Bianchello del Metauro: un vino intriso di storia

La Club House dell’ Ippodromo di Bologna ospita una degustazione di Bianchello del Metauro.


La leggenda narra che questo vino fu l’arma segreta usata dai Romani per sconfiggere nel 207 Asdrubale nella battaglia del fiume Metauro. Le truppe del fratello di Annibale si inebriarono con questo nettare e furono nettamente sconfitte dalle legioni dai consoli Marco Livio Seminatore e Gaio Claudio Nerone.

 

Sono passati 2226 anni dalla battaglia narrata da Tacito che segnò la fine della avventura dei cartaginesi in Italia. Il nome del vino deriva dalle Uve Biancame e dal fiume Metauro lungo le cui rive vengono coltivate le vigne. La sua valorizzazione è abbastanza recente, risale al 2 Aprile 1969 con il riconoscimento della DOC. La zona di produzione è concentrata nella provincia di Pesaro Urbino nei comuni e nelle frazioni di Cartoceto, Colli al Metauro, Fano, Fermignano, Fossombrone, Fratterosa, Isola del Piano, Montefelcino, Mondavio, Sant’Ippolito, Terre Roveresche e Urbino per un totale di 244 ettari vitati.

I vini devono essere ottenuti con base ampelografica di Uva Biancame al 95% e Malvasia Bianca Lunga al massimo del 5%. Le tipologie previste sono Bianchello Tradizionale, Superiore, Spumante e Passito. Le cantine di nove produttori si sono unite nel gruppo Bianchello d’Autore con il sostegno dell’Istituto Marchigiano Tutela Vini. Il mercato delle cantine è costituito al 60% dal mercato locale, 20% dal mercato italiano e 20% dal mercato estero come media, alcune cantine arrivano fino al 40% di esportazione del loro vino. Le cantine che hanno costituito il gruppo Bianchello d’Autore sono: Bruscia – San Costanzo, Cignano – Isola di Fano Fossombrone, Il Conventino- Montecicciardo, Di Sante – Fano, Fiorini – Terre Roveresche, Mariotti – Colli di Metauro, Morelli – Fano, Terracruda – Fratte Rosa e Fattoria Villa Ligi – Pergola.

 

Il Bianchello si abbina egregiamente con antipasti misti, antipasti di pesce, primi piatti di pesce delicati, fritture saporite, piatti di portata a base di molluschi, carni bianche e animali da cortile, preparazioni delicate e come vino da tutto pasto. Vino versatile, ottimo come aperitivo nella versione Spumante che negli ultimi anni molte cantine hanno ottimamente sviluppato. La degustazione è cominciata con tre Bianchello in versione Spumante Brut e Metodo Classico.

A seguire tre Tradizionali, dieci Superiori e due Passiti. In abbinamento la crescia e la Casciotta DOP di Urbino, il formaggio di fossa di Urbino che si sono ben unite in mariage con il vino e i salumi della Cooperativa Bovinmarche la quale festeggia in questi giorni 30 anni di attività. Annovera 500 soci allevatori e norcini di tutta la regione che seguono metodi tradizionali di lavorazione con carni non di allevamento intensivo.

 

I prodotti sono rigorosamente NO OGM e certificati NO Antibiotic. Sono 70 nella regione le macellerie che vendono i prodotti certificati carne bovina marchigiana. Pancetta, lonzino, capocollo, guanciale o goletta e il ciauscolo salume emblema delle Marche hanno ben accompagnato la degustazione del Bianchello.

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