Cattelan grande sì, ma non ancora adulto
Doveva essere un ingresso trionfante quello di Alessandro Cattelan in Rai e invece qualcosa, o meglio tutto, è andato storto.
L’elenco è lungo: durata spropositata, trasposizione totale di EPCC sul primo canale nazionale, monologhi e siparietti noiosi ed estremamente logorroici, tranne rari casi come quello di Lillo, ma soprattutto supponenza. È vero, Cattelan è così, ma essere in un certo modo non vuol dire andare sempre bene e nel caso di specie, su Rai Uno, no, non va bene.
È inutile voler innovare la rete se lo si fa annaspando e andando a tentoni, cercando di imporre la presenza, ripeto, in prima serata, di un quasi sconosciuto per il pubblico di quel canale. A Cattelan gli è stato steso il tappeto rosso, ma lui ha finito per inciamparci subito e nemmeno con tanta grazia, visto che, durante la seconda puntata, ha letteralmente sfidato tutti gridando alla sua bravura al Io sono io voi non capite niente, definendo pernacchie le critiche al suo programma.
Un monologo che sembra pronunciato da un bambino viziato ed indispettito, che non accetta che non sempre si può solo fare ciò che piace a sé stessi, almeno non se sei su Rai Uno. Perché non è vero che ciò che pensa la gente non è importante. (Sì, ha detto anche questo). No, caro Cattelan, non stai facendo un programmuccio da nulla, davanti ai tuoi parenti seduti sul divano, dove magari potresti anche avere ragione a dire Io faccio come mi pare.
Sulla carta era il programma innovazione dell’anno e invece è finito a fare la crasi di altri programmi Rai, questi sì di successo, e la marchetta a Raul Bova che diventa Don Massimo che sostituisce Don Matteo. Ma non era meglio far sperimentare la rete a Cattelan con qualcos’altro, magari già conosciuto al pubblico, prima di buttarlo nella fossa dei leoni?
Cattelan non ha fatto altro che portare il suo prodotto, che su Sky andava in onda con una durata nettamente inferiore, in seconda serata, e non faceva più del 1,5% circa di share, su Rai Uno, allungandolo a tre ore di pura agonia. Al termine di queste due domeniche la domanda sorge spontanea. Perché? Come diavolo ci è finito lì a fare ciò che ha fatto?
Cattelan doveva essere il ragazzino che cresciuto, da grande per l’appunto, poteva finalmente mettere piede in mamma rai? Bene, esperimento fallito, perché, come ha detto Lillo nel suo intervento, essere grandi è una cosa, ma essere adulti è un’altra e probabilmente Cattelan su questo ci deve lavorare ancora un po’.
Enrica Leone