Le versioni di Zucchero
“Discover II” prosegue il progetto di cover e rielaborazioni iniziato nel 2021. Tra gli artisti omaggiati ci sono Pearl Jam, Adele, Ivan Graziani e U2, adattando i brani al proprio stile, fuggendo per quanto sia possibile dal confronto con gli originali.
Eravamo in piena pandemia, in uno dei momenti più bui per la musica dal vivo e non solo, quando Zucchero cominciò a portare avanti un progetto fatto soprattutto per se stesso e il proprio equilibrio, di persona e artista, con poche pretese di aggredire il mercato, ma con l’obiettivo di omaggiare i suoi artisti preferiti, di ogni genere ed epoca.
Tre anni dopo, quando la pandemia è rimasta per fortuna un ricordo ma lo spettro di una guerra mondiale ci tiene comunque in apprensione, “Discover” ha ora un secondo capitolo che ne mantiene le stesse caratteristiche.
La maggior parte dei brani è co-prodotta da Zucchero (che suona tastiere, chitarre, batteria) e Max Marcolini (tastiere, chitarre, basso, programmazioni, cori) ma non manca, tra gli altri, l’apporto dell’immancabile Corrado Rustici.
Si parte da “Amor che muovi il Sole”, traduzione non letterale del brano “My Own Soul’s Warning” dei The Killers, una riflessione sull’amore universale, sostenuta da un’interpretazione energica.
Più fedele è invece la traduzione “Chinatown” dei Bleachers di Jack Antonoff (produttore e noto collaboratore di Taylor Swift e Lana Del Rey), canzone del 2021 che nella versione in inglese vede anche la partecipazione di Bruce Springsteen e che qui diventa “Una come te”, niente male il risultato.
Nel campo degli azzardi dal risultato discutibile possiamo metterci “Just breathe”, brano dei Pearl Jam, qui presente anche nella versione deluxe insieme all’attore e cantante Russell Crowe. Non facile rifare “With or without you” degli U2 più minimale, rallentata ed ipnotica, così come “Rolling in the deep” di Adele nasce già come una scommessa persa in partenza, nonostante l’apporto importante di Corrado Rustici.
Tiepido il rifacimento della ormai abusatissima “Knockin’ On Heaven’s Door” di Bob Dylan, più interessante “Sailing” di Christopher Cross, a confermarci del lavoro grosso di scomposizione e rivestimento negli arrangiamenti, in un progetto che non vanta solo semplici reinterpretazioni ma adattamenti al mondo e all’immaginario di Zucchero stesso.
“Acquarello” di Toquinho è un esempio di appropriazione rispettosa, un brano personalizzato ma che ricalca l’originale, dove sono i particolari come i suoni a fare la differenza, così come in “Agnese” di Ivan Graziani parla il cuore, il ricordo, in un omaggio meritato a un cantautore e musicista mai abbastanza celebrato.
“Inner City Blues (Make Me Wanna Holler)” di Marvin Gaye è un’immersione in tutto ciò che Zucchero sa fare meglio, il blues, mentre “Rapsodia” riporta a casa Fornaciari un brano che aveva scritto per Andrea Bocelli, un brano intimo come i due che chiudono l’album “Se non mi vuoi” che Zucchero aveva scritto per la figlia Irene (con il contributo della sua vocalist e corista Oma Jali) e “I See A Darkness”, canzone di Bonnie “Prince” Billy che qui diventa ancora più struggente, con l’apporto del suo vecchio amico Paul Young.
I dischi di cover in Italia hanno fatto capitolare i nomi più altisonanti e spesso hanno accompagnato battute di arresto o momenti interlocutori di tanti artisti, per Zucchero il discorso è completamente diverso, impegnato com’è in tour che per fortuna sono sempre andati molto bene.
Certo, in “Discover II” ci sono cose interessanti e altre onestamente dimenticabili, ma è l’approccio artigianale ed intimo da sottolineare, perchè non è un disco che aspira a fare numeri con brani noti ma vuole dare una rilettura propria e familiare a brani significativi per motivi strettamente personali, questo album è come un maglione che per uscire non si porterebbe mai ma che in casa, nella propria intimità, ti scalda come niente altro. Consigliato per affrontare questo freddo inverno, feste natalizie comprese.
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