Guerre dimenticate
Alla giornalista Wafa Ali Mustafa il “Premio Premio Pimentel Fonseca” nella sua VII edizione. Premio Honoris Causa” a Margherita Dini Ciacci.
Perché “In lei convivono nel presente gli ideali, il coraggio, l’altruismo, l’amore per i suoi cari, per il suo popolo e per i diritti di ogni persona che animarono la vita di Eleonora”: sarà Wafa Ali Mustafa, giornalista siriana in esilio a Berlino, simbolo internazionale della Resistenza del suo popolo, lunedì 16 maggio alle ore 17 nella Sala di Stefano del “Pan-Palazzo delle Arti di Napoli”, a ritirare il “Premio Pimentel Fonseca” 2022, prologo di “Imbavagliati – Festival Internazionale di Giornalismo Civile”, ideato e diretto da Désirée Klain e in programma dal 16 al 19 maggio.
Il riconoscimento, conferito attraverso la decisione di un comitato scientifico, presieduto da Nino Daniele, è dedicato alla memoria di Eleonora Pimentel Fonseca, patriota napoletana e fondatrice del giornale “Monitore Napoletano”, che trovò la morte nei moti rivoluzionari napoletani il 20 agosto del 1799 a Piazza Mercato.
In onore della storica giacobina, le protagoniste della manifestazione sono giornaliste e attiviste, che portano avanti la difesa dei diritti civili. Il “Premio Honoris Causa”, per la prima volta, va ad una donna italiana, “perché ha fatto della sua vita una missione instancabile per la difesa dei diritti dell’infanzia in Italia e nel mondo”: la Presidente del Comitato Unicef Campania, Margherita Dini Ciacci.
Arrivata alla sua settima edizione la manifestazione, promossa dal Comune di Napoli e dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, è realizzata e prodotta dall’associazione culturale “Periferie del mondo – Periferia immaginaria”.
Ogni giorno attraverso i social ai circa 12 mila follower di Instagram e altrettanti su Twitter, Mustafa racconta della sua attività giornalistica e il suo impegno per i diritti umani. Da anni in prima linea per la liberazione dei detenuti del regime di Assad e il riconoscimento dei rifugiati siriani, ha ampiamente esercitato pressioni sul Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, chiedendo il rilascio dei nomi e delle posizioni di tutti i prigionieri politici catturati e spesso spariti nel nulla.
Celebrata dal “The Guardian”, che le ha dedicato un intenso servizio, la giornalista ha raccontato di come sia iniziato il suo attivismo e che cosa la spinge a sfidare la violenza del regime siriano, da quando aveva appena 23 anni. Era il due luglio del 2013 il giorno in cui fu costretta ad assistere al brutale arresto del padre Ali Mustafa, da parte di uomini armati, che lo trascinarono via senza alcuna spiegazione. Da quel momento Wafa comprende che la sua vita non sarebbe più stata la stessa e che, dinanzi a una tale ingiustizia, non avrebbe più potuto rimanere in silenzio.
“Abbiamo fatto tutto il possibile – ha dichiarato la cronista siriana – abbiamo interessato avvocati, sfruttato ogni connessione. Abbiamo abbattuto ogni porta, ma è stato solo silenzio”. La ricerca del padre ha finito ben presto per dominare la sua vita. È diventata un’implacabile attivista per liberare tutti coloro che rimangono detenuti in Siria, combattendo per garantire che le famiglie lasciate sole, non vengano dimenticate.
Dall’inizio della rivoluzione siriana nel 2011, si ritiene che più di 150.000 civili siano scomparsi nei centri di detenzione o vengano torturati e uccisi dal regime di Bashar al-Assad o da altri gruppi armati in un conflitto, che ha lacerato milioni di famiglie. Nel 2016, mentre completa gli studi e lavora come giornalista, Mustafa inizia una collaborazione anche con “Families for Freedom”.
Insieme con il gruppo che si batte per il rilascio delle vittime delle sparizioni forzate, diventa poi il volto pubblico della ricerca degli scomparsi in Siria, così da essere costantemente contattata dalle famiglie in cerca dei propri cari. “È una responsabilità enorme– spiega Mustafa – perché la mia campagna ha portato al rilascio di mio padre? No. Ha portato al rilascio di altri scomparsi? No. Ma se non urlo, e urlo più forte che posso, per quello che è successo a 150.000 persone, cambierà mai qualcosa? Saremo solo dimenticati. Non lascerò che accada. Posso mostrare loro che qualcuno è là fuori a combattere per loro”.
Margherita Dini Ciacci (nella foto di Gilda Valenza), che ha speso la vita al servizio dell’infanzia, dal 1980 è Socio Fondatore del Comitato Italiano per l’Unicef. Dal 1981 membro del Consiglio direttivo del Comitato Italiano per più legislature. Per anni Presidente del Comitato Unicef Campania, è stata anche vicepresidente nazionale dell’Unicef Italia.
Numerosi i riconoscimenti ricevuti da organizzazioni internazionali ed internazionali. Vanno annoverati la Medaglia ONU come Donna della Pace nel 1981; Premio Unicef Italia nel 1992; Prix “FEMMES D’EUROPE” Parlamento Federalista Europeo per l’impegno verso l’infanzia e la Convenzione Internazionale ONU nel 1995; insignita dell’Ordine dei Cavalieri della Pace dal Centro Internazionale per la Pace di Assisi nel 2000; Premio Ministero Attività Produttive “per l’attività e l’impegno sociale” nel 2005; Medaglia SENATO DELLA REPUBBLICA NEL 2009; Medaglia PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA nel 2009; Premio “Lydia Cottone”, nel 2015; è stata insignita, infine, di due Cittadinanze onorarie.
Altra protagonista dell’evento sarà Waad al-Kateab, giornalista e regista siriana inclusa dal “Time” tra le 100 donne più influenti del 2020.
Dallo scoppio della guerra civile siriana nel 2011, dove in prima linea documentava quello che stava accadendo nelle città lacerate dal conflitto, in particolare ad Aleppo, Waad al-Kateab ha ricevuto numerosi premi e non solo per gli innumerevoli reportage. Il suo capolavoro “For Sama” le è valso, tra gli altri, l’œil d’or per il miglior documentario al Festival di Cannes e il British Academy of Film and Television nel 2019, oltre alla candidatura al premio Oscar nel 2020. Il documentario è dedicato alla figlia e racconta la Resistenza siriana, culminata con il sanguinoso assedio di Aleppo del 2016.
Nel corso della cerimonia anche la coraggiosa testimonianza di Asmae Dachan, giornalista professionista, fotografa, poetessa e scrittrice italo-siriana, che nel 2019 fu insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Durante la premiazione è, inoltre, prevista una performance teatrale a curadell’Accademia Vesuviana del Teatro e Cinemadi Gianni Sallustro. Abiti storici di Costantino Lombardo.
Alla manifestazione interverranno, inoltre, il deputato Paolo Siani, l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Napoli, Laura Lieto, il Presidente dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Massimiliano Marotta, il presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Giuseppe Giulietti, la direttrice del Goethe-Institut di Napoli, Maria Carmen Morese e il presidente del comitato scientifico “Premio Fonseca”, già assessore alla Cultura, Nino Daniele.
Dopo la premiazione, alle ore 18, saranno inaugurate due mostre, prodotte da “Imbavagliati”: “Life in Syria per Imbavagliati” e “FUORITUTTO!”.
“Life in Syria per Imbavagliati” è un progetto fotografico, degli autori Mahmud Abdur-Rahman, Mohammad Amen Qurabi, Emad Najm Husso, Jalal Al-Mamo, Nour Kelze, Aref Tammawi, Mustafa Sarwt e il Il Life Makers Team. L’esposizione, nata con l’intento di mostrare la realtà che migliaia di siriani sono costretti a vivere ogni giorno, raccontando nelle immagini alcuni dei momenti che hanno segnato la guerra in Siria dal 2011, viene proposta in un’edizione rinnovata, in esclusiva per il festival, con foto inedite, che raccontano gli ultimi drammatici mesi del conflitto.
“FUORITUTTO!”è un grido di dolore e liberazione: il concept, ideato e diretto da Désirée Klain, con l’intervento artistico di Paolo Carullo ed il montaggio di Matteo Antonelli, sceglie di essere una cassa di risonanza per denunciare il fenomeno del racket e dell’usura.Cuore della mostra “FUORITUTTO!”, realizzata in collaborazione con la fondazione FAI, Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Italiane e con la consulenza scientifica di Vincenzo Morra della Società Geologica Italiana, sarà il cosiddetto “ESTORSOMETRO”. Un provocatorio misuratore “scientifico” delle emozioni provocate dalla piaga del racket nelle vittime. Proprio come le rivelazioni che si effettuano misurando l’intensità di una scossa attraverso il sismografo.
“Imbavagliati” è un format originale promosso dal Comune di Napoli e dalla Fondazione Polis della Regione Campania per le vittime innocenti della criminalità e i beni confiscati, realizzato in collaborazione con la Federazione Nazionale della Stampa, l’Ordine Nazionale dei Giornalisti, l’UsigRai, il Sindacato Unitario Giornalisti della Campania, Articolo 21, l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, il Goethe-Institut Napoli, l’associazione “Macs, Mecenati per l’arte, per il cinema, per lo sport” e con il patrocinio della Regione Campania, di Amnesty International Italia, Unicef Italia, della Fondazione Banco di Napoli, della Fondazione Siani e della Camera di Commercio di Napoli.