Green Day, la formula del pop punk

Il nuovo album “Saviors”, uscito a trent’anni dal loro grande primo successo “Dookie”, e a venti da “American Idiot”, è stato concepito per essere volutamente un “classico contemporaneo” per la band, un usato sicuro senza rischi. Il 16 giugno il gruppo si esibirà a Milano nell’ambito di I-Days Festival.


I ragazzi stanno bene, non si sono persi, anzi, sono piuttosto in forma. Questa premessa è d’obbligo per cominciare il discorso su “Saviors”, il nuovo album dei Green Day, arrivato dopo anni che per la band non sono stati semplici, perchè grandi sono state, a un certo punto, le aspettative nei loro confronti, e sono state in gran parte disattese, nonostante i numerosi fan che hanno continuato a seguirli.

Gli album “American Idiot” e “21st Century Breakdown” avevano portato la band su terreni più ambiziosi, sia a livello musicale che testuale, aprendo apparentemente ad una fase matura e consapevole della loro carriera, che poi non è continuata, anzi, da quel momento in poi Billie Joe Armstrong e soci hanno intrapreso una specie di fuga a ritroso a ritrovare una gioventù e una freschezza che non c’era più.

“Saviors” è arrivato per rimettere tutto al proprio posto, ripartendo da due capisaldi della loro discografia, “Dookie”, il loro best seller del 1994 e “American Idiot”, l’album che nel 2004 li ha portati a dissacrare il sogno americano e la classe politica di un paese allo sbando.

“The American Dream is killin’ me” apre il disco come fosse un’ideale prosecuzione di quel discorso, le altre 14 tracce del disco sono tutto ciò che ci si può aspettare da loro, neanche una virgola fuori posto, sia musicalmente che a livello testuale, come in una macchina del tempo in bilico tra anni ’90 e 2000, grazie anche al ritorno del loro produttore storico Rob Cavallo.

Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt e Tré Cool fanno entrare in scena nuovi personaggi come ‘Bobby Sox”, uno spin-off del Jimmy protagonista di”American Idiot”, clonano Iggy Pop e i Clash nella non memorabile “One Eyed Bastard”, così come “1981” è un omaggio a Joan Jett.

Tra gli episodi più rilevanti ci sono le ballate Goodnight Adeline” e “Father to a son” mentre “Fancy sauce” ha il compito di chiudere il disco con una lunga coda strumentale.

C’è qualche traccia di rassegnazione in più, qualche timido riferimento al tempo che passa, essendo loro un gruppo di baldanzosi cinquantenni, passati per esperienze traumatiche.

L’apice del disco è la ballata “Dilemma”, che vede Billie Joe tornare a confrontarsi con il tema della dipendenza e della salute mentale, portando a galla il dolore delle proprie esperienze o della lotta di altre persone contro demoni interiori.

I Green Day in “Saviors” hanno applicato alla perfezione la formula che li ha resi famosi e riconoscibili, niente di meno e niente di più, l’appunto che si può fare loro è che essere cosi fedeli ai loro avatar degli anni che furono è la cosa meno punk che si possa fare, ma la loro natura fin dall’inizio è stata quella dei bravi mestieranti che si sono serviti delle radici del punk per fare del pop con le chitarre.
Visto tutto in questa ottica va bene così, soprattutto per il loro pubblico.

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MUSICAL EXPRESS è un programma di Fabio Alberti, in onda tutti i giorni alle 10,10 – 14,05 – 21,00 su Radio Budrio

Fabio Alberti

 

 

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