Rimesse in Italia
Il denaro in entrata supera quello in uscita.
Fondazione ISMU rende noto che, secondo gli ultimi dati della World Bank, durante il 2017, l’Italia ha ricevuto 9,8 miliardi di dollari in rimesse dall’estero e – a sorpresa – ne ha inviate verso l’estero di meno: 9,3 miliardi. È chiaro che non si tratti solamente di rimesse di migranti e che i dati includano anche gli italiani temporaneamente all’estero (e gli stranieri temporaneamente in Italia). Tuttavia è interessante notare come dal punto di vista degli scambi monetari tramite le rimesse, per l’Italia si sia registrato un guadagno.
Tale trend a vantaggio dell’Italia in realtà dura da un triennio: nel 2016 infatti furono contabilizzate in 9,5 miliardi di dollari le rimesse percepite dall’Italia e in 9,2 miliardi quelle inviate, nel 2015 rispettivamente in 9,6 e 9,4 miliardi.
Tale cambiamento è dovuto probabilmente a una minore disponibilità economica della popolazione immigrata a causa della crisi. Anche però al fatto che gli immigrati con maggiore anzianità migratoria hanno spostato il centro dei loro interessi dal Paese d’origine all’Italia.
Inoltre non bisogna sottovalutare le maggiori recenti emigrazioni dall’Italia sia di italiani sia di stranieri con cittadinanza italiana. Questi hanno senz’altro contribuito ad aumentare il flusso di rimesse verso il territorio nazionale.
Dal 2008 al 2017 in Italia il saldo netto delle rimesse rimane comunque negativo.
Nonostante l’inversione di tendenza degli ultimi tre anni le rimesse ricevute hanno sempre superato quelle inviate per un totale di un miliardo di dollari. Nell’ultimo decennio il saldo netto delle rimesse per l’Italia è stato comunque negativo per 30 miliardi di dollari. Infatti nei sette anni precedenti ‒ 2008-2014 ‒ le uscite dall’Italia sono state sempre superiori alle entrate, per un totale di 31 miliardi di dollari. Si segnala che la maggior quantità di rimesse realizzate dagli immigrati dall’Italia verso l’estero si è registrata tra il 2008 e il 2011.
L’Italia è al 15° posto nella classifica mondiale per rimesse percepite e al 17° per quelle inviate.
Sempre secondo i più recenti dati della World Bank (2017), sebbene in termini assoluti l’Italia sia al 15° posto nel mondo per rimesse percepite e al 17° per rimesse inviate. In termini relativi scende al 133° posto per incidenza delle rimesse percepite sul totale del prodotto interno lordo (0,5%), mentre è al 104° per quelle inviate. In base ai dati del 2017 all’incirca un duecentesimo del prodotto interno lordo italiano viene oggi annualmente inviato all’estero.
Chi “perde” di più secondo i dati del 2017, sotto il profilo delle rimesse inviate, sono invece il Lussemburgo. Il 20,3%, ovvero più di un quinto del proprio pil viene inviato all’estero dai migranti. Poi i tre Paesi del golfo persico: Oman (13,9%), Emirati Arabi Uniti (11,6%) e Kuwait (11,4%).
Chi guadagna invece di più dalle rimesse sono l’Egitto (il cui 11,6% del pil deriva dalle rimesse dei migranti), l’Ucraina (11,4%), le Filippine (10,2%) e più a distanza il Pakistan (6,8%). Mentre in termini assoluti i Paesi da cui sono partite più rimesse nel 2017 sono stati ‒ nell’ordine ‒ Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Svizzera e Germania.
La maggior parte delle rimesse che giunge in Italia arriva dagli Stati Uniti.
In base alle stime della World Bank risulta che lo stato da cui partono più rimesse per l’Italia sono gli Stati Uniti. Seguno Germania, Francia e Canada. Per quanto riguarda le rimesse in uscita dall’Italia. I dati della World Bank pongono al primo posto a sorpresa la Francia davanti alla Romania e alla Cina, a cui seguono Nigeria e Marocco.
Rimesse dall’Italia verso l’estero: nel 2017 il primato va ai nigeriani.
Nel 2017, tra i 25 Paesi con maggiore numero di residenti in Italia, al primo posto per invio di rimesse dall’Italia verso l’estero si colloca la Nigeria. Il valore di questo paese è quasi inspiegabile se non con il sommarsi di forti flussi finanziari a quelli di pure rimesse dei migranti. Questo valore è di ben 478 dollari medi mensili procapite, davanti all’Egitto (219), alla Serbia (190), alla Cina e al Senegal (182 entrambi). Con in coda Macedonia (23), Albania (50), Bangladesh e Romania (54), Ucraina (61), Bulgaria (69), Russia (75) e Kosovo (94).
Oltre all’inaspettato dato attribuibile ai nigeriani e parzialmente anche a quello relativo agli egiziani. Stupisce il basso valore relativo ai cittadini ucraini, prevalentemente donne con obiettivi migratori fortemente legati al lavoro d’assistenza domiciliare e di risparmio e rimesse verso il Paese d’origine.
Sicuramente in quest’ultimo caso l’invio delle rimesse avviene tramite canali informali. I beni sono spesso inviati tramite pullman, furgoncini o corrieri che fanno la spola tra l’Italia e il Paese d’origine. Se il dato sui nigeriani è sicuramente fortemente incrementato da transazioni economiche, al contrario quello ucraino è sottostimato in assenza di contabilizzazione delle rimesse di tipo informale.
[1] Allo stesso modo è comprensibile l’elevato valore (347 dollari di rimesse medie procapite al mese) attribuito all’insieme delle nazionalità minori in Italia. Esse sono composte anche da cittadini di Paesi a sviluppo avanzato le cui rimesse sono in realtà probabilmente spesso redditi d’impresa o finanziari.