Dalla musica di Sanremo al silenzio di un pozzo

Brevi storie che s’intrecciano ma che risaltano l’umanità attuale a volte persa e a volte ritrovata.


Mentre una parte del mondo era focalizzata sugli avvenimenti della cittadina ligure, un’altra grossa parte del mondo seguiva con apprensione, l’evolversi degli eventi in una città a nord del Marocco.

Musicalità differenti. Orchestre differenti. Suoni e silenzi che producono un palco e un pozzo. Dai drammi artistici a quelli sociali. Il senso civico che a volte si perde, ma poi riesce a trovare la strada di casa. Mani che producono sentenze e critiche spietate sulla condizione momentanea di un cantante ma che poi esternano il proprio dolore di fronte alla condizione tragica di un bambino caduto in un pozzo.

Si, una vicenda che noi italiani di una certa età conosciamo bene. Il nostro bimbo si chiama Alfredino. Quello marocchino si chiama Ryan. Uso citarli al presente perché i loro nomi rimarranno sempre in una scatola che raccoglie la memoria storica del mondo. I loro nomi verranno sempre fuori, anche a distanza di 50 anni e saranno sempre attuali.

Dalla luce emanata del palco sanremese alla luce cercata e ritrovata dopo 5 giorni da Ryan. Felicità doppia che nel corso del tempo si è affievolita con i vari comunicati emessi e successivi all’estrazione del bimbo. Abbiamo sperato in tanti in un epilogo felice della vicenda. Più volte ci siamo fatti forza e pregato ognuno nel suo credo religioso dicendoci che un bimbo non può morire, non deve morire, per causa di un gioco o per qualsiasi altra ragione al mondo.

L’annuncio emesso in un comunicato il gabinetto della Casa Reale del Marocco ha totalmente spento ogni entusiasmo e anche l’audio di un televisore che continuava a produrre musica sanremese in profondo rispetto nei confronti della famiglia e di quella comunità che ha creduto fino all’ultimo istante.

Nella maggior parte del mondo oggi è domenica. Le luci del palco del Teatro Ariston sono spente, come le celle delle fotoelettriche del paesino al nord del Marocco. Non sono spente le nostre emozioni. Teniamole sempre accese e utilizziamole per essere d’aiuto e conforto verso il nostro simile. Tutto ciò che doniamo alla fine, ci ritornerà indietro.

Oggi Ryan gioca a pallone con Alfredino e con i tanti bambini diventati angeli senza volerlo.

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