Il mandolino
Molti musicisti importanti, come sappiamo, hanno scritto brani per mandolino, non in ordine di tempo e di importanza, ad esempio, Vivaldi, Salieri, Mozart, Beethoven, Paganini, Verdi , Piazzolla, Haendel, Hummel, Paisiello, Bizet, Mahler, Prokofiev e numerosi altri perché per lungo tempo fu considerato uno strumento nobile.
Il più grande dei liutai Antonio Stradivari ne costruì almeno 12 e due sono giunti ai nostri giorni il mandolino Coristo costruito a Cremona nel 1680 conservato presso il National Music Museum dell’University of South Dakota ed un secondo strumento che appartiene al collezionista e liutaio Charles Beeare.
Entrambi risultano citati tra i cimeli stradivariani custoditi al museo del violino ( il primo si riferisce al modello n° 423 il secondo, riconducibile al modello n.419 dell’inventario ).
In moltissimi musei descritti con il termine mandolino troviamo strumenti estremamente diversi tra loro e costruiti in secoli diversi.
In altri libri e cataloghi troviamo accanto al nome mandolino anche a seconda della tipologia , delle sue caratteristiche e/o del luogo di costruzione definizioni come : napoletano, senese, milanese, genovese , padovano, oppure ancora catanese o siciliano, portoghese o francese ma anche bresciano o cremonese ( termine coniato dal celebre virtuoso Bortolazzi ).
Secondo il periodo storico di costruzione viene definito barocco o classico, del vecchio tipo o moderno ed infine secondo lo stile cantabile a risuonatori , piatto, Gibson, sistema De Santis , sistema Secchi ed infine sistema Ventura.
Verso la fine dell’ottocento questo strumento ebbe una grande diffusione e notorietà così come la mandola e il mandoloncello ma furono esclusi dagli strumenti nobili.
Fortunatamente di recente in aste delle grandi case alcuni mandolini hanno ottenuto ottime quotazioni e ciò ha risvegliato l’interesse di collezionisti di tutto il mondo . Ciò fa bene sperare nella possibilità che molti musei che hanno opere di grande importanza spesso in condizioni precarie ma anche pietose possano riprenderli dai magazzini per esporli al pubblico.
La città più importante per la produzione dei mandolini è sempre stata Napoli.
Molti mandolini napoletani di pregio venivano o impreziositi con avorio, madreperla, tartarughe con meccaniche fatte a mano e spesso anche incise e non dimentichiamoci anche che a Napoli nel |700 c’erano le migliori fabbriche di corde di minugia e due secoli dopo sono state realizzate e commercializzate le corde in acciaio.
Caratteristica di questa scuola , che a differenza di altre scuole, che hanno visto periodi d’oro alternati a secoli bui, non ha mai subito interruzioni è la costruzione di eccellenti e ricercati liuti, mandole, mandolini, mandoloncelli, chitarre, lire una produzione quindi molto differenziata e tramandata di padre in figlio (meglio dire ai numerosi figli ).
Come presidente di una associazione che si interessa in primis di liuteria italiana della diffusione e della valorizzazione della liutaria e di maestri liutai italiani consentitemi di accentrare l’attenzione quindi ai liutai che maggiormente si sono distinti nella costruzione di queste opere.
I LIUTAI
Ho parlato di Antonio Stradivari e non posso non citare uno dei suoi allievi prediletti il napoletano Alessandro Gagliano che (si trasferì per alcuni anni a Cremona per sfuggire al carcere dopo un delitto. Tornato a Napoli ) alla fine del 600 dette origine ad una famosa dinastia che si dedicò alla costruzione anche di violini con Nicola I , Gennaro, Ferdinando , Giuseppe, Giovanni i Gaetano, Giovanni II e che non disdegnarono ovviamente i mandolini.
Da notare che alcuni mettono in dubbio che Alessandro Gagliano sia stato veramente allievo di Stradivari (per esempio il m° svizzero Baugardner che avrebbe trovato un suo strumento con etichetta “”alunnus fratelli Grancini Milano” ma d’altra parte vi è una lettera di Antonio Stradivari che rimprovera il figlio Omobono di essere ancora a Napoli ospite di Alessandro che chiarisce i rapporti di amicizia tra le due famiglie ). Oltre ai Gagliano sono famose a Napoli le famiglie dei Fabricatore,dei Filano, dei Vinaccia, dei Ventapane e dei Calace ecc.
La famiglia Vinaccia è la dinastia di liutai napoletani la più longeva; avevano bottega in via Rua Catalana 46; il loro mandolino più antico firmato Filius Januari Vinaccia è datato 1752 gli ultimi strumenti sono del 1914. Sia per gli strumenti a pizzico (mandolini e chitarre) sia per quelli ad arco usavano il modello dei Gagliano In genere i loro mandolini erano intarsiati e con filettature d’avorio e di madreperla lungo la tastiera e il manico.
Da notare che Pasquale Vinaccia fu il primo ad applicare corde di acciaio , in sostituzione di quelle in ottone e di budello utilizzate fino ai primi dell’Ottocento.
Altra famiglia importantissima quella dei Fabricatore Il loro esponente più famoso è stato Gennaro, che operò dal 1773 ed il 1832 ; realizzò in particolare chitarre molto apprezzate tra cui quella che fu di Nicolò Paganini ( costruita nel 1820 ) e quella che appartenne a Giuseppe Mazzini (del 1821 ) che è conservata al Museo del Risorgimento e istituto mazziniano di Genova. Formarono molti allievi tra cui Maratea, Esposito, Garofalo).
Dei Filano che si dedicarono quasi esclusivamente alla costruzione di begli esemplari di mandolini, chitarre e liuti, il più noto è sicuramente Donato che fu attivo dal 1760 al 1785 in Rua de Taffetanari e in Rua di Santa Chiara rappresentante di una famiglia di liutai napoletani, della famiglia dei Ventapane invece fu importante soprattutto Lorenzo ma anche Vincenzo e Pasquale ottennero ottimi risultati.
Nel 1825 Nicola Calace, iniziò ad interessarsi alla liuteria alle chitarre a Procida dove si trovava confinato per motivi politici con apprezzate chitarre. Il figlio Antonio si trasferì a Napoli, ed iniziò la costruzione di pregiatissimi mandolini . Suo figlio Raffaele fu anche compositore, musicista e editore; compose più di 180 opere per strumenti a plettro, e fu universalmente definito “Il Paganini del mandolino”.
Il fratello Nicola decise di ad emigrare in America nel 1906 dove continuò la sua arte insieme al suo amico Nicola Turturro” e la tradizione della famiglia Calace continua ancora oggi a Napoli.
ROMA
Per quanto riguarda Roma il liutaio più famoso fu Luigi Embergher che, modificò il mandolino e gli strumenti a plettro per favorirne l’uso non solo ai mandolinisti ma anche ai concertisti di violino e strumenti ad arco. La sua produzione caratterizzata da profonde innovazioni.
MILANO
A Milano certamente si distinsero i Monzino che aprirono nel 1750, nel pieno centro di Milano, su iniziativa di Antonio fabbricante e commerciante di strumenti e di corde armoniche, l’impresa di famiglia oggi divenuta un gruppo di aziende specializzate nella distribuzione di strumenti musicali e di spartiti.
A margine non possiamo ricordare che nella bottega Monzino operarono liutai più importanti della scuola milanese del primo novecento ( Ornati, Garimberti, Galimberti, Borghi, Pedrazzini ecc . ).
Nel 2000 al Museo del Castello sforzesco sono stati donati dalla Fondazione “De Musica” 79 strumenti facenti parte della raccolta dell’antica famiglia , in gran parte realizzati nella loro bottega tra il 1750 e il 1930.
BISIGNANO
Concludo questa relazione ovviamente sottolineando l’opera dei maestri liutai di Bisignano i De Bonis cui si devono la costruzione di chitarre classiche, barocche e battenti, ma anche mandolini e violini, la cui eccellenza li portò a ricevere innumerevoli premi e riconoscimenti internazionali.
Operativi dal XVIII sec, in particolare Vincenzo I, e successivamente Vincenzo II, il fratello Nicola III e Costantino, fecero tesoro delle competenze tecniche, artistiche e musicali della famiglia.
Nicola e Vincenzo ambiziosi giustamente e volenterosi vollero puntare alla perfezione e riuscirono a lasciare un segno fondamentale collaborando anche con artisti internazionali.