Debutto milanese per Fuck Me(n)
La nuova produzione di Evoè!Teatro con la regia di Liv Ferracchiati, in tournée tra Torino e Milano. Lo spettacolo sarà in scena dal 16 al 21 novembre a Milano presso Campo Teatrale.
Uno spettacolo che dialoga con i tempi che corrono. Oggi è fortissimo il conflitto tra patriarcato, maschile e società. Quest’ultima chiede a gran voce un cambio di rotta, un nuovo modo di intendere i rapporti umani, ma il Potere – che imposta le regole, ma non dirige i nostri sentimenti – sembra invece non accettare la crisi, intesa come crescita ed evoluzione, del concetto di maschio.
Fuck Me(n) quindi interroga il mondo del maschile “tossico” e il regista Liv Ferracchiati – già noto per la “trilogia sull’identità” con la compagnia Baby walk – ora esplora il mondo del maschile da un suo personale punto di vista: “Quando Emanuele Cerra (direttore artistico di Evoè!Teatro ndr), mi ha proposto questi tre monologhi, mi è subito sembrato evidente che c’era la possibilità di insinuarsi nella gabbia sesso-genere e nelle sue connessioni col Potere, declinato in diverse forme. I tre testi hanno in comune il racconto di come, inconsapevolmente, può avvenire un certo apprendistato all’essere uomini, nel senso del ruolo di genere. I protagonisti appartengono a diverse tipologie di maschile tossico: un professore animale, vittima della sua bulimia di sesso e potere; un uomo devoto alla violenza, incapace di verbalizzare la sua frustrazione; infine, un padre, che dichiara, sempre più apertamente, la sua intolleranza e gelosia nei confronti del figlio. Questi personaggi appaiono a prima lettura tre mostri, disperati, senza luci”.
È da questo punto di partenza oscuro che il regista ha lavorato su questi tre monologhi. I testi sono scritti da tre autori noti del teatro italiano: Roberto Traverso, Massimo Sgorbani e Giampaolo Spinato e Ferracchiati ha fatto un lavoro di adattamento, partendo da tre testi singoli e creandone uno solo a tre voci che palleggiano e che quasi si “rubano” la parola in scena: “Il mio adattamento drammaturgico ha creato un dialogo tra questi tre personaggi – continua il regista – e in qualche maniera si voleva realizzare uno spettacolo “altro” rispetto a quello originario e all’idea degli autori, ma che mantenesse un filo narrativo e lo amplificasse rendendo questi tre uomini un coro.”
Il lavoro artistico infatti punta ad approfondire il tema del maschile, vederne gli aspetti feroci e rivelare attraverso la scoperta della propria fragilità un nuovo modo di essere maschi: “Spogliarsi da certi orpelli del maschile e del femminile – conclude Ferracchiati – quegli orpelli che ci rendono mostri, perché ci stereotipano e ci limitano. Ogni parte di costume che viene tolta in scena è una convenzione sul maschile o sul femminile che si schianta a terra. Il lavoro di montaggio delle tre drammaturgie rende i tre monologhi un testo unico e crea una dimensione simbolica in cui i tre personaggi si confrontano e si confessano. Bisogna spogliarsi delle maschere, scavare fino ad arrivare a noi, almeno tendere alla ricerca dell’autentico”.
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