaggio venoso ed il circolo liquorale. Inoltre l’aspetto gravitazionale del ritorno venoso cerebrale è stato studiato dal professor Zamboni nell’ambito di un progetto congiunto dell’Agenzia Spaziale Italiana con l’Agenzia Spaziale Europea e con la NASA, denominato Drain Brain.

 

Drain Brain ha coinvolto l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti e una serie di dispositivi innovativi testati durante la Missione 42: come un particolare pletismografo cervicale e di un sistema di analisi ultrasonora della pulsazione giugulare utilizzabile in telemedicina.

La CCSVI è caratterizzata da restringimenti multipli sulle principali vene extracraniche che drenano il sistema venoso centrale. Le cause dei restringimento possono essere malformazioni vascolari, compressioni ab estrinseco ed ipoplasia o agenesia delle vene. Le conseguenze di questa patologia sono:

  • aumento dei circoli collaterali venosi,
  • aumento del tempo di transito lungo i tronchi giugulari,
  • ridotto flusso e velocità del liquor cerebro spinale
  • ridotta perfusione cerebrale.

 

Questi ed altri studi hanno permesso di inserire nel 2009, con conferma nel 2013, la CCSVI fra le patologie malformative tronculari dell’apparato venoso.

 

Dal tempo della sua descrizione la CCSVI è stata trovata in associazione a diverse patologie neurodegenerative e neurosensoriali, come nella sindrome di Meniere, nell’Alzheimer nel Parkinson. L’associazione con la sclerosi multipla, pur essendo la prima osservata è quella a tutt’oggi considerata la più controversa. Il congresso scientifico internazionale ECTRIMS (European Committee for Treatment And Research in Multiple Sclerosis) del 2010 è giunto alla conclusione che, allo stato delle ricerche disponibili, la CCSVI non sarebbe la causa della SM, e gli esiti finali dello studio dell’Università di Buffalo, uniti a quello italiano condotto dal dottor Baracchini (2011), farebbero propendere piuttosto per un’interpretazione della CCSVI come di una delle possibili conseguenze, e non delle cause, della sclerosi multipla.

 

Altri studi italiani hanno invece confermato la validità dell’ipotesi formulata dal professor Zamboni, tra cui quello del dottor Pietro Maria Bavera (2011), quello multicentrico del professor Stefano Bastianello (2011) e quello del professor Marco Matteo Ciccone (2012). In uno studio pubblicato nell’aprile 2012 dal team del dottor Marian Simka intitolato “Accuratezza diagnostica delle attuali criteri ecografici per la rilevazione delle anomalie del deflusso nelle vene giugulari interne” i ricercatori hanno dimostrato che i criteri ecografici extracranici attualmente utilizzati per la rilevazione di anomalie venose ostruttive nelle vene giugulari interne sono di limitato valore diagnostico. A loro avviso, per il momento, la diagnosi di questa patologia vascolare dovrebbe essere ottenuta mediante la venografia con catetere.

 

Per verificare l’efficacia e la sicurezza dell’intervento di disostruzione delle vene extracraniche nel trattamento della sclerosi multipla nel 2012 è partito uno studio multicentrico chiamato “Brave Dreams”, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna. Nel novembre del 2017 tuttavia i risultati dello studio “Brave Dreams” su 207 pazienti hanno dato esito prevalentemente negativo sancendo la non efficacia dell’angiolastica venosa nel trattamento della malattia. Rimane una tendenza poco significativa al miglioramento (in alcuni casi non sono state riscontrate nuove lesioni dopo l’intervento) che i sostenitori del metodo ritengono possa essere incrementata su pazienti selezionati. Nel 2018 è chiamato dall’Università di Ferrara a ricoprire la Cattedra come professore Ordinario di Chirurgia Vascolare.

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