Senza riserve

Nel primo romanzo del giornalista Raffaele Pappadà, il mondo del calcio vissuto sulla linea di porta. (Musicaos Editore).


Ci sono favole nel mondo del calcio che vale la pena ancora di raccontare. La prospettiva in questo romanzo racconta di un uomo, l’ultimo uomo posto a barriera contro l’attaccante di turno dal momento così atteso che è l’esordio. Una barriera che se regge, evita capitolazioni derivate da sconfitte, soddisfa a metà i contendenti con un pareggio o nel massimo dell’ambizione, porta sull’Olimpo la gioia di una vittoria.

Raffaele, queste dinamiche le conosce bene, raccontandole tramite un microfono. Chi ha la fortuna di lavorare in questo settore giornalistico, conosce il caldo misto al sudore delle magliette che si respira mentre tra i cunicoli con le lampade appannate dal vapore, ci si appresta ad andare verso la sala stampa, per sentire e annotare le voci dei protagonisti in campo. Elementi che come in questo caso, danno il via ad un romanzo che ne vale la pena leggere dalla prima all’ultima pagina.

Chi è Thomas? Thomas è un giovane portiere che dopo tanta gavetta attende ancora l’occasione per mettere in mostra il suo valore. Gioca nel Lecce, si allena in attesa del momento giusto, cresce nella lealtà come sportivo e come uomo, si innamora. Entra di slancio sugli eventi, spericolato e deciso. Il giorno così atteso arriverà.

Thomas farà i conti con la passione, la gioventù, gli incontri e gli scontri con i più grandi campioni, la famiglia, l’amore. Un ultimo uomo, spesso solo con il suo destino. La vita per Thomas è una partita che va vissuta fino all’ultimo secondo, dentro e fuori dal campo, “senza riserve”, in un romanzo dove il calcio è visto dalla porta, dagli occhi di chi ha il compito di ostacolare ciò che tutti desiderano: il gol, decidendo le sorti di una stagione.

Dall’incipit del romanzo: “Nello spogliatoio si sentiva solo il rumore, in lontananza, dei magazzinieri intenti a riempire i borsoni con panni sporchi e palloni. Thomas era rimasto solo. Succedeva sempre che arrivasse molto prima degli altri e che se ne andasse per ultimo. Rientrava nella parte di chi aveva scelto di essere, per molti versi, un uomo solo. Un ultimo uomo. In quei momenti, seduto sulla panca, con l’accappatoio che gli limitava la visuale, la testa rivolta alle sue gambe, pensava un po’ a tutto. Suo figlio Enrico era il pensiero più ricorrente. Poi pensava a quel momento della sua vita. A quelle due ore di allenamento. Sul polpaccio sinistro scendeva un piccolissimo rivolo di sangue. Roba da poco se non hai mai paura di mettere il viso, le braccia o altre parti del corpo pur di tenere il pallone lontano dalla rete. Anche oggi i tifosi sulla tribuna lo avevano acclamato. Il mister, a fine allenamento, gli aveva dato la rituale pacca sulla spalla, quella che chiude ogni sessione soddisfacente. Daniele, scherzando, lo aveva mandato a quel paese per i tanti palloni che aveva tolto dagli angoli più difficili. Si chiudeva un altro giorno di fatiche e speranze. Altri tre ne restavano, prima del grande giorno.

Il volume contiene un’intervista a Massimiliano Benassi, già portiere del Lecce e attualmente portiere nelle file della Casertana, al quale sono ispirate le vicende del romanzo.

Raffaele Pappadà, giornalista professionista, laureato in Scienze politiche e delle relazioni internazionali, inizia il suo percorso professionale nel 2006 partendo da Telerama, dove nel 2010 diviene direttore della redazione sportiva. Nel 2012 si trasferisce a Milano per commentare le gare di Serie A per Infront e nel 2015 entra a far parte della squadra di telecronisti di Premium Sport, di cui è attualmente una delle voci del fútbol argentino, della Champions League e di altri campionati. È uno dei volti e delle voci di Serie A Tv. Ha ricevuto diversi riconoscimenti e, nel 2009 e 2011, il Premio “Gemme dello Sport” come miglior giornalista sportivo salentino.

Fotografia di copertina, Emiliano Buffo
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