Jovanotti ritrova se stesso

“Il Corpo Umano Vol. 1” è l’album della ripartenza per il cantautore dopo un periodo artisticamente nebuloso e un grave incidente, un disco che si muove in un binario equilibrato tra ingenuità e maturità senza mai deragliare. Il 4 marzo a Pesaro comincia il suo tour nei palazzetti.


Non è molto elegante e forse nemmeno molto delicato cominciare un articolo con un “pensavo peggio”, ma visto che lo spirito stesso dell’artista in questione e del disco è un invito a vivere le cose in maniera piena e sincera, è esattamente quello che ho pensato al termine dell’ascolto di “Il Corpo Umano Vol. 1”.

A causa dei noti problemi di salute conseguente alla caduta in bici a Santo Domingo, Lorenzo ha dovuto prendersi una pausa di un anno e mezzo forse per la prima volta nella sua carriera, che è servito a tarare la sua proposta artistica e renderla meno ondivaga e torrenziale, con l’apporto di tre produttori esperti e smaliziati come Michele Canova, Dardust e Federico Nardelli.

Alla sua crisi creativa c’è un riferimento nel brano “La grande emozione”, del suo superamento un po’ in tutto il disco, che lo riporta ai tempi di “Safari” e “Ora”, nonostante le premesse non fossero cosi esaltanti.

“Montecristo” ha un inizio profondo e introspettivo che però subito vira in una forma di reggaeton, lo stesso ritmo che Jovanotti sentiva provenire dalla strada sottostante mentre era ricoverato nel primo ospedale di fortuna che lo ha accolto dopo la sua rovinosa caduta, alla quale fa riferimento anche nell’altro singolo “Fuori onda”.

La filosofia di Jovanotti è da sempre un affronto nei confronti della divisione tra cultura tra alta e bassa, a torto o a ragione, prendere o lasciare, ma qui, a parte la bizzarria della traccia “Il corpo umano”, che sovrappone sirtaki e una filastrocca rap infantile, a prevalere è la riflessione matura e l’equilibrio.

“Un mondo a parte” è una bella riedizione di alcuni suoi classici romantici, una celebrazione dell’amore felice come “Innamorati e liberi”.

“Lo scimpanzè” è di stretta attualità, denuncia la deriva social di oggi che trasforma ogni parere o punto di vista articolato in una sentenza, togliendo completamente il tono e il contesto nel quale viene espresso, mentre “L’aeroplano” parla, attraverso un intenso ricordo di infanzia, di speranze disattese, di punti di vista che cambiano e magie che svaniscono.

“Celentano” è un curioso e vero aneddoto capitatogli in Caucaso, una cena improbabile alla quale ha partecipato dove veniva apostrofato ‘Italiano, Celentano, Ferrari”, un pretesto per un brano frizzante, Jovanottiano al 100%.

Per dirla come un brano presente nel disco, “Se cado cento volte, mi rialzo centouno”, lo spirito di “Il Corpo Umano Vol.1” è questo: una rinascita unita alla consapevolezza dei propri limiti.

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 Fabio Alberti

 

 

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