21esimo Festival del Cinema Europeo: omaggio a Dario Argento

Protagonista del cinema italiano a cui è stato conferito l’Ulivo d’oro alla carriera, il grande regista, maestro indiscusso dell’horror italiano.


Dario Argento ha avuto al 21esimo Festival del Cinema Europeo un dialogo proficuo (sempre tramite piattaforma zoom) con il critico cinematografico Steve Della Casa, moderato dal direttore del festival Alberto La Monica. Una rassegna dei suoi film (visionabili sulla piattaforma del festival) fa da cornice ad un premio meritatissimo al grande cineasta.

Per Della Casa ne merita uno al giorno, sostenendo che è riuscito a fare dei film popolari e al tempo stesso, è riuscito a mettere insieme tante cose che hanno cambiato la percezione del pubblico dal punto di vista dell’immagine e della narrazione. Il film più importante è “Suspiria”, e il successo mondiale è iniziato proprio dal suo film d’esordio.

Della Casa ha assistito alla programmazione dei suoi film alla Cinematheque Francaise di Parigi, che è stata fondamentale per l’autore come sua formazione negli anni da studente; ad esempio film muti ed espressionisti sono stati il suo pane quotidiano, e infatti il regista romano ne vedeva due al giorno. I francesi sono sempre i primi a scoprire i talenti, proprio quando l’Italia non era tanto simpatica con i suoi film o con un certo genere di pellicole. Nel belpaese i suoi film venivano considerati commerciali e non politici, a differenza dei cugini d’oltralpe che hanno considerato “L’uccello dalle piume di cristallo” un film bellissimo.

Il ricambio generazionale dei critici nostrani ha dimostrato che sono quasi “scomparsi” dai giornali, o meglio, il critico è diventato lo spettatore stesso. C’è un rapporto diverso con i film stessi da parte della critica, e il suo cinema nasce proprio dalla passione, come “divoratore” di film. Il legame di Argento con la musica, non si è limitato solo all’Italia, ma il regista ha scelto la musica prima del film o dopo, in base a quello che gli suggeriscono le immagini, il racconto, il musicista o un gruppo musicale.

In molti film ha lavorato con Ennio Morricone, persona piacevole con cui ha diviso meravigliosi momenti, e che ha conosciuto a casa di Sergio Leone. Con lui la maggior parte della musica è stata improvvisata, soprattutto in “L’uccello dalle piume di cristallo”. Monicelli diceva che amava fare i sopralluoghi, mentre Dario Argento non ama farli e a lui piace scoprirli mentalmente improvvisando come un “architetto”, rifacendosi al metodo del grande Michelangelo Antonioni, in cui nei suoi film era tutto un rivoluzionare la toponomastica della città.

Le riunioni di sceneggiatura tra lui, Leone e Bertolucci, avvenivano a casa di Leone stesso, in una stanza piccolissima (quasi un bugigattolo), dove si parlava di cinema in generale e successivamente del film che si stava facendo, e poi si parlava del film in questione. Il giorno dopo si scriveva e il successivo ci si incontrava per mettere insieme le idee, e nel caso di “C’era una volta il west” la protagonista era una donna. Proprio per questo Leone aveva scelto lui e Bernardo, giovanissimi cinefili, per la scrittura del soggetto.

La differenza tra il fare un cinema in Italia e un’altra all’estero, è questa: in America si è trovato molto bene in cui la troupe, i tecnici sono davvero “appassionati” di cinema, come se fossero dei critici, entusiasti nel filmare una bella ed elaborata inquadratura. Con le troupe tedesche c’è più distacco, nonostante lavorino molto bene come tecnici, e lascino anche una certa libertà nonostante l’eccessivo rigore.

Con gli attori si è divertito a far lavorare sempre su qualcosa di diverso, come con Mario Ardof, Giuliano Gemma, e soprattutto Harvey Keitel, con cui si è divertito molto a girare soprattutto per le prove che amava fare. Per le attrici, l’esempio di “Suspiria”, testimonia il suo amore per loro, come anche con sua figlia Asia, con Jennifer Connelly e tante altre; tutto ereditato da sua madre nel ritrarre i personaggi femminili.

Le partecipazioni di attori come miti del cinema è un gesto d’amore nei confronti della settima arte, ed erano prese dal regista in maniera giocosa e come un palese apprezzamento soprattutto per le loro performances. In conclusione del suo intervento, Dario Argento ha risposto ad alcune domande del pubblico collegato:

1) E’ vero che nei gialli le mani dell’assassino sono sempre le sue? E perchè questa scelta?

E’ vero, avendo “preso” e mani di una comparsa che non sapeva usare le mani, mi sono dovuto cimentare io stesso nel girare quelle scene.

2) Ci può raccontare qualcosa di Mario Bava?

Bava lo conosco da quando ero bambino, e quando ho cominciato a fare i film, ho preso suo figlio Lamberto come aiuto regista. Nel momento in cui dovevo lavorare agli effetti speciali di “Inferno”, ho chiesto una mano a lui, ed è stato estremamente collaborativo, ma successivamente a questo lavoro ha perso la vita. (ha commentato amareggiato)

3) Per la televisione lei ha realizzato progetti in anticipo sui tempi. Quali sono le sfide tra lavorare sia sul cinema che sulla televisione?

Non vedo tanta differenza, ed è stato molto bello lavorare in Tv. In televisione bisogna essere più con i piedi per terra, più semplici, meno psicotici, più realisti, o meglio più “reali”.

Francesco Maggiore

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