Cosa lega la Callas alla Norma?

Al TCBO un evento che celebra questa artista internazionale e mai dimenticata.


L’opera e la mostra fotografica, nel Foyer, pensate per omaggiare il centenario della nascita della “Divina”. Una soprana che ha dato un notevole contributo alla musicologia e al teatro, non solo come vocalista ma in quanto attrice-cantante.

La preparazione del capolavoro del Bellini, andato in scena per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano, senza successo, il 26 dicembre del 1931, è avvenuto nel Teatro Comunale Noveau nelle date 18-19-21-22-23 marzo 2023.

Alla guida dell’Orchestra e del Coro il Direttore Pier Giorgio Morandi, la regia condotta da Stefania Bonfadelli , cantante lirica che, dal 2016, si è cimentata in questo nuovo ruolo di coordinatrice. Le scenografie curate da Serena Rocco, i costumi da Valeria Donata Bettella, le luci da Daniele Naldi, le coreografie da Ran Arthur Braun e Maestra del Coro Gea Garatti Ansini.

Nei panni della Sacerdotessa druida, il soprano, Francesca Dotto. Adalgisa, Il mezzo soprano, Veronica Simeoni . Pollicone, il tenore, Stefan Pop. Oroverso, il basso tenore, Nicola Ulivieri. Nelle diverse recite si sono  alternati: Martina Gresia, Caterina Dellaere, Aya Wakizono, Mikheil Sheshaberidze, Benedetta Mazzetto ( Clotilde ) e Paolo Antognetti ( Flavio ).

La rappresentazione proposta dal TCBO, in prima assoluta, è stata co-prodotta con il Teatro Carlo Felice di Genova. Presenting patner dello spettacolo il Gruppo Rekeep.

La storia di Norma sarebbe ambientata in Gallia, durante la dominazione romana. L’allestimento proposto, come da qualche anno a questa parte usano fare i registi progressisti, è completamente stravolto. La storia adattata ai giorni nostri non lascia spazio al colore riprendendo, a tratti, come un negativo fotografico, le tonalità del Guernica di Picasso e ricordando i neri presenti in uno dei “portali“ dell’opera di Rothko nella Chapelle di Houston.

Stando anche alle dichiarazione della regista il paragone non è arbitrario. Infatti, Bonfadelli, vuole lanciare un grido di pace che può essere assunto come un manifesto ideologico e politico contro le brutalità di tutte le guerre. A tutt’oggi nel Mondo sono stati mappati, dall’ACLED, ben 59 conflitti, a dimostrazione di come la poesia di Quasimodo, “Uomo del mio tempo“, sia di una  lucida attualità.

Questo grido di condanna delle atrocità delle guerre risuona e ci accompagna, da sempre, come un eco che si dissolve. La stessa Bonfadelli dichiara: “La presenza della guerra, evocata continuamente e quasi ossessivamente in una dimensione collettiva dal Coro e come vendetta della protagonista, è il cardine che nobilita il racconto. La ferocia odiosa dell’invasore e la resistenza eroica dell’invaso portano a un “furor animae“ che allontana la vicenda dal racconto del mero triangolo amoroso. Norma è animata da un profondo desiderio di pace, ben chiaro in “Casta diva“ [ … ] Un desiderio di pace che la frena dall’essere assassina dei suoi stessi figli [ … ]“.

Perché Norma? Il rapporto speciale di Maria Callas con Bellini. Il Mito Callas.

Il Teatro Comunale ha reso degno omaggio alla leggendaria soprana con un’opera rappresentativa della sua carriera. Infatti la Callas, tra il 30 novembre del 1948 e  il 29 maggio, cantò Norma per 88 recite complessive in 16 città diverse.

Debuttando nel ruolo della druidessa in 10 di esse e precisamente, a Firenze, Catania, Città del Messico, San Paolo del Brasile, Rio de Janeiro, Chicago, New York , Philadelphia, Epidauro e Parigi. Bellini, assieme a Doninzetti e Rossini, era il compositore prediletto da Maria già da adolescente ad Atene, durante gli studi con Maria Trivella ed Elvira De Hidalgo, accostando alcune pagine belliniane con una spiccata predilezione per “Casta diva”, la cavatina di Norma.

Alla straordinarietà delle sue interpretazioni vocali, garante della fama imperitura, si aggiunse l’efficacia del gesto scenico. I personaggi da Lei ripresi, con la completezza da Lei evocati voce-recita, contribuirono alla creazione dell’inarrivabile mito.

La prima Norma fiorentina fu da un punto di vista canoro e interpretativo notevole, giocando un ruolo fondamentale nella sua carriera. Carriera che durò meno di 20 anni. Dal 1947 al 1955 la sua voce sarà onnipotente, dal 1956 al 1960 diventerà prudente, poi sarà irrimediabilmente declinante.

Non dimentichiamo, infine, la sua collaborazione con alcuni maestri storici della regia operistica da cui si lascerà plasmare e influenzerà a sua volta: Lucchino Visconti, Franco Zeffirelli.

Il Foyer con il “ Salotto Callas “

La mostra fotografica con immagini inedite, fornite da Giovanna Lomazzi amica intima della Callas, ha contribuito a raccontarci la storia non solo della leggenda ma della Donna lontano dai riflettori. Molto rivelatrici sono le frasi riportate sotto due sue immagini: “Nei momenti critici chi vince? Maria o la Callas? “- “ Mi piace pensare che vincano entrambe, perché una volta la Callas era Maria”.

La signora Lomazzi presente in sala all’inaugurazione, avvenuta il 18 marzo , dialogando con Alejandro Abrante, ci ha restituito, con la sua narrazione di aneddoti, un’immagine quotidiana di una donna passionale, tenace, per certi versi fragile. Data la grande gentilezza e disponibilità della signora Giovanna non abbiamo potuto fare a meno di toglierci qualche curiosità sulla vita di Maria.

Chi meglio di Lei ci poteva rispondere in modo autentico? Quando si crea un Mito, nascono molte biografie che lo alimentano. Non sempre, però, tutto quello che viene scritto è reale. Noi ci siamo concentrati sulla sua storia d’amore con, l’armatore greco, Onassis ponendole questa, semplice, domanda: Perché si invaghì di lui?

Lomazzi: “Si era invaghita di un’idea, come fanno in genere molte donne, l’affascinava il fatto che si fosse creato dal nulla e che provenisse dal suo stesso Paese. In realtà lui non l’ha mai amata né capita. Era un uomo troppo semplice per cogliere la sensibilità e le capacità di una donna straordinaria come Maria.

La personalità del Mito Callas, in considerazione anche di quanto ci è stato rivelato da Giovanna Lomazzi, possiamo riassumerlo con un’affermazione di Ray Morgan: “poteva alzarsi dal tavolo di un locale per cantare, e preda di una metamorfosi totale, soggiogare il pubblico con un quasi temibile magnetismo“.

Alla mostra erano presenti anche documenti dell’epoca  dell’artista quali ritagli di giornale o lettere personali, oltre ai due costumi di scena indossati,  da Maria Callas ,nella produzione di Norma del 1964,all’Opéra National de Paris.

Impressioni sul nuovo Teatro

Nella nuova sede del TCBO, allestita per far fronte ai lavori di riqualificazione di quello situato in piazza Verdi, il pubblico è collocato, tutto, in un‘unica platea con un’ottima visuale da tutti i posti. Le poltrone sono molto confortevoli. La struttura di ampio respiro è giocata su due colori predominanti, il verde delle poltrone e delle pareti e il nero della pavimentazione.

Il boccascena si sviluppa molto in orizzontale e il fondale risulta poco profondo. La struttura è essenziale e di grande impatto visivo, come del resto il Foyer molto ampio e luminoso.

Unico neo? L’acustica. Purtroppo, l’ascolto risulta efficace nel primo settore e a mano a mano che ci si allontana dal proscenio il suono risulta sordo. Un particolare che sarà sicuramente migliorato, vista la velocità con cui è nato per non interrompere l’attività operistica.

Foto dello spettacolo a cura di Andrea Ranzi

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