Come ti smonto una canzone con… Francesco Mussoni!

Questa volta, ospite della mia analisi, l’artista riminese come me, anche lui, sia musicalmente sia… anagraficamente, non proprio di primo pelo! Ma siccome l’essere emergenti non è una questione di età né di esperienza, eccolo ospite, con la sua “Nero”!


E’ un testo rischioso, visto l’argomento… e non nascondo che su questo , Francesco ed il sottoscritto abbiano idee assai differenti, però… però “Nero” da un punto di vista che troppo spesso si ignora, non solo in questo delicato settore… parlo del punto di vista del protagonista della vicenda, perchè la vicenda narrata non è, come si suol dire, un “verba volant” , ma è quella vera e vissuta da un reale protagonista, forse con nome e cognome ignoto, ma con un volto ben preciso!

 

Nero è il male più profondo

nera l’anima del mondo

nera come la paura

nera come la paura

 

era nero quel bambino

lo guardavo da lontano

ora parla sorridendo

della storia sorridendo

 

Si parte subito col nominare questo colore buio, tenebroso, che incute timore solo a nominarlo, perchè copre, nasconde, non si sa, quando c’è il nero, se sotto c’è qualcos’altro, il nero è un non colore.

Il nero è sempre (ma poi per quale motivo?) associato a qualcosa di negativo, anche a quel bambino che era lontano, forse per paura, forse per istinto di sopravvivenza.

La domanda è: stava lontano, o noi ne stavamo lontani?

 

raccontami del sale del terrore del futuro

raccontami del vento contro un orizzonte scuro

raccontami del sole dell’odore di speranza

raccontami la neve quando lenta intorno danza

raccontami la polvere che vela i tuoi ricordi

raccontami la donna che ti manca tutti i giorni

 

Qui si parla proprio del momento del viaggio, che molte volte non si sa se avrà un lieto fine.

E’ un preciso momento, sospeso tra un passato che si spera di lasciare alle spalle, senza per questo dimenticarlo, tutt’altro, ed un futuro che, si spera, sia migliore.

Però, talvolta, lasciamo nel passato qualcosa che si spera poi di riuscire a portare nel futuro, in questo caso la donna amata e che ogni giorno manca un po’ di più!

 

nera la coda alla frontiera

facce diverse ad ogni sera

qui si trema di paura

qui non passa la paura

 

Giù dalla nave… certamente si ha la pelle salva, sicuramente non si rischia di affondare, ma… è davvero meglio?

Nelle parole si legge l’angosciante attesa di un futuro migliore che però non arriva mai, è sempre più vicino, ma ancora non vicino da poterlo solo sfiorare!

 

nero i suoi vestiti troppo larghi

così nero che evita gli sguardi

sorrido che quasi non lo vedo

nero che quasi non ci credo

 

Paese che vai, usanze che trovi, si dice, ed è vero!

In questo momento il protagonista, forse ha lasciato andare la paura, forse ha accettato di averne ancora, e si sente quasi un alieno, con la paura, appunto,  di guardare, e di essere guardato, di essere visto.

In questo caso il suo essere “nero” è una forma di protezione, gli permette di nascondersi ma…fino a quando, e per quando?

 

raccontami del sale del terrore del futuro

raccontami del vento contro un orizzonte scuro

raccontami del sole dell’odore di speranza

raccontami la neve mentre lenta intorno danza

raccontami la polvere che vela i tuoi ricordi

raccontami la donna che aspetta che ritorni

raccontami il rancore nel bianco di quegli occhi

dentro sguardi rassegnati contro il nero delle notti

 

Di nuovo siamo al ritornello, arricchito da un paio di versi.

Ora sembra ci sia una reazione alla paura, forse c’è l’accettazione della stessa, e la volontà di sconfiggerla.

C’è il rancore che porta a ribellarsi, quasi un colpo di coda che spinge a cercare una soluzione, piuttosto che rassegnarsi a quella che c’è.

 

Nero è il mare più profondo

è nera l’anima del mondo.

 

Gran testo, non c’è che dire, forse, pur raccontando (Francesco me lo confermerai!) una vera esperienza vissuta, non entra nei particolari, forse sottolinea che molte storie sono simili. Però, ripeto, il principale pregio di questo testo è il narrare la vicenda dal punto di vista di chi la vive, che è, per forza di cose, l’unico totalmente sincero. Non nascondiamolo, non è un parafrasare qualcosa per parlare di altro, “Nero” parla proprio di un migrante, del suo viaggio, delle sue sensazioni. Non è giusto o sbagliato, semplicemente è facile da fuori avere una opinione, così come altrettanto facile è avere l’opinione contraria, in ogni caso praticamente mai ci si preoccupa dell’opinione di chi il viaggio lo compie! Questa era la mia interpretazione… Francesco, qual’è la tua?

Ci hai preso sin da subito, nero lo intendevo proprio come un non colore! Il nero inteso come buio, come qualcosa che non conosciamo, ma soprattutto dall’ovvio, nella canzone, del colore della pelle ed associandolo alla storia che racconto, la paura del diverso, che è la non conoscenza di qualcosa, o qualcuno, di diverso da quel che conosciamo noi. Nero inteso come paura di chi è diverso da noi perchè è diverso quello che gli è successo, ed è diverso dal nostro il modo in cui ha reagito a ciò.

 

Nel testo faccio anche riferimenti al viaggio vero e proprio. Hai ragione a dire che parlo di una persona ben precisa e della sua altrettanto ben precisa esperienza, dunque parlo del suo viaggio, dell’odore del sale che si sente stando all’aperto, su una barca in mezzo al mare. Parlo anche della neve, assente in buona parte dell’Africa, perchè anche testimoniare che pure chi arriva (non solo chi vede arrivare) in un posto nuovo può temere quello che già c’è lì, contrapponendola alla polvere che copre quel che già ha vissuto, che già conosce.

 

Faccio riferimenti alla frontiera, dove c’è una sorta di selezione naturale, e si incontrano tante persone che tra di loro magari in comune non hanno nulla ma che, in quell’occasione, hanno in comune il fatto di essere sospesi tra un passato che lasciano alle spalle, qualunque esso sia, ed un futuro che li attende ma che proprio non conoscono! Evita gli sguardi, per nascondersi, per proteggersi, perchè è estraneo in un ambiente che non lo vuole. E poi c’è il riferimento al bianco degli occhi, contrapposto al nero della pelle, ed il rancore provato, sempre per difendersi. Il mondo ha l’anima nera, la canzone comincia come finisce, non per la vicenda narrata, ma per quello che c’è attorno, in maniera volutamente negativa.

 

Francesco, come sai sono strabituato ad ascoltare un’altra tua canzone ma… parliamo di “Nero”… chi è il protagonista? L’hai conosciuto realmente e quello che scrivi si può considerare come una interpretazione di ciò che ti ha detto?

E’ ispirata ad una persona che ho conosciuto, tra l’altro un musicista, un chitarrista per la precisione. Dopo quindici anni di vita e lavoro in Italia, per motivi burocratici, e, definiamole leggerezze, ovvero mancanze legali del suo datore di lavoro si è trovato in pratica a non poter più rimanere qua. La sua storia personale è a lieto fine perchè grazie ad un avvocato e a molte persone conosciute in questo periodo, ha potuto restare definitivamente in Italia.

 

Nonostante (ripeto!) sull’argomento tu abbia le tue idee ben definite, è sorprendente la lucidità, quasi la freddezza, con cui scrivi questo testo. Come sei riuscito a non scrivere un testo “di parte”? Sicuramente era più facile scrivere una canzone a favore o contro certi argomenti.

Al di là del punto di vista di ognuno di noi, credo che, per gli eventi che non si vivono in prima persona e che, proprio per questo motivo, sono maggiore fonte di divisione, occorra prima di formulare la propria opinione, il proprio pensiero, ascoltare la storia di chi il tale evento lo vive in prima persona.

 

Non ti chiedo (anche se forse vorrei!) un tuo parere sull’argomento, ma quanto pensi possa essere utile (a tutti!) prendere ogni tanto il punto di vista di chi compie l’azione, piuttosto che di coloro che stanno a guardare?

E’ indispensabile, per poter avere una opinione su di un fatto, ripeto, dare voce prima di tutto e di tutti a chi questo fatto lo ha vissuto sulla propria pelle!

 

Infine… quel bambino che menzioni è diventato l’uomo di cui parli in questa intervista?

Quel bambino, in realtà, non esiste, lo ammetto! E’ esistito un giovane uomo, questo si, che è colui che ho conosciuto, il protagonista di “Nero”, e che, nel tempo, è diventato l’adulto che è oggi. Ho scelto la figura del bambino perchè durante una esperienza del genere si cresce tanto!

 

Pensi che potresti scrivere una continuazione ideale di “Nero”, una sorta di secondo tempo? Dopotutto, questa canzone finisce al punto di partenza…

Più che altro, vorrei che arrivassimo tutti al momento in cui il messaggio che lancia questa mia canzone non fosse più necessario!

 

Francesco Mussoni, grazie di questa intervista, come al solito sei una fonte inesauribile ed un irresistibile mix di freschezza ed esperienza, tradizione ed innovazione, semplicità di linguaggio adottato e complessità degli argomenti trattati!

Grazie a tutti voi, è un piacere per un artista potersi esprimere come è sempre possibile di fare Radio Derbi Web ed Il Titolo!

 

https://www.youtube.com/watch?v=tvzJtEbfNzo

 

In rotazione audio su Radio Derbi Web

https://it-it.facebook.com/francescomussonimusic/

http://www.label.pmsstudio.com/

Per informazioni contatta info@radioderbiweb.it

Gabriele Fabbri di Radio Derbi Web per  “Il Titolo

Francesco Mussoni – Nero

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