La solidarietà di Demetrio Casile
L’artista dona in beneficienza gli acquerelli rovinati dopo l’allagamento del suo studio in via Belle Arti.
La solidarietà oggi non ha prezzo, colore, posizione geografica. L’artista dopo il fatto di cronaca che lo ha visto spiacevolmente coinvolto nella distruzione di alcune sue opere nel suo studio a Bologna (video), per un allagamento, è stato circondato dalla tanta solidarietà da parte dei cittadini.
La stessa solidarietà lo vedrà coinvolto nei confronti dell’associazione Sclerosi Multipla Albero di Kos, dove alcuni dei suoi lavori artistici, verranno messi in vendita ed il ricavato donato in beneficienza.
La forza di un artista la si vede anche nei momenti difficili. Quel momento oggi sembra essere passato e con ancor più vitalità, la riapertura dello studio, martedì 16 maggio, alle ore 15:00, alla presenza del sindaco di Bologna, Matteo Lepore, della delegata alla Cultura, Elena di Gioia, della presidente del quartiere San Vitale, Rosa Maria Amorevole e del presidente dell’Unesco, Bruno Cinanni, assume tutti i contorni di una nuova ripartenza, con maggiore slancio verso il mondo dell’arte che da sempre, riesce a riscaldare gli animi anche quelli più cupi che si annidano in ognuno di noi.
L’invito a tale evento è rivolto a tutti e vi aiuterà a capire chi siamo come associazione, e a costruire migliori ponti di comunicazione in questi tempi difficili.
“Ecco che Arte e Scienza ci vengono incontro, non come soluzione magica, bensì come espressione di qualcosa che soltanto l’uomo ha saputo creare e comunicare agli altri: l’Arte in tutte le sue manifestazioni e in tutta la sua grandezza, la Scienza diretta verso ciò che più nobile vi è nell’essere umano: la sua intelligenza e la sua sensibilità.”
Qualcuno domanderà: sì ma a cosa serve l’arte? A cosa serve l’arte oggi quando squillano le trombe della guerra, quando ormai si parla di guerra nucleare e ovunque ferve un rinnovato slancio agli armamenti?
«L’umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma senza la bellezza non potrebbe più vivere, non resisterebbe un minuto senza la bellezza.» Dostoevskij lo scrisse due secoli fa. E noi gli diamo ragione!