Il cacciatore di nazisti
La storia di Anton Freud, ufficiale dei servizi segreti britannici, si intreccia con quella delle sorelle italiane Andra e Tatjana Bucci, sopravvissute ad Auschwitz.
“Il cacciatore di nazisti” è un docu-film che Rai Documentari presenta per la prima volta al pubblico italiano il 7 luglio in prima serata su Rai Tre.
Si basa sulle trascrizioni degli interrogatori condotti da Anton Walter Freud, nipote di Sigmund Freud, nell’inverno tra il 1945 e il 1946, per conto dell’Unità Investigativa britannica sui Crimini di Guerra commessi da nazisti di cui faceva parte, che lo portano ad imbattersi in un crimine quasi sconosciuto: l’omicidio di 20 bambini ad Amburgo negli ultimi giorni di guerra.
Tra loro c’è il piccolo Sergio de Simone, di soli sette anni, deportato ad Auschwitz nel 1944 dalla città di Fiume insieme alle due cuginette Tatiana ed Andra Bucci, alle quali il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 24 Settembre 2021 ha conferito l’Ordine al Merito della Repubblica.
Il docu-film di Raymond Ley, prodotto da Spiegel TV e NDR – Nord Media e distribuito in Italia da ADR Distribution, ricostruisce la vicenda di Anton Walter Freud, che finita la guerra, rientra in Germania come ufficiale dei servizi segreti britannici per catturare i criminali di guerra nazisti ricercati dagli alleati: sono assassini in uniforme e medici spietati agli ordini di Josef Mengele, colpevoli di aver condotto esperimenti su un gruppo di bambini.
Freud è orgoglioso delle sue origini, nutre una profonda ammirazione per le teorie del nonno, ma soprattutto a 24 anni ha già un talento speciale: riesce a far parlare il suo interlocutore e a convincerlo a rivelare i propri segreti. Il suo obiettivo non è la vendetta, ma la giustizia, a cui vuole consegnare i colpevoli.
“Sono tutte persone di basso profilo, poco appariscenti“, dirà più tardi Freud in una delle sue rare interviste, “che puoi incontrare ovunque e non sospettare mai quello che hanno fatto“.
La sua vicenda si intreccia con le testimonianze delle cugine del piccolo Sergio, Andra e Tatjana Bucci, che furono deportate con la mamma dall’Italia ad Auschwitz nel 1944, proprio come lui, ma che, sopravvissute, nell’estate del 2021 hanno fatto ritorno in quei luoghi con il regista Raymond Ley per ricordare gli anni della loro infanzia tra milioni di morti e per dire addio a Sergio.
Il film, che alterna ricostruzioni filmiche a interviste video inedite, documenti originali e fotografie, immerge il pubblico in una delle storie più toccanti del dopoguerra e si conclude con un incontro tra i bambini di allora e quelli di oggi: Tatjana Bucci, oggi 84enne, e la sorella Andra, 82enne, incontrano infatti i bambini che hanno interpretato i loro ruoli e il ragazzino che ha impersonato il cugino Sergio, che oggi avrebbe 84 anni.
Durante le riprese, i bambini hanno imparato a conoscere gli abissi di orrore a cui sono sopravvissute le due donne. La piccola attrice Mila chiede: “Come sei tornata in contatto con i tuoi genitori?” Tatjana spiega che dopo la liberazione di Auschwitz sono arrivate in un istituto per bambini inglese passando per Praga, a cui la mamma, anch’essa sopravvissuta ad Auschwitz, aveva inviato una foto del giorno del suo matrimonio nella speranza di ritrovare le figlie.
Grazie a quella foto, che la mamma mostrava loro ogni sera nel campo di Auschwitz perché non dimenticassero la loro famiglia, sono potute tornare a casa in Italia. Il cugino Sergio non ce l’ha fatta. Era uno dei 20 bambini uccisi ad Amburgo, alla cui memoria il docu-film è dedicato.