Cipro, tra storia e mito di Nicola F. Pomponio
Un soggiorno a Cipro è un’immersione nel passato più profondo. Spesso il viaggio si propone come attenzione a quanto ci ha preceduto; raramente si colgono i segni del presente e il visitatore è catturato più dall’ammirazione per quanto è stato che per quanto è. Cipro, fin dal suo nome, evoca un trascorso millenario.
Siamo infatti sull’isola del rame, il “cuprum” latino, l’isola dei cipressi, l’isola di quel belletto, la cipria, pensato per aristocratici, rinascimentali visi femminili.
Qui si evoca immediatamente una storia così ricca e lussureggiante da mettere in ombra un’attualità talvolta tutt’altro che entusiasmante ma che si impone anche con l’arroganza di costruzioni moderne di pessimo gusto o con la brutalità del filo spinato che divide in due la sua capitale: una Nicosia con check point degni della Berlino della guerra fredda. Ma Cipro sorprende.
Sede di una civiltà fiorente già nel IV millennio a.C. i cui manufatti sono visibili nei suoi numerosi musei (di grande interesse quelli di Nicosia e di Episkopi), ha visto susseguirsi lo stratificarsi di culture e poteri politici che ne fanno un “unicum” nel Mediterraneo. Risulterebbe noioso elencare i tanti posti e le tante particolarità dei luoghi visitabili.
Ma si immagini di poter passare da affascinanti, ipnotici mosaici romani ad austeri monasteri ortodossi, da possenti fortezze crociate a eleganti moschee musulmane, da chiese in puro stile romanico-gotico a bastioni rinascimentali.
Cipro è anche tutto ciò. Ma questo dice solo in minima parte la ricchezza dell’isola. E’ ancora solo un elenco. Un elenco che non può tener conto di tanti, interessanti, sorprendenti particolari. Esiste, ad esempio, un’arte italocipriota, fiorita durante il Rinascimento.
Così, nelle chiese ortodosse, è sbalorditivo vedere amalgamati stilemi risalenti alla grandiosa tradizione dell’icona bizantina e, al contempo, la presenza di affreschi ispirati direttamente alla pittura italiana del XV e XVI secolo. D’altra parte proprio in un borgo, Lefkoria, la cui visita è fonte di grande sorpresa sia per l’arte del merletto, ivi importata probabilmente dai veneziani, sia per l’architettura così incredibilmente europea e medievale, si dice abbia soggiornato Leonardo Da Vinci.
Cipro è come una sinossi della storia del “grande mare” e forse non è un caso che il folle geloso shakespeariano, il Moro di Venezia, Otello sia governatore dell’isola; ma la storia raramente è tenera con gli uomini: le civiltà che si sono susseguite hanno significato anche dolore, sfruttamento, violenza.
E proprio mentre ci si faceva notare la bellezza della contaminazione artistica tra Bisanzio e l’Occidente, venivamo avvertiti anche che proprio la dominazione veneziana rappresentò uno dei momenti più duri per i ciprioti. Ma come dimenticare, d’altro canto, l’assedio di Famagosta e l’orrenda tortura del governatore veneziano, Marc’Antonio Bragadin, legato a un palo e spellato vivo dai turchi?
La caduta dell’isola segnò l’inizio del contrattacco cristiano che porterà alla battaglia di Lepanto e le galee veneziane si getteranno contro i turchi al grido di “ricordatevi di Famagosta”.
Cipro, come ogni luogo dove la storia si è soffermata con brutalità, è anche questo. Ciò non toglie nulla al suo fascino; un fascino che promana dalla ricchezza di un passato che si inoltra nei millenni con aree archeologiche stratificate che si estendono per chilometri e piccole chiesette, veri e propri gioielli patrimonio dell’Unesco, che a fatica (ma ne vale sempre la pena) si rintracciano tra monti e colline verdeggianti.
Quest’isola è un groviglio di racconti, non solo storici ma anche mitologici. Qui nacque Afrodite e ad uso e consumo turistico viene indicato il luogo che la leggenda assegna alla sua nascita: Petra tou Romiu. Una piccola spiaggetta con due faraglioni di fronte. A dire il vero, per chi ama Botticelli e la sua “Nascita di Venere”, una visione, come spesso avviene per il turismo di massa, un po’ deludente.
Ma al di là della possibile delusione ciò che conta è come, nuovamente, il passato e la capacità affabulatoria, mitopoietica umana di legare racconti, miti, leggende a precisi luoghi fisici evidenzino l’antichità e l’opulenza dei luoghi. Afrodite non è che una manifestazione di antichissime dee, le “grandi Madri”, di quel Vicino Oriente con cui Cipro fu in rapporto sin dalla notte dei tempi.
Quei rapporti erano culturalmente e mitologicamente così forti che, secondo un autore greco del III sec. d.C., ancora ai suoi tempi Cipro era famosa per la prostituzione rituale collegata al culto di Afrodite. L’isola della guerra greco-turca del 1974 e dei Cavalieri Ospitalieri e Templari, della casata franca dei Lusignano e della Serenissima, del colonialismo britannico e delle icone bizantine, dei teatri ellenistico-romani e della dominazione ottomana è anche l’isola di antiche favole mitologiche di un possibile matriarcato mediterraneo.
Non stupisce perciò che nel nord ovest, vicino al villaggio di Latsi, si trovino gli stupendi “bagni di Afrodite” dove, secondo leggende locali, si può riottenere, immergendosi nell’acqua purissima di una bella cascata utilizzata dalla dea e immersa nel verde, la propria perduta fertilità.
E così i fili si riannodano. Kupros (Cipro), l’isola dei kuparissos (cipressi) e del cuprum (rame) è la terra della dea dell’amore e non a caso nell’alchimia il rame, in astronomia il pianeta Venere, in genetica il femminile sono tutti rappresentati da una croce sormontata da una circonferenza. Infine ultimi, ma non certo per importanza, sono i paesaggi estremamente vari che si offrono al visitatore.
L’isola si presenta con coste tormentate da promontori tra piccole spiagge, con ampie baie come a Larnaca o Famagosta, con monti di altezza significativa (i Tròodos raggiungono i 1.953 m. e vi sono ottimi impianti di risalita per sciare in inverno), con sistemi collinari e vallivi dalla fitta vegetazione: è un paesaggio tipicamente mediterraneo con la sua opulenza floreale e faunistica.
Imperdibili, infine, le tantissime grotte sulla costa: mare e terra vengono a contatto in un ambiente affascinante, straniante, misterico. Insomma un luogo poco più grande dell’Umbria, ricchissimo di storia, cultura, cucina e bellezze naturali.
Crediti fotografici: Nicola F. Pomponio