Nucleare: opzione transizione energetica?

Samuel Thomas, Sustainable Investment Analyst, Schroders, analizza il nucleare come possibile opzione verso la transizione energetica.


Le prospettive per l’energia nucleare – e per i settori e le aziende ad essa legate – potrebbero essere più rosee nel prossimo futuro anche grazie a proposte che vanno dallo sviluppo in Cina di almeno 150 nuovi reattori nucleari nei prossimi 15 anni al nuovo impegno del governo britannico di costruire reattori modulari di piccole dimensioni.

Stiamo assistendo a un crescente sostegno al nucleare, con impegni politici che prevedono nel prossimo decennio la costruzione di centinaia di nuovi reattori in tutto il mondo. Cinque delle maggiori economie mondiali – Stati Uniti, India, Regno Unito, Giappone e Cina – hanno annunciato obiettivi di sostanziale aumento della capacità nucleare. In Germania, che rappresenta l’eccezione, l’opposizione al nucleare si è attenuata.

Secondo i dati della World Nuclear Association, sono previsti 58 reattori in costruzione, 103 pianificati e 325 proposti. Ciò equivale a 65.899 MWe di potenza nucleare attualmente in costruzione (a partire da luglio 2023), il massimo registrato dal settore dal 2015.

Il ruolo del nucleare per raggiungere gli obiettivi Net Zero

Attualmente sono in funzione 439 reattori nucleari a livello globale, con una capacità operativa stimata in 413 GW nel 2022, pari a circa il 10% della produzione globale di energia. Secondo lo scenario Net Zero dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, l’industria nucleare dovrebbe quasi raddoppiare la propria capacità entro il 2050.

Gli investimenti nel nucleare devono triplicare secondo lo scenario Net Zero dell’Aie. Tra il 2016 e il 2020, l’investimento globale medio annuo nel nucleare è stato di 35 miliardi di dollari. Per raggiungere il Net Zero, gli investimenti devono salire a più di 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 e rimanere al di sopra degli 80 miliardi di dollari dal 2025.

Il nucleare è ecologico

Il nucleare è una delle fonti di energia a più basse emissioni, è infatti la seconda fonte di energia a basse emissioni di anidride carbonica dopo l’energia idroelettrica, più dell’eolico e del solare messi insieme.

Negli ultimi cinque decenni si stima che l’energia nucleare abbia evitato cumulativamente 70 Gt di CO2. Per fare un confronto, le emissioni annuali totali di carbonio in Cina hanno raggiunto 12,1Gt nel 2022.

Quanto è economico il nucleare?

L’energia nucleare può essere considerata competitiva dal punto di vista dei costi rispetto ad altre fonti di energia.

Per quanto riguarda l’affidabilità, si caratterizza per un rapporto tra l’energia effettivamente generata nel tempo e l’energia che avrebbe potuto essere prodotta a pieno regime nello stesso periodo del 90-95%, il più alto tra tutte le fonti energetiche.

Infine, l’estensione della durata di vita del nucleare rappresenta un mezzo conveniente per la produzione di energia. Secondo le stime dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, l’estensione del ciclo di vita genera uno dei più alti rendimenti in kWh per dollaro di investimento tra tutte le fonti di produzione di energia.

Gli ostacoli al nucleare

A parte le preoccupazioni relative alla sicurezza e alle scorie, uno dei maggiori ostacoli alla costruzione di nuovi impianti nucleari su larga scala è la capacità di mobilitare gli investimenti.

Sebbene i governi siano chiaramente convinti che il nucleare abbia un ruolo da svolgere nel futuro mix energetico e nelle strategie di decarbonizzazione, rimane un grande divario di finanziamento tra gli obiettivi nucleari e il capitale necessario per raggiungerli.

Sarà necessario esplorare nuovi meccanismi di finanziamento che cerchino di bilanciare meglio l’allocazione del rischio tra capitale pubblico e privato. Una di queste opzioni è il meccanismo di finanziamento Rab (Regulated Asset Base). Sizewell C (se dovesse andare in porto) sarebbe la prima centrale nucleare del Regno Unito a essere finanziata con un modello Rab.

Inoltre, esistono diversi ostacoli che possono impedire al nucleare di raggiungere il suo potenziale, come i costi iniziali del capitale e i problemi di sicurezza percepiti. Allo stesso modo, un prerequisito per il riemergere del nucleare sarà un contesto politico e di sostegno costruttivo e stabile da parte del governo, che a sua volta si fonda su una percezione favorevole da parte dell’opinione pubblica.

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