Il “J’accuse” di Roman Polanski

Nel suo ultimo splendido lavoro, “L’ufficiale e la spia”, premiato con il Leone d’Argento Gran Premio della Giuria all’ultimo Festival di Venezia, il regista polacco affronta una delle pagine nere nella Storia di fine 800′: il caso Dreyfus.

Il capitano dell’esercito francese, Alfred Dreyfus (Louis Garrel) viene accusato di alto tradimento per aver passato segreti militari all’Impero tedesco, e per questo viene esiliato sull’Isola del Diavolo, nella Guyana francese. Il processo sommario a cui l’uomo fu sottoposto, era viziato da uno squallido pregiudizio: l’uomo era di origine ebraica.

Questo dettaglio avrebbe influenzato non poco l’opinione di molta gente, tra cui il suo superiore, Georges Picquart (uno straordinario Jean Dujardin), che nonostante il suo pensiero antisemita, avrebbe avuto un ripensamento sull’ingiusto destino dell’uomo.

Una volta nominato a capo dei servizi segreti, l’ufficiale avrebbe lavorato per scagionare Dreyfus, in quanto la sua grafia nei documenti non era esattamente corrispondente alle prove fornite, e tutto il processo era stato notevolmente influenzato dalla percezione antiebraica.

Attraverso la collaborazione dello scrittore Emile Zola (Francois Damiens), la vicenda Dreyfus fu portata all’attenzione della stampa dell’epoca, e tutto ciò avrebbe contribuito a creare uno scandalo nella visione popolare dell’esercito francese.

Il film, rigoroso ed estremamente accurato nella ricostruzione dei fatti di quel tempo, è un inno alla giustizia e alla verità dei fatti, e rappresenta uno dei lavori più belli di Roman Polanski, insieme all’autobiografico “Il pianista”. Peccato per il mancato Leone D’Oro, che sicuramente meritava di più rispetto al “Joker” di Todd Phillips.

La pellicola del regista polacco è stata penalizzata dal pesante pregiudizio (anche nella realtà) della Presidente di Giuria di quell’edizione: Lucrecia Martel.

Coprodotto anche dalle italiane RaiCinema ed Eliseo Cinema di Luca Barbareschi (che compare in pochissime scene del film), “L’ufficiale e la spia” purtroppo non è stato fatto uscire negli Stati Uniti al momento, proprio per via degli scandali sessuali posti sulla testa di Polanski, e per questo non potrà (ingiustamente) partecipare alla prossima stagione dei premi Oscar.

Ma chi siamo noi per poter giudicare un’opera d’arte in base ai (presunti) crimini del suo creatore? Il “J’accuse” dovremmo farlo prima di tutto a noi stessi, ed in questo caso cinema e vita reale si vanno ad intrecciare, anche se non dovrebbe essere così. Ma ad 86 anni il regista polacco si conferma grande con un lavoro magistrale e potente. Ad avercene cineasti così, lunga vita a Roman.

Francesco Maggiore

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