La fase adulta dei Blur

“The Ballad of Darren” è un disco riflessivo, profondo e malinconico, che ci consegna la versione migliore di una band ancora ispirata e vogliosa di raccontarsi parlando al presente.


Damon Albarn, Graham Coxon, Alex James e Dave Rowntree sono tra i musicisti più attivi e prolifici della scena britannica.

Nonostante la loro carriera longeva, sono innumerevoli le occasioni per provare sperimentare, nuove strade, ed è forse per questo che, quando si riapprocciano assieme al progetto Blur, lo fanno sempre con cognizione e mai diventando una cover band di loro stessi.

Sono passati otto anni da “The Magic Whip” e in qualche modo il nuovo album è una ideale prosecuzione di quel percorso, aggiornato a una nuova fase dove hanno pesato separazioni, scomparse di persone care, una società sempre più complessa, oltre alla fase pandemica che già aveva ispirato il recente progetto personale di Damon Albarn.

Su questo coordinate si muove un disco principalmente malinconico e riflessivo, una versione più accessibile e ariosa del mondo solista molto più onirico ed enigmatico del leader e frontman, già soddisfatto nello sbizzarrirsi nella sua parte più pop e giocosa con i Gorillaz.

Alla produzione c’è nientemeno che James Ford, già al lavoro recentemente con Depeche Mode, Arctic Monkeys e Foals.

“The Ballad” apre il disco mettendo subito in chiaro il senso di un progetto che vuole essere emozionante, viscerale, intimo. Viene citato Darren, da sempre parte dello staff della band, che negli anni spesso ha chiesto a Damon “Hai finito quella canzone?”.

Se “St. Charles Square” e “Barbaric” si aprono alla loro parte più rock, nel resto del disco si racconta il passaggio alla maturita, ad una fase adulta che ci porta saggezza ma che ci fa abbandonare persone, illusioni e speranze.

Gli omaggi, dichiarati e meno, a grandi artisti come David Bowie e Burt Bacharach appaiono in tracce intime come “Russian Strings”, “Goodbye Albert” e The Everglades (For Leonard)” , ispirata da un murales dedicato proprio all’indimenticato cantautore Leonard Cohen in quel Montreal, mentre “Avalon” e “The Heights” sono i titoli di coda ideali di un film d’autore.

Per anticipare l’album non si poteva scegliere meglio: “The Narcissist” fa riferimento alla natura dell’artista, al suo egocentrismo, è una canzone che in qualche modo serve a Damon per raccontarsi e nella quale tanti altri, della stessa indole, possono riconoscersi.

I Blur forse, con questo disco, hanno veramente deciso cosa fare da grandi, senza essere autocelebrativi ma seguendo una strada rispettosa di tutto cìò che hanno fatto in 32 anni di carriera. Meglio cosi, al momento, era difficile fare.

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MUSICAL EXPRESS è un programma di Fabio Alberti, in onda tutti i giorni alle 10,10 – 14,05 – 21,00 su Radio Budrio

Fabio Alberti

 

 

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