Claudio e Diana Ambasciatori della musica napoletana

Qualche giorno fa, da Roma, in collegamento con Washington D.C, si è tenuta la settima edizione del Premio Eccellenza Italiana.


Il suo obiettivo è quello di valorizzare e premiare storie personali di successo, persone coraggiose, creative e realtà produttive e prodotti innovativi. Tantissimi, anche quest’anno, i premi consegnati, tra i quali spicca quello a Claudio e Diana, il duo di cantanti di Posteggia Napoletana, cioè il repertorio di musica classica napoletana.

Una coppia, nella vita da 38 anni, che festeggia i suoi 34 anni di carriera sempre con il sorriso e con la voglia di realizzare i solo sogni. La loro vita artistica nasce nei Pianobar, ma quasi subito scocca la scintilla tra loro e la musica napoletana, di cui sono ambasciatori nel mondo.

Un mestiere affascinante, soprattutto quando si viene chiamati per realizzare delle serenate, un gesto bellissimo, che non è, per fortuna, ancora caduto in desuetudine. Li abbiamo raggiunti per farci raccontare qualcosa di più su di loro e sul modo di portare la musica ovunque, anche in piena pandemia.

Claudio e Diana come ci si sente ad aver ricevuto un premio così prestigioso, direttamente da Washington D.C? Che emozioni avete provato in quel momento?

Il Premio Eccellenza Italiana, ideato da Massimo Lucidi, giunto quest’anno all’ottava edizione, è una manifestazione che seguivamo con molto interesse e che ci ha sempre affascinato molto. Nella nostra carriera siamo stati premiati molte volte, ma ricevere un Premio che riconosce il nostro impegno, non solo in campo musicale, ma anche nel sociale, e che ci riconosce “eccellenze”, è stata davvero un’emozione grandissima, perché abbiamo sempre ritenuto che la nostra attività non si dovesse circoscrivere alla nostra regione, ma che dovesse raggiungere orizzonti molto ampi.

Ambasciatori della musica napoletana nel mondo, 34 anni di carriera, sempre insieme. Ci svelate il segreto di questo connubio perfetto?

34 anni di carriera e 38 insieme. Il segreto, vale sia per la vita privata che per quella lavorativa, ed è una parola semplice: rispetto. Rispetto delle diversità che ci sono tra di noi, rispetto dei ruoli che abbiamo all’interno del duo, rispetto dei desideri dell’altro. E poi una buona dosa di pazienza, voglia di confrontarsi, remare sempre nella stessa direzione. Nel nostro caso c’è stato poi un ingrediente che ci ha sempre unito e non è venuto mai meno: il sogno! Siamo sempre stati dei gran sognatori, ma sognatori attivi, nel senso che poi ci svegliamo e facciamo il possibile e l’impossibile purchè quel sogno si realizzi.

In questi anni, ne avrete viste di tutti i colori, c’è un aneddoto che vi va di raccontarci?

Gli aneddoti sono tantissimi, molti dei quali, racchiusi nella biografia che ha scritto per noi Luigi Coppola. Molti legati alle serate musicali, ma tanti, dolcissimi, che riguardano le serenate. Questa meravigliosa tradizione che portiamo ancora avanti, ci riserva ogni volta emozioni diverse. Questa estate abbiamo fatto una serenata particolarissima: lui è arrivato dalla Germania, in una piazza di Castellabate gremita di persone si è inginocchiato ai piedi della sua amata e l’ha chiesta in sposa sulle nostre note.

Che cos’è per voi la musica, in particolare quella napoletana?

La musica per noi è la nostra vita, come diciamo, i nostri genitori ci hanno messo al mondo con sangue e musica nelle vene. Dopo un inizio dedicato al Pianobar, ci siamo letteralmente innamorati del repertorio classico napoletano, che è un patrimonio immenso di cultura, tradizione e bellezza.

Il vostro settore è tra quelli che hanno risentito moltissimo della pandemia, durante il periodo di stop che cosa avete fatto?

Noi musicisti siamo stati sicuramente tra i più penalizzati dalla pandemia. Noi da subito, il 9 marzo, giorno dopo la chiusura, abbiamo avviato una serie di dirette, per tenere compagnia alle persone ed invitarle a stare a casa. Questo ci ha aiutato a non sentire troppo la mancanza con il pubblico, che per noi è linfa vitale. Le persone ci chiamavano per chiederci di fare delle serenate via skype, o su Messanger e da qui è nata anche l’idea di avviare un servizio di serenate online e in seguito di proporre il nostro spettacolo “Ultimi romantici in the world”, collegandoci, tra l’altro con il Brasile e l’Argentina e ricevendo riconoscimenti che ci hanno molto gratificato.

Avete all’attivo molte collaborazioni, ne ricordate qualcuna con più piacere?

Le collaborazioni musicali sono il sale per un musicista, perchè ci si confronta, si cresce, si impara tanto. Abbiamo avuto la fortuna di collaborare con tantissimi musicisti e li portiamo tutti nel cuore. Essendo grandissimi fans di Pino Daniele, di sicuro, avere nostri ospiti alcuni dei suoi musicisti è stata un’emozione che non dimenticheremo mai. Tony Esposito, un musicista eccelso, una persona straordinaria, Rino Zurzolo “Il Contrabbasso” di Pino Daniele e Joe Amoruso, che ci ha lasciato troppo presto, con il quale abbiamo fatto tanto e che non smetteremo mai di ringraziare per i suoi consigli, per la sua generosità, per la sua amicizia.

Guardandovi indietro, rifareste tutto o c’è qualcosa di cui vi siete pentiti?

Il pentimento, crediamo debba esserci quando si è fatto qualcosa in mala fede, o sapendo di stare per compiere una cattiva o sbagliata azione. Noi abbiamo sempre agito con la genuinità che ci contraddistingue, con la semplicità, credendo che quella fosse la cosa giusta da fare. Credo proprio che sì, rifaremo quello che abbiamo fatto, magari mettendoci ancora più impegno, che non basta mai.

So che ci sono dei nuovi progetti per il futuro, vi va e potete accennarci qualcosa?

Noi, come ti dicevamo, abbiamo sempre un sogno nel cassetto, un nuovo progetto da tirare fuori. Dunque, c’è in programma un nuovo Cd e un nuovo video. Come sai, ci appassiona dedicarci ai temi sociali, dunque il prossimo video vorremmo dedicarlo ai ragazzi che sono costretti a lasciare le proprie famiglie per recarsi a studiare, o lavorare altrove, alla nostra generazione di giovani che, non per scelta, devono abbandonare le proprie famiglie, causando anche la perdita di un patrimonio umano inestimabile.

L’ultima domanda, forse banale, ma al tempo stesso fondamentale, siete felici?

Una bellissima domanda, assolutamente non banale. Per noi, il bicchiere è sempre mezzo pieno, riteniamo che ciò che abbiamo non sia mai scontato né dovuto, abbiamo l’abitudine di guardarci indietro per vedere la sofferenza altrui e di girarci avanti per cercare nuove strade da percorrere. Riconosciamo sempre la fortuna che ci ha accompagnato e non dimentichiamo di ringraziare chi ci ha aiutato a realizzare ciò che abbiamo fatto e che abbiamo, e dunque sì, siamo felici, sereni, soddisfatti. E come diciamo sempre: non abbiamo ancora iniziato!

Enrica Leone

 

 

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