La moda e la chimica, perfetto connubio

Un manuale di chimica applicata al complesso e affascinante campo del fashion.


Da qualche giorno è in vendita in tutte le librerie fisiche e digitali, “La Chimica per la moda” (Editrice San Marco), ne parliamo con l’autrice,  il chimico molfettese Antonella la Grasta, Docente di Chimica presso l’I.I.S.S. “Amerigo Vespucci” di Molfetta.

Quale percorso ti ha portato alla stesura di questo libro?

Nel corso della mia carriera di docente di Chimica ho avuto modo di lavorare in scuole superiori in cui il tema della moda assolve un ruolo centrale, e mi sono resa conto di come in questi casi una programmazione di chimica “classica” possa portare ad un grande rischio: farla apparire del tutto slegata dal contesto professionalizzante scelto dallo studente, che potrebbe non cogliere l’utilità, anzi la centralità di questa disciplina, senza la quale non gli sarebbe mai possibile capire a fondo le proprietà dei materiali utilizzati.

Ecco, ”La chimica per la moda” nasce da un’esigenza: poter disporre di un  libro  di  testo  che permetta di coniugare ogni concetto di base della chimica con le sue applicazioni nel campo della moda. Infatti, nei capi di vestiario e negli accessori di tutti i giorni, la chimica è protagonista: dalla scelta delle materie prime alla produzione e alla manutenzione, ma anche nell’attenzione alla tollerabilità e all’impatto ambientale.

Del resto, i nostri studenti, sempre connessi sui social, seguono moltissimi fashion bloggers ed influencers, che, con i loro look e la loro immagine, oggi come oggi sono in stretta correlazione con le ultime tendenze fashion e incidono sulle preferenze del loro pubblico. Ed allora ho pensato: “Bene, perché non fare in modo che agli occhi degli studenti vi sia una continuità tra gli abiti e gli accessori che sognano o che indossano, e quanto viene spiegato in classe?”.

In questo modo il lettore, oltre a conoscere la natura chimica dei materiali con cui è sempre a contatto, sviluppa un senso critico che gli consente di fare scelte molto più ponderate e consapevoli quando acquistano un capo di abbigliamento. In quest’ottica, il mio corso di chimica vuole introdurre alla disciplina, focalizzandola sempre nel contesto moda e a casi di studio reali.

Come è organizzato “La Chimica per la moda?”

Il manuale è organizzato in Unità di Apprendimento (UdA) divise in focus. Nella prima parte ci si sofferma in particolar modo sulla tavola periodica, sui legami chimici e le leghe metalliche correlandole all’uso in gioielleria e in bigiotteria. Si trattano, poi, la nomenclatura tradizionale dei composti inorganici e le reazioni chimiche. L’introduzione alla chimica organica è funzionale allo studio delle fibre tessili, argomenti chiave delle UdA successive, insieme alla lavorazione ed alla concia delle pelli, ai meccanismi chimici alla base del lavaggio, alla manutenzione dei capi e ai coloranti.

Insieme alla Casa Editrice abbiamo studiato un progetto didattico, il più inclusivo possibile, un impegno che l’Editrice sta perseguendo in questi anni per offrire una didattica per tutti attraverso l’uso di numerose mappe concettuali, di audiosintesi ed esercizi accompagnati da immagini e l’impiego di caratteri ad alta leggibilità. Ad esse si aggiungono gli esercizi guidati e le tantissime attività di laboratorio. Si propongono anche stimolanti simulazioni digitali che permettono di vedere in azione alcuni fenomeni chimici ed espansioni digitali che approfondiscono i temi delle gemme preziose, della nobilitazione delle fibre, del colore, dei coloranti e della cosmetica.

L’Italia è notoriamente uno dei Paesi in cui è maggiormente radicata la cultura del fashion. Nell’opera sono presenti riferimenti alla qualità del Made in Italy e agli aspetti ambientali legati alla filiera?

Certo! Del resto Nel trattare la chimica del settore moda, si è voluto dare priorità alla qualità tipica del made in Italy, di vera ispirazione per me! Ovunque: negli esempi, nelle immagini, ma anche in box e parti di testo dedicate, si trovano riferimenti a manufatti, materiali e innovazioni che gentilmente produttori, artigiani e artisti, pugliesi e non, hanno messo a disposizione.

Il rispetto dell’ambiente e la scelta di un’economia circolare sono poi temi cardine che emergono dalle pagine per sensibilizzare, il più possibile, pratiche ecosostenibili  all’interno  dell’intera  filiera.  Questo concorre allo sviluppo dei temi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e sono particolarmente preziosi nei percorsi di Cittadinanza. L’obiettivo finale è che chi è innamorato della moda si innamori anche della chimica, e che chi è innamorato della chimica si innamori anche della moda!

Sfogliando le pagine di questo manuale e visionando i video dei laboratori, si percepisce il fermento intellettuale che ti ha accompagnata durante la sua stesura: è una percezione corretta?

La stesura de “La Chimica per la moda”, oltre ad avermi tenuta intensamente ed ininterrottamente impegnata per quasi due anni, mi ha permesso di far convergere su questo libro molte delle mie passioni. Oltre alla chimica, che per me non è solo oggetto di lavoro ma un vero e proprio amore, da qualche tempo  mi sono avvicinata al campo della fotografia: questo mi ha permesso di scattare da sola tutte le immagini che ritraggono esperimenti e materiali, nonché di girare e montare i diciassette video tutorial dei laboratori.

E’ stato faticosissimo, non essendo una professionista del settore, ma desideravo fortemente che il libro fosse “mio” fino in fondo. Sono anche co-autrice dei brani di sottofondo presenti nei video come “sigle”. Ringrazio di cuore la Casa Editrice San Marco, specializzata nel settore moda, che, oltre ad aver creduto in questo progetto, ha assecondato e incoraggiato la mia creatività.

Sei anche una brava ed apprezzata cantante. Quando tornerai a fare musica?

Per il momento sono stata letteralmente “rapita” dalla scrittura. Non appena il contesto storico lo consentirà, mi riprometto di tornare a scrivere canzoni con i miei “soci” e ad esibirmi nuovamente sul palco.

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