Damon Albarn, l’artista e la sua libertà

Il leader dei Blur e titolare di tanti progetti curiosi ed eclettici, in attesa del primo film dei suoi Gorillaz, è uscito con “The nearer the fountain, more pure the stream flows”, il nuovo complesso e affascinante album solista.


Che cosa significa musica “facile” o “difficile” oggi? La domanda è interessante ma la risposta è sempre soggettiva e opinabile.
E’ insensata addirittura l’ideale e ostinata divisione tra artisti impegnati o disimpegnati, la storia ci ha insegnato che spesso il pop pesca dall’avanguardia, dalla sperimentazione, pensate a David Bowie, John Lennon, Jimi Hendrix, artisti estremamente popolari che però nelle loro carriere non ci sono certo fatti mancare niente a livello di rischi e follie.

Per questo, se letto con una visione allargata, non stupisce il percorso di Damon Albarn, leader dei Blur che negli anni 90 ha raccolto la gloria effimera del brit pop (e della mitologica sfida con gli Oasis) per aprirsi a numerose collaborazioni e curiose sperimentazioni.

Tra le tante ricordiamo i The Good, the Bad & the Queen, formatisi nel 2007 insieme a Simon Tong (ex Verve), Paul Simonon (ex Clash), Tony Allen (ex Fela Kuti), i suoi contatti con la musica africana come quella del Mali, le numerose colonne sonore, un altro progetto parallelo come Rocket Juice & the Moon, insieme a Flea (Red Hot Chili Peppers) e Tony Allen,

Mentre la sua superband virtuale, i Gorillaz, sarà presto protagonista di un film di animazione targato Netflix e i Blur sono in pausa a tempo indeterminato, Damon Albarn ha pubblicato “The Nearer The Mountain, More Pure The Stream Flows”, il suo sesto album, un lavoro affascinante che incolla all’ascolto pur essendo per nulla immediato e nemmeno legato a forme musicali pop accessibili.

Realizzato durante il lockdown, ispirato dai paesaggi islandesi che aveva davanti essendo bloccato nella sua residenza di Reykjavík, questo disco è intimo, riflessivo e struggente, una colonna sonora lunare che ha la qualità di avvolgerci nonostante la sua complessità.

Vengono alla mente i paesaggi sonori di Brian Eno, la malinconia di Nick Cave, l’intensità e le atmosfere jazz dell’ultimo David Bowie, i flussi coscienti di un cantautore deciso a lasciarci un documento che riflette sull’intera umanità, scritto e realizzato in un momento in cui sembrava tutto fermo, immobile, cristallizzato.

L’album prende il titolo da “Love and Memory”, una poesia di John Clare, le tracce lasciano trasparire un’oscurità di fondo aperta però alla luce e alla speranza, come “Royal morning blue“, “Daft wader” e la splendida “Polaris”, ancora meglio connessa al Damon Albarn che già conosciamo.

Tornando alla domanda iniziale quindi: non è utile chiedersi se la musica sia “facile” o “difficile”, quello che importa è che ci emozioni o meno, in questo caso la voglia è di tornare a premere play, per riprendere l’ascolto.

Qui il lyric video di “Polaris

Qui le tracce dell’album:
01. The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows
02. The Cormorant
03. Royal Morning Blue
04. Combustion
05. Daft Wader
06. Darkness To Light
07. Esja
08. The Tower Of Montevideo
09. Giraffe Trumpet Sea
10. Polaris
11. Particles

Informazioni:
www.radiobudrio.it
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MUSICAL EXPRESS è un programma di Fabio Alberti, in onda tutti i giorni alle 10,10 – 14,30 – 21,00 su Radio Budrio

Fabio Alberti

 

 

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