I Rolling Stones onorano la loro leggenda

“Hackney Diamonds” è un rassicurante e piacevole viaggio all’interno dei clichè e dei punti di forza che in 60 anni di storia hanno reso speciali le “pietre rotolanti” che non tradiscono la loro storia regolandoci un album godibile e irresistibilmente autoriferito.


Come si fa a scrivere dei Rolling Stones? Come ci si può approcciare ad una leggenda vivente? Cosa è lecito aspettarsi da un loro album di inediti in quanto realtà storica che, sommando i 231 anni dei “sopravvissuti” MIck Jagger, Keith Richards e Ronnie Wood, ancora non si arrende e si appresta a rimettere in moto un importante tour mondiale?

“Hackney Diamonds” è il primo disco senza lo storico batterista Charlie Watts, morto due anni fa’ e sostituito da Steve Jordan, raccomandato in tempi non sospetti proprio da Watts.

Il discorso è in parte ripreso dal precedente “Blue And Lonesome”, album che rileggeva i classici rock blues riportando le “pietre rotolanti” alle loro radici, sulle quali poi hanno imbastito una carriera che è arrivata anche al pop, alle ballate, al soul orchestrale, passando persino per la disco music.

“Hackney Diamonds” è un po’ tutto quello che ci si aspetta dai Rolling Stones di oggi, frutto di un ottimo lavoro di produzione per Andrew Watt, coautore di “Angry”, “Get Close” e “Depending On You”, impegnato a dare una compattezza a un album che si può ascoltare tutto d’un fiato regalandoci quella sensazione tra nostalgia e dejavù ma senza essere polveroso.

In tempi in cui altri mostri sacri si impegnano in riletture acustiche discutibili, autocelebrazioni tamarre o megalomani , perlomeno gli Stones preferiscono rifare loro stessi senza volerci dare lezioni, divertendoci per 12 tracce tecnicamente ineccepibili e in alcuni casi anche trascinanti.

Come si può non scatenarsi con “Angry” e “Byte my head off”, quest’ultima arricchita dal basso di Paul Mc Cartney, come si può rimanere indifferenti a “Set only straight”, cantata da Keith Richards, come non apprezzare brani come “Mess It Up” e “Live By The Sword”, suonate dello storico batterista Charlie Watts, quest’ultima anche col contributo di Bill Wyman ed Elton John.

Un discorso a parte va fatto per “Sweet sounds of heaven”, uno standard soul piuttosto piatto con una Lady Gaga strillante un po’ fuori parte e uno Stevie Wonder al piano che è comunque una garanzia.

Suggestiva è invece la chiusura dell’album, una sorta di ritorno alle origini, con la cover di “Rolling Stone Blues”, che appartiene al leggendario chitarrista Muddy Waters, a ribadire quanto gli Stones abbiano ben chiaro da dove siano partiti.

Lunga vita ancora per tanto tempo quindi a una leggenda musicale ancora ben connessa con se stessa, e non è un particolare da poco.

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MUSICAL EXPRESS è un programma di Fabio Alberti, in onda tutti i giorni alle 10,10 – 14,05 – 21,00 su Radio Budrio

Fabio Alberti

 

 

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