Bologna vs Lecce due squadre dai conti in regola

La squadra emiliana e quella salentina obbligate a fare punti in un campionato pieno di debiti.


Un campionato di serie A sempre più anomalo per chi lotta per restare a galla e non retrocedere. Il tanto sbandierato il far play finanziario se ne va a benedire quando leggi su CalcioeFinanza che la posizione finanziaria dei cosiddetti Top club (saldo tra debiti finanziari e liquidità), alla data della chiusura del loro bilancio riporta un passivo di centinaia di milioni di euro.

Ti piace vincere facile ripeteva uno spot. Certo è che arrivare a competere con squadre che dispongono di un fido bancario di scopertura per acquistare grandi campioni mentre squadre come Bologna e Lecce stanno attente al proprio bilancio anche comprando una risma di carta, fa pensare che non tutti i team partono sulla stessa linea dello start alla prima di campionato.

In un mondo del lavoro per competere a un bando, l’obbligo per le aziende è avere i conti in regola e diverse certificazioni in base a gli appalti. Nel calcio italiano, tutto questo sembra passare in secondo piano. Sembrerebbe vigere la regola del numero degli scudetti o delle coppe acquisite nella storia per determinare l’iscrizione a un campionato.

I tanti sacrifici fatti dai vari presidenti non contano per restare a galla in uno sport che divora milioni su milioni di euro nel pagare gli stipendi anche a calciatori che in alcuni casi hanno bisogno di uno psicologo per fare al meglio il proprio mestiere. Mi verrebbe da immaginare se le stesse dinamiche le potessimo attuare in un’azienda qualsiasi cosa accadrebbe. Il licenziamento sarebbe l’epilogo della storia.

Più volte abbiamo sentito dire la frase che il calcio è malato. Il calcio non è ormai da qualche tempo più uno sport ma un reale show business. Attori che interpretano una parte in una commedia fine a se stessa. Il voler dimostrare attaccamento ad una maglia e dopo pochi mesi, cambiarla con altri colori. Una dialettica preconfezionata e priva di fantasia se non per alcuni interpreti che ne segnano il solco nella storia calcistica. Vujadin Boškov ne è ancora un esempio e pur sempre citato.

Noi che restiamo nella grande cerchia dei sognatori come i tifosi, immaginiamo e tifiamo sempre per Davide che sconfigge Golia. Sogniamo un campionato democratico, tutti allo stesso livello, in grado di giocarsela sempre alla pari, iniziando proprio dalle risorse monetarie, altrimenti, il rischio è di far allontanare il pubblico dagli stadi, strutture in alcuni casi prive di coperture e alla mercé di condizioni climatiche e farci diventare tutti dei Nostradamus, indovinando da qui a dieci anni le prime cinque posizioni in classifica finale.

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