U2, 30 anni di “The Joshua Tree’
Il 2 giugno esce l’edizione celebrativa di un album entrato nella storia del rock. La band irlandese sarà in Italia il 15 e il 16 luglio allo Stadio Olimpico di Roma.
Ci sono dischi che cambiano per sempre la storia di una band, capolavori che nascono spesso dalla tensione, dall’incertezza e che si tramutano in punti di riferimento per le generazioni successive. Così successe a Bono Vox e soci, allora reduci dal successo di “The Unforgettable Fire”, album di impronta europea che li consacrava come rappresentanti della “verde Irlanda” nel mondo, un disco che mitigava la loro rabbia degli esordi andando verso un rock più complesso, stratificato che cominciava, per la prima volta, ad incuriosire anche oltre oceano. Così, prima della trasferta vera e propria che sarebbe poi avvenuta col successivo “Rattle and Hum”, universalmente riconosciuto come il loro disco americano, gli U2 si affacciano al mondo con undici pezzi maturi, romantici e densi di significato.
Il disco è nato da un conflitto vero e proprio tra il cantante Bono Vox, folgorato da un incontro con Bob Dylan ed intenzionato ad omaggiare i cantautori americani e il chitarrista The Edge, deciso a continuare un percorso già precedentemente delineato. Ogni momento musicale meriterebbe esegesi e spiegazioni, a partire dall’intro da antologia di “Where the streets have no name”, canzone nata dopo un viaggio in Etiopia che immagina un paese dove vie, non avendo un nome, non parlino di noi, non raccontino agli altri di che classe sociale siamo, che religione pratichiamo e di che razza facciamo parte.
Contribuirà alle fortune del brano anche un videoclip-documentario che mostra un’esibizione a sorpresa del gruppo sul tetto di un edificio a Los Angeles, con il traffico completamente bloccato e la polizia in panne, tutto assolutamente vero. Echi gospel rendono un capolavoro la celeberrima “I Still Haven’t Found What I’m Looking For” e preparano il terreno per la prima grande canzone d’amore del gruppo, “With or without you”, magari non amatissima dai fan oltranzisti ma presente nei cuori di tanti adolescenti dentro e fuori.
Se questo inizio album poteva far ipotizzare una svolta commerciale della band, quello che arriva dopo è in grado di smentire ogni detrattore: ogni pezzo ha una sua ragion d’essere, che sia sociale, personale o di urgenza espressiva. Bono e soci prendono di mira la politica imperialista dell’America reaganiana, scendono in campo al fianco dei minatori britannici bersagliati da Margaret Thatcher, omaggiano le Madri di Plaza de Mayo, la memoria dei desaparecidos argentini e lo fanno emozionandoci con eleganza, senza qualunquismo e con le armi della musica. La tossicodipendenza, i casi di cronaca, gli spazi sconfinati dei deserti sono raccontati con leggerezza senza che noi nemmeno ci rendiamo conto, senza quella voglia di proclami che ha afflitto il Bono Vox degli ultimi anni e soprattutto con un livello lirico e musicale raro.
Tra le perle dell’album la delicata “Running to stand still”, l’epica “In God’s country” e l’affascinante “Red Hill Mining Town”, non a caso scelta come singolo per una edizione celebrativa ricca di gustosi extra. Oltre alle 11 tracce dell’album, l’edizione super deluxe include anche registrazioni live del concerto del The Joshua Tree Tour del 1987 al Madison Square Garden, rarità e B-Sides dalle sessioni originali di registrazione dell’album. Nell’edizione deluxe ci saranno inoltre remix di Daniel Lanois, St Francis Hotel, Jacknife Lee, Steve Lillywhite e Flood e un libro di 84 pagine con foto inedite scattate da The Edge durante la sessione fotografica del 1986 nel Mojave Desert. The Joshua Tree” nel 1987 è andato al primo posto in UK, USA, Irlanda e in tutto il resto del mondo vendendo oltre 25 milioni di copie e catapultando Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen Jr da eroi a Superstar (Rolling Stone).
Time Magazine dedicò agli U2 la copertina del numero di aprile del 1987 proclamandoli Rocks Hottest Ticket e i successivi 12 mesi videro gli U2 fare la storia della musica mondiale. Brit Award e 2 Grammy Award (tra cui album dellanno), i primi dei 22 ricevuti in carriera. Lestate del 1987 vede la Band tornare in Irlanda per 4 indimenticabili show live a Belfast, Dublino e Cork. The Joshua Tree era prodotto da Brian Eno e Daniel Lanois. Le registrazioni sono avvenute negli storici Windmill Lane Studios di Dublino e alla Danesmoate House, dove successivamente andò a vivere il bassista Adam Clayton. Il The Joshua Tree Tour 2017 farà tappa in Italia il 15 e il 16 luglio allo Stadio Olimpico di Roma.
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