Padova Sacra
Arte, architettura, religiosità e devozione popolare nell’immagine fotografica (1850-1931).
Indagare il sacro e la sua rappresentazione attraverso lo sguardo oggettivo della macchina fotografica, nel periodo storico che dalla nascita della fotografia su carta arriva all’anno del settimo centenario della morte di S. Antonio.
Questo il filo rosso che attraversa la mostra “Padova Sacra. Arte architettura, religiosità e devozione popolare nell’immagine fotografica, 1850-1931” organizzata dalla Veneranda Arca di S. Antonio in collaborazione con la Pontificia Basilica di S. Antonio, il Museo Antoniano e con il patrocinio del Comune di Padova e con il contributo di Wide Group Broker Assicurazioni, della Fondazione Alberto Peruzzo, di Bottega Immobiliare, Yourbanflat e di Autoserenissima Jaguar Land Rover
La mostra, visitabile nei nuovi spazi espositivi del Museo Antoniano alla Basilica di S. Antonio di Padova dal 4 ottobre al 10 novembre 2019 è curata dal collezionista e studioso di storia della fotografia Giuseppe Vanzella e coordinata da Alessandro Borgato consulente della Veneranda Veneranda Arca di S. Antonio, curatore delle raccolte artistiche e consulente per la Pontificia Biblioteca Antoniana. È realizzata all’interno di “Photo Open Up”, Festival Internazionale di fotografia, ideato da Comune di Padova, Assessorato alla Cultura e Arcadia Arte, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
«L’obbiettivo che si è da subito prefissato questo Collegio di Presidenza è stato quello di promuovere l’immagine della Basilica di Sant’Antonio di Padova come luogo d’arte unico al mondo. – dichiara l’Avv. Emanuele Tessari, Presidente capo della Veneranda Arca di S. Antonio – Tale finalità ci ha portato, d’intesa con la Delegazione Pontificia e la Comunità dei frati francescani, a partecipare al Festival Internazionale di Fotografia “Photo Open Up -” organizzato dal Comune di Padova. Il nostro augurio è che con questa mostra, oltre ad avvicinare le persone all’arte della fotografia, aiuti i padovani a scoprire le bellezze di Padova, sicché, così facendo, se ne facciano promotori nel mondo».
«“Padova Sacra”, nata dalla stretta collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, permette al complesso antoniano di entrare da protagonista con una propria mostra nel circuito culturale nazionale.– sottolinea il coordinatore della mostra, il Dott. Alessandro Borgato, consulente della Veneranda Arca di S. Antonio, curatore delle raccolte artistiche e consulente per la Pontificia Biblioteca Antoniana– Questa mostra è l’ideale continuazione del percorso tracciato dalle precedenti esibizioni “Il Santo com’era” e “Vincenzo Coronelli nelle raccolte delle Pontificia Biblioteca Antoniana”, entrambe organizzate dalla Veneranda Arca di S. Antonio.
Dopo aver trattato e valorizzato l’antica arte della stampa e l’affascinate arte incisoria, “Padova Sacra” riparte laddove si era fermata la mostra “Il Santo com’era”, ovvero dalla metà del XIX secolo e da questa nuova arte, la fotografia appunto, che per certi aspetti integra e in parte sostituisce l’arte incisoria. Lo sguardo soggettivo dell’artista incisore lascia spazio alla visione oggettiva e documentale dello strumento fotografico e alla sensibilità del fotografo che lo trasforma in arte».
Il percorso iconografico di “Padova Sacra” sottolinea tutti i fattori inerenti alla vicinanza al divino attraverso i luoghi, gli oggetti, i riti, le persone, visti attraverso lo sguardo oggettivo della macchina fotografica. Una precisa attenzione è anche riservata agli operatori che dietro l’obiettivo hanno avuto modo di costruire una personale dimensione estetica che, nel tempo, è andata a sostituire le modalità della rappresentazione del sacro che fino ad allora era lasciata esclusivamente all’interpretazione di pittori ed incisori.
Nel percorso, il visitatore potrà trovare le rare immagini originali, provenienti sia da collezioni pubbliche che private, di eccelse personalità della storia della fotografia italiana. Tra questi spiccano: il padovano Domenico Bresolin (1813-1899) che, con i concittadini Giacomo Caneva e Antonio Sorgato, è considerato tra i padri della fotografia italiana; Carlo Naya (1816-1882), autore nel 1863 della prima riproduzione degli affreschi della cappella dell’Annunziata all’Arena, detta degli Scrovegni, nonché dei monumenti più insigni della città, dei reliquiari e delle oreficerie del Tesoro di S. Antonio e degli affreschi del Mantegna custoditi nella cappella Ovetari (chiesa degli Eremitani);
Padovano anche Luigi Borlinetto (1827-1904), che oltre che fotografo fu teorico e sperimentatore della fotografia, più volte premiato per i suoi lavori, tanto che nell’ottobre 1869 ricevette una medaglia d’oro nell’ambito dell’Esposizione Agraria Industriale e di Belle Arti che si tenne a Padova per «…l’eccezionale produzione scientifico-industriale relativa alla Fotografia»; i fratelli Alinari, celebre famiglia di fotografi fiorentini, il cui primo catalogo con immagini del Veneto (1887) conteneva oltre settanta vedute, affreschi, dipinti e sculture riferite di Padova;
Costante Agostini (1857-1941), che probabilmente in qualità di fotografo ufficiale della Veneranda Arca del Santo, fu incaricato di riprendere i restauri e la dipintura dell’abside della Basilica in occasione dei festeggiamenti per il settimo centenario della nascita di Sant’Antonio; il veneziano Francesco Bonaldi, attivo tra il 1852 e 1880 circa, di cui si conservano un paio di rare immagini della Cappella degli Scrovegni; Antonio Perini (1830-1879) al quale dobbiamo alcune vedute del Castello del Catajo a Battaglia Terme, nel 1865 proprietà di Francesco V d’Asburgo-Este.
Su Padova gravitò anche Pietro Poppi (1833-1914), con la sua ditta “Fotografia dell’Emilia”, che già nel catalogo del 1879 aveva allargato il proprio raggio di azione interessandosi anche alla città del Santo, della quale inserì ventidue immagini tra vedute e opere d’arte; Arturo Pospisil (1868-1924), Vito Malaguti (1847-1916) e Luigi Fiorentini (1847-1901) che a Padova avevano i propri atelier.
«In questi ottanta anni la fotografia si è dimostrata uno strumento indispensabile di ricerca artistica e di documentazione storica – chiosa Giuseppe Vanzella, curatore della mostra – lasciando alla nostra contemporaneità il ruolo importante di archiviazione, gestione e studio di tutto il materiale di immagini faticosamente (e fortunatamente) depositato negli archivi pubblici e privati. Sta a noi comprendere quanto solo un’attenta analisi critica di tutto quello che è stato può garantirci la salvaguardia della nostra identità e, nella certezza del nostro migliorarci, poter garantire un sereno e proficuo destino futuro».
Perché, come scrive Vittorio Sgarbi nell’introduzione al catalogo «Nel documentare un tempo che è sempre passato rispetto a quello corrente già nel momento stesso dello scatto, la fotografia testimonia con implacabile, crudele franchezza l’inevitabile transitorietà delle nostre vite. Le fotografiche ombre umane, oggi così ignare, se ne facciano una ragione: la forza del “fare massa” su cui tanto confidano adesso non sarà in grado di impedire domani che ci si possa dissolvere come fumo nel vento. Rimarrà invece Padova, più o meno come la vediamo nelle fotografie. C’è da metterci la mano sul fuoco».
Ingresso libero e gratuito
Per informazioni
Nelle foto da in alto a scendere:
1) Antonio Perini o Domenico Bresolin (attribuita) Battistero e piazza Duomo 1855 1858 circa;
2) anonimo gruppo di ragazzi con gigli festeggia il 13 giugno 1925;
3) Carlo Naya Il Santo visto dall’Orto botanico 1865 circa;