Il “ritorno al futuro” di Sombr

“I Barely Know Her” è il fortunato album d’esordio del giovane cantautore newyorkese, abile a confezionare piccoli gioielli pop che fondono le atmosfere tra gli anni ’80 e 2000 con il linguaggio della generazione Z.


Si dice spesso che la musica non sia una scienza esatta in termini di successo nel controverso terreno del pop, che oggi produce in gran parte prodotti plastificati usa e getta, musica liquida che diventa carburante per TikTok, contenuti social immediati e facilmente dimenticabili.

Oltre a questo aspetto è sempre più difficile imbattersi in album che possano avere nella loro interezza un valore artistico e una narrativa omogenea, ormai sostituiti da playlist vuote con tanti inutili riempitivi.

Il “caso” di Sombr, al secolo Shane Michael Boose, fa riflettere per il suo essere una piccola eccezione, pur parlando di un prodotto poco più che discreto, trattasi sempre di pop da alta classifica, eppure nell’album “I Barely Know Her” ci troviamo di fronte ad una scaletta breve e asciutta (10 canzoni), un rapporto giusto tra quantità e qualità, numerose influenze ben sintetizzate in canzoni apparentemente semplici ma efficaci.

Si comincia con “Crushing”, brano soul bianco che ti fa schioccare le dita, con una voce effettata e invadente alla Joe Casablancas degli Strokes pronta a diventare poi pulita e dolce, in “12 to 12” andiamo su un terreno tra anni ’80 e i Daft Punk, mentre Sombr canta versi oscuri come “So che vuoi vedermi all’inferno amore mio”.

L’estetica pop malinconica del disco è accompagnata da testi che sono un credibile specchio della generazione Z con racconti di amori non corrisposti, confusione identitaria e solitudine.

La produzione dell’album, affidata in gran parte a Tony Berg (già collaboratore di Phoebe Bridgers e Beck), riesce a dare profondità e forza a brani non sempre irresistibili ma l’ascolto è sempre avvolgente e piacevole.

“I Wish I Knew How to Quit You” ci porta in zona Tears For Fears ma è “Back to friends” il primo ariete che permette al ventenne Sombr di irrompere nelle radio di tutto il mondo, qui c’è quella malinconia che ti entra sotto pelle nonostante non sia il classico “lento”, ma un brano quasi freddo e indolente, eppure colpisce e si fa ricordare.

“Canal Street” è la classica ballatona che dimostra la versatilità della sua voce che in questo caso fa un passo indietro e diventa più delicata, un brano da cantautore che ha una vita davanti.

L’interlocutoria “Dime” prosegue il percorso di un album che mantiene alto il livello di attenzione, ma la parte del leone la fa “Undressed”, una delle canzoni pop dell’anno, anche qui l’ispirazione è anni ’80 ma con quella formula magica che la rende senza tempo, onore al merito.

Il trittico finale, formato da “Come Closer”, “We Never Dated” e “Under the Mat” consolida lo stile di Sombr, facendolo quasi diventare uno standard, affondando ancora di più nel racconto delle delusioni amorose accompagnato da groove eleganti.

Tra gli artisti recenti simili a lui troviamo i The 1975, da tempo bravi a rielaborare il passato pop rock rendendolo attuale, ma anche, nell’approccio pur con genere diverso, le giovanissime cantanti soul Olivia Dean e Laufey

L’impressione è che il “ritorno al futuro” sia una realtà consolidata nella musica internazionale, un modo per creare familiarità con un pubblico più ampio rispetto ai giovanissimi, accompagnando il tutto con testi nei quali ci si può universalmente riconoscere.

Buona la prima quindi per Sombr, con l’auspicio che continui ad inseguire in carriera la sua verità a dispetto della ricerca dei numeri facili, perché proprio grazie a questo approccio è arrivato a tanti.

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