Franco Spena – Cut Up della Pittura/Scrittura

L’artista in esposizione dal 9 Febbraio al 9 Marzo 2024 presso il Palazzo Moncada di Caltanissetta.


La mostra è curata da Calogero Barba, anch’essi pittore, e si articola in tre grandi spazi espositivi in cui possiamo trovare opere di varia tipologia: Dalle stampe fotografiche alle sculture, dalle opere in carta pesta all’oggettistica.

Analizzando nello specifico la mostra, le fotografie mostrano l’artista in varie raffigurazioni, principalmente sono primi piani, soprattutto all’inizio del percorso espositivo dove possiamo ammirare un pannello intero con il volto di Spena rappresentato in vari modi, inoltre vi sono anche delle foto che si rifanno ad opere del passato, è il caso di “Questo non è un artista“ chiaro riferimento all’opera di Renè Magritte “Questa non è una pipa”.

Nelle opere di carta pesta, e non solo, troviamo dei punti di contatto con il celebre artista pop Mimmo Rotella, con la carta l’artista ha creato varie forme, infatti si va dal mosaico al collage di varie dimensioni: rettangolo, quadrato etc. Inoltre, come detto, abbiamo vari oggetti che rappresentano le opere in miniatura e anche delle particolarità, come una scatola con dentro dei biscotti finti che è un pò una caratteristica di Spena in questa mostra.

Le sculture invece raffigurano dei busti in legno dipinti senza volto e riccamente decorati. Sono presenti anche delle opere scultoree in riferimento alla tecnica di Rotella. Franco Spena è nato a Caltanissetta nel 1944,sin dai diciotto anni si interessa di arte dal momento che, in collaborazione con alcuni amici, crea un associazione culturale dove inizia a creare arte e poesia, inoltre è anche un giornalista del settore, firma di diversi quotidiani, cataloghi e riviste, e fondatore del magazine “Il Foglio D’arte” che gli consente di conoscere i linguaggi artistici dell’intera nazione.

L’interesse per la scrittura cresce sempre di più fino a diventare un tratto distintivo del suo linguaggio pittorico, e partendo da questo si può sviluppare il discorso sul cosiddetto Gruppo di Caltanissetta che è un gruppo fondato proprio da Spena all’inizio degli anni settanta che nel corso dl tempo ha avuto varie denominazioni: Il foglio d’arte (come la rivista), il collettivo ex foglio d’arte, associazione Marcel Duchamp, Qalat’ Arte Contemporanea. I componenti principali sono Calogero Barba, il curatore della mostra di Spena, Giuseppina Riggi, Michele Lambo, Agostino Tulumello, Lillo Giuliana e Salvatore Salamone.

Il gruppo si caratterizza per l’uso della parola nell’arte, una particolare fusione che trasmette emozioni e significati, e ciò è indicativo dall’appartenenza al territorio nisseno di tutti i membri del gruppo. Il Gruppo di Caltanissetta ha al centro il tema della parola, valorizzata in un tempo in cui tutto si consuma con troppa rapidità, vuole dare un ruolo principale alla scrittura, di interpretazione della realtà sotto un’altra luce; più introspettiva; che argini in qualche modo la velocità della quotidianità moderna.

Questa centralità della parola possiamo dire che è una novità rispetto al passato, poiché in precedenza la scrittura tra le correnti artistiche è sempre stata un pò ai margini, ma questo non è necessariamente un fatto negativo, dal momento che le ha consentito di rafforzarsi attraverso le varie correnti artistiche e di essere ancora oggi quanto mai propositiva ed attuale. E’ una scrittura che naturalmente deve trarre spunto dalle tecnologie che oggi giorno si susseguono in continuazione, e diventare punto di riferimento di questa società.

Il gruppo di Caltanissetta cerca di usare una cosiddetta “scrittura mediterranea”, in cui la relazione tra artista e poeta è annullata e ci si pone in una sorta di terra di mezzo tra le origini passate e il “nuovo che avanza”. Un altra importante esperienza, che ci fa capire il forte legame tra Franco Spena e la scrittura e la sua adesione, nel periodo precedente rispetto al gruppo appena descritto, al movimento della Singlossia, questo gruppo, come quello di Caltanissetta pone la scrittura al centro di tutto, annullando la dicotomia scrittura/immagine in uno studio che va fatto nelle viscere della società.

Il termine Singlossia è stato creato dalla fondatrice dell’omonimo gruppo, Rossana Apicella critica padovana, per spiegare la fusione del linguaggio verbale con quello visivo, giungendo alla conclusione che è un qualcosa che appartiene al cinema, alla pubblicità, alla televisione etc. e che di conseguenza non si parla più di “Civiltà dell’immagine” ma di “Civiltà della singlossia”, si scopre che la parola può abbracciare vari campi prima inesplorati.

Un altro grande punto di riferimento per Spena, è sicuramente Francesco Carbone, grande artista e studioso, fondatore di Godranopoli. Franco Spena si occupa di diverse cose che vanno dal territorio ai recitals, dalla presentazione di mostre alla musica fino ad arrivare appunto alla poesia. Parlando delle mostre da lui curate, citiamo: “Sensi di Pace annunciata”, “Una giornata per l’Arte-I Silenzi Immobili” e “Scritture Celibi”.

Lo stile artistico di Spena, sulla scia di quello che abbiamo detto fino ad ora, si rifà alla scrittura del periodo successivo all’evoluzione industriale. Come possiamo vedere nella mostra, egli ritaglia pezzi di giornale, “ricicla” pezzi di lattina e riporta il segno in modo da distruggerne la memoria e svilupparne il piano visivo. Questi pezzi sono assemblati in modo da creare un qualcosa di nuovo dopo il caos precedente, tramite l’utilizzo della carta fatta a mano che da quella sensazione di mistero e di provocazione, trasmettendo al pubblico una nuova prospettiva delle cose.

Di particolare interesse è la struttura in cui è allestita la mostra, ossia Palazzo Moncada. Risale al 1651 per volontà di Luigi Guglielmo I Moncada, il progetto è dell’architetto palermitano Carlo D’Aprile. I lavori partirono nel 1625 ma ebbero nel corso del tempo delle interruzioni, per via delle problematiche che ha dovuto attraversare il principe. Successivamente, nel 1778 il palazzo venne trasformato in un orfanotrofio e in seguito, dopo il 1892, ospitò la Corte d’appello di Caltanissetta.

Nel 1915, la principessa Maria Giovanna di Bauffremont lo comprò e vi realizzò una grande sala con galleria in stile liberty, che fu usata per rappresentazioni teatrali, dopo con un’ulteriore costruzione di una sala all’interno del cortile il palazzo fu usato come spazio cinematografico e non solo, tutto questo fatto dopo l’acquisto per opera dalla famiglia Trigona della Floresta nel 1938, inoltre all’interno della struttura sono esposte in maniera permanente due importanti collezioni, una riguardante i Moncada e una sul grande scultore nisseno del’900 Michele Tripisciano.

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