Scomparso l’esteta del cinema italiano: Franco Zeffirelli

A 96 anni, e a pochi mesi di distanza da un altro gigante, Bernardo Bertolucci, il regista fiorentino è venuto (serenamente) a mancare.


Ha lasciato la sua impronta per la straordinaria eleganza formale nelle sue opere con la predilizione per il melodramma, come “Amore senza fine” e “Romeo e Giulietta” (David di Donatello per la regia). Lo stesso premio lo ha ricevuto “Fratello sole, Sorella luna” sulla figura di San Francesco d’Assisi.

 

Recentemente ha ricevuto il Premio alla Carriera in Senato con la seguente motivazione: “Per aver saputo calcare i palcoscenici più importanti del mondo ed aver saputo ricostruire sul grande schermo le atmosfere, lo spirito e le emozioni del teatro e dell’opera lirica, rappresentando l’idea della bellezza e la magia dell’arte in tutte le espressioni, e contribuendo a diffondere il genio e l’eccellenza italiana nel mondo”.

 

Dopo la sua dipartita, la camera ardente e il suo successivo funerale, non si sono tenuti in Campidoglio come originariamente previsto, ma nella sua Firenze. Ebbene sì, quella Firenze che aveva contribuito a creare il suo straordinario genio artistico. Insieme ai già precedentemente citati, anche “La bisbetica domata”, “Jane Eyre” e “Un thè con Mussolini” sono risultati tra i suoi capolavori, consolidando il connubio tra manierismo e tradizione.

 

Mentre “Gesù di Nazareth” con Robert Powell, “The Champ”con Jon Voight e “Hamlet” con Mel Gibson hanno rappresentato il suo immenso legame con le star internazionali, che si sono messe in fila per lavorare con lui. Una vita divisa tra il palcoscenico del teatro e il grande schermo, a portare avanti una personale e singolare idea di cinema. Nell’era contemporanea, per lui la settima arte nel belpaese aveva perso ogni senso, a parte quel barlume rappresentato proprio dalla filmografia di Bertolucci.

 

“Il mondo è sempre stato salvato da chi guardava avanti”, sussurrava il Maestro, ed è questo che può rimanere scolpito del suo pensiero: l’eccezionalità umana unita al senso estetico per la vita e l’arte, in una modalità che oggi (purtroppo) è difficilmente riscontrabile in chi fa cinema; solo lui, insieme a pochi altri hanno il privilegio della C maiuscola.

 

Foto tratta dal Giornale La Nazione

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