Opera senza autore
Trent’anni di storia tedesca nel film di Florian Henckel Von Donnesmarck.
Il regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e montatore tedesco torna sugli schermi mondiali otto anni dopo il non proprio esaltante “The Tourist”, per raccontare l’incredibile epopea dell’artista Kurt Barnet (Tom Schilling), che passa con naturalezza e decisionismo attraverso due regimi: dal tramonto del nazismo (dal 1937 al 1945) all’ascesa e il successivo rafforzamento del socialismo reale (dal 1945 al 1967).
Tre ore che passano in volata in questo straordinario affresco storico a metà strada fra “Heimat” di Edgar Reitz e “La Meglio Gioventù” di Marco Tullio Giordana. Ma c’è di più, è una lunga riflessione sulla metafora tra la politica e la storia, l’arte e la consapevolezza tra talento personale e volontà di metterlo a frutto. Si parte dall’infanzia di Barnet, che viene iniziato all’amore per la pittura da parte di sua zia Elizabeth (Saskia Rosendhal), fatta internare poi dalle SS perché identificata come “pazza”, in una follia politica che prevede l’eliminazione fisica di persone potenzialmente instabili, per far spazio negli ospedali ai feriti di guerra.
Crescendo, il giovane Kurt inizierà a prendere lentamente consapevolezza del suo amore per la pittura, innamorandosi poi di Ellie (Paula Beer), parecchio somigliante a sua zia (e non solo per via del nome), figlia del gelido medico Carl Seeband (Sebastian Koch). Nel corso della vicenda, emergerà su quest’ultimo un dettaglio inquietante, che lega il suo destino a filo doppio a quello di Kurt. Una pellicola fatta di relazioni, umane e artistiche, che fanno dipanare il percorso formativo e amoroso di Barnet dal regime nazista a quello della DDR.
Non a caso uno dei suoi docenti dell’Accademia di Belle Arti, invitava tutti gli studenti a non coltivare la filosofia dell’individualismo, ma ad esaltare uno spirito più propriamente collettivo al servizio della comunità. Ma al ragazzo questo non sembra interessare più di tanto, in quanto mosso esclusivamente da un bene più grande: l’amore per l’Arte, libero da preconcetti e senza limiti, mosso solo da una voce interiore che lo consiglia al meglio sulle strade da seguire nella sua vita, legate sia al suo talento, ma soprattutto ai sentimenti.
Presentato alla 75esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e distribuito nelle sale da 01, “Opera senza autore” è stato particolarmente amato dal pubblico, che gli ha attribuito il Premio Leoncino d’Oro Agis Scuola, anche se a tutt’ora il primo film di Donnersmarck, “Le vite degli altri” viene considerato il suo capolavoro per eccellenza (vincitore tra l’altro dell’Oscar per il Miglior Film Straniero nel 2006). Dopo il passo falso con l’hollywoodiano “The Tourist”, il regista tedesco sfodera al meglio tutta la sua abilità narrativa confrontandosi con la Storia del suo paese, con un occhio sempre attento alle diverse prospettive di visione.