Le anime di Salmo
“Ranch” è una resa dei conti, un pretesto per dare voce alle identità portate avanti dal rapper sardo dalle origini ad oggi, un passo in avanti verso una maturità cercata, dove il percorso è più importante degli obiettivi raggiunti.
L’isolamento è uno strumento efficace e importante per riordinare le idee, trovare ispirazione, fare i conti col proprio passato e provare strade nuove, specie se è una situazione scelta e non forzata come accadde invece nel periodo pandemico.
“Ranch” è per Salmo il disco dei 40 anni, che fugge da featuring furbi e commerciali ed esplora il suo mondo ribelle e anticonformista ma con l’esigenza di essere ascoltato da un pubblico più adulto.
Dal cuore della Sardegna arriva la voce campionata della compianta Maria Carta ad aprire un album non a caso nato in un luogo sperduto della sua terra natia, ben presto però la tradizionale “Ave Maria Catalana” si trasforma in un rap rabbioso realizzato insieme a Low Kidd, “On Fire” è una partenza al fulmicotone che termina nel discorso finale di Marlon Brando sulla recitazione come sopravvivenza.
“Crudele” potrebbe essere un perfetto racconto da serie “crime” se non fosse la vera storia della sua famiglia, Salmo ci sa fare e riesce ad essere autobiografico a tal punto da rendere inutili le interviste, in “N€urologia” ci racconta il suo aver rifiutato un milione di euro per fare X Factor, in “Sincero” vira su una forma di ballata rock per ribadire la sua autenticità.
“Sento il profumo dei ricordi.. Di quando ero più ricco avevo tutto tranne i soldi” In “Bye Bye” si torna al rap duro e auto riferito con ospite Kaos a cui Salmo ha voluto restituire il favore di averlo ispirato negli anni.
Si sale sulle montagne russe con l’elettronica e caotica “Bounce”, il gioco techno rave “Fuori controllo” per scendere in riflessioni intime con “Sangue amaro” e “Cartine corte”, dove fragilità e paranoie vengono raccontate con venature soul blues, con un cantato sempre più connotato e presente.
“Beatcoin” è una smaccata parodia dei trapper e dei loro cliché oltre ad essere una satira sulla monetizzazione a tutti i costi. Una figura più ambigua e sfaccettata è “Il figlio del prete”, non solo un racconto sulla corruzione e le ombre della Chiesa, ma una parabola che investe l’intero essere umano, mentre il gioco dialettico di “Numeri Primi” si ispira al rapper storico Lou X.
Sul finale tutto diventa più acustico e scarno con lo sfogo intimo di “Incapace”, “Conta su di me” è la sua dichiarazione d’amore alla musica, che apre la strada all’autobiografica “Mauri”, il cuore emotivo del disco, una delle tracce che si faranno ricordare nel tempo.
Si chiude con “Titoli di coda”, quasi 8 minuti folli di ringraziamenti, cabaret e auto dissing e la ricomparsa in scena di Mr. Thunder, una sorta di milanese imbruttito della discografia.
I 16 brani di “Ranch” prendono diverse direzioni ma hanno in comune la debordante personalità di Salmo che da un lato si confida e psicanalizza, dall’altro non rinuncia all’essere ingenuo e provocatorio, dandoci la sensazione, complessivamente piacevole, di un disco di transizione che lascia presagire un meglio che per lui siamo convinti debba ancora venire.
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