La follia necessaria di Mace

“Maya” è un progetto pop che unisce diversi mondi musicali, mettendo a confronto strumentisti, rapper e cantautori. Tra i tanti artisti coinvolti Marco Mengoni, Salmo, Fabri Fibra, Ernia, Frah Quintale, Venerus, Chiello e Coez. Il 18 ottobre il performer e produttore sarà in concerto al Forum di Milano.


“Maya”, traducibile come “inganno”, è un termine che nasce dalla filosofia induista per esprimere la grande illusione che avvolge ciò che definiamo comunemente come “reale”, un velo che nasconde la vera natura delle cose e di noi stessi.

Seguire questa visione significa esercitarsi a vedere l’universo come un unico organismo, interconnesso e immateriale, esplorare il mondo dell’inconscio, dell’invisibile, del segreto, scostare leggermente il velo della fisicità in modo da poter liberare lo sguardo sulle cose.

Simone Benussi, al secolo Mace, partendo da questa idea, ha creato un progetto trasversale coinvolgendo quindici ottimi strumentisti Italiani (tra gli altri Enrico Gabrielli e Fabio Rondanini dei Calibro 35, il chitarrista Danny Branzini, i polistrumentisti Marco Castello e Ricky Cardelli) che hanno condiviso venti giorni di vita insieme ventiquattro ore al giorno in un casolare toscano trasformato in sala di registrazione, tra sintetizzatori, strumenti indiani, fiati, arpe, chitarre, percussioni africane, oltre a diverse voci intervenute, che nell’album sono addirittura ventotto, di cui alcune molto note.

Come in una comune degli anni ’70 tutto è nato spontaneamente e in presenza, una follia necessaria portata avanti da chi arriva dal rap e da un modo di lavorare il suono in studio diametralmente opposto, che ha sentito l’esigenza di lavorare a un progetto autentico che non avesse come unico obiettivo la somma dei numeri in streaming.

Le 16 tracce di “Maya” hanno un anima pop ma con una miriade di influenze, con meno rap di quello che ci si potrebbe aspettare. Gemitaiz e Joan Thiele impreziosiscono l’inaugurale e psichedelica ballata “Viaggio contro la paura”, insieme a Gemitaiz che troviamo anche nell’intima “Meteore”.

Nel disco, oltre a star italiche come Ernia, Rkomi, Franco126, Cosmo e scoperte come Altea e Iako, trova spazio un pop con un’anima romantica e riflessiva che non cerca sempre la via più facile.

“La guerra” (con Venerus) e “Mentre il mondo esplode” hanno le influenze anni ’70 dell’ultimo Calcutta, che firma il ritornello di “Fuoco di paglia” con ospiti Marco Mengoni, Frah Quintale e Gemitaiz.

Unica concessione al rap, ma venato di gospel, è “Praise the lord” (con Guè, Noyz Narcos, Tony Boy), mentre è aspramente rock “Non mi riconosco” con Salmo e Centomilacarie, uno degli artisti più apprezzati da Mace, accoppiata vincente è anche quella formata da Fabri Fibra e Fulminacci.

A fare da ariete nelle radio c’è “Ruggine”, singolo vagamente retrò, che mette alla voce Chiello e Coez. “Maya” ha il pregio di unire mondi che sembrano inconciliabili in un insieme piacevole e armonico, per questo lancio una provocazione che è anche una proposta: Mace potrebbe essere, se non il direttore artistico, un consulente per scegliere le canzoni del prossimo Festival di Sanremo, vista la sua innata capacità di unire le generazioni.

Informazioni:
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Ascolta la versione podcast di Musical Express
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Fabio Alberti

 

 

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