Mia madre non è una cocotte

La vita del celebre e tormentato scrittore lituano Romain Gary, vincitore per due volte del premio Goncourt e autore de “La vita davanti a sé”, arriva a teatro.


Mia madre non è una cocotte. La vera storia di Romain Gary”, spettacolo ispirato alla vita di Romain Kacew debutta al Cineteatro Baretti di Torino il 21 febbraio (repliche 22 e 23 febbraio ore 20:45).

Marina Bassani, fondatrice di Teatro Selig, interprete e regista, porta sul palco una rilettura della vita dello scrittore a partire dal rapporto con la madre e dall’incapacità di distaccarsene, interrogandosi sulla potenza di questa relazione.

Nina Owczyńska, donna forte e volitiva, crebbe Gary da sola in un paese straniero. Fu per lui educatrice, guida spirituale e maestra di vita, una figura imperiosa e sognatrice che esercitò una grande influenza sul figlio al punto che egli non riuscì mai a emanciparsi realmente da lei, fino al tragico epilogo.

In “Mia madre non è una cocotte” Marina Bassani è un personaggio arioso e leggero che racconta la vita di Nina e quella di Roman Kacew, il figlio, con il suo continuo trasformarsi, il suo vivere alla ricerca dell’assoluto che lo rende una sorta di giocoliere, un acrobata in equilibrio su un filo teso verso mete impossibili, pronto a cadere e a rialzarsi. Un personaggio che sfugge dall’idea di avere una sola identità, un trasformista, sempre pronto a cambiare maschera. Proprio come accadde nella realtà, Kacew-Gary fu scrittore, aviatore, diplomatico francese e cineasta. Usò pseudonimi per i propri romanzi, prima Gary e alla fine Émile Ajar. Ebbe numerose relazioni d’amore, ma nessuna durò a lungo eccetto quella con la madre.

Penso a tanti ragazzi che si impossessano delle vite delle loro compagne – racconta Marina Bassanie mi chiedo se abbiano trovato in se stessi un fondamento che li renda uomini. Donne come Nina, la madre di Romain, forti, volitive e sognatrici, mi ricordano le figure femminili della mia famiglia dove erano le donne a comandare. Vorrei che il pubblico sentisse che dobbiamo diventare padroni della nostra vita, avere un fondamento che ci porta ad assumerci le responsabilità in prima persona, spezzando la dipendenza affettiva dalla propria moglie, compagna, madre o figlia“.

Sul palco in dialogo con la scena ci sarà la chitarra di Nunzio Barbieri, chitarrista di Paolo Conte, e il clarinetto di Francesco Django Barbieri, che accompagneranno lo spettacolo con le musiche dal vivo.

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