Il manifesto pop di Lady Gaga
“Mahyem” promette di esplorare il caos ma ha il sapore di una festa dove tutto è ordinato e al proprio posto, un racconto in prima persona ed un’auto celebrazione che Mrs. Germanotta si merita a pieno titolo.
Pop totale. Con queste due parole si potrebbe riassumere il contenuto di “Mayhem”, settimo album in carriera per Lady Gaga, di cui già in tantissimi hanno scritto, dividendosi tra perplessi ed entusiasti.
Annunciato come un ritorno alle atmosfere degli esordi, il disco è il riassunto di quello che Lady Gaga sa fare meglio, ma che solo ora può permettersi di realizzare senza vergogna in chiave 2025, avendo già dimostrato in diverse occasioni versatilità e spessore nel campo musicale e recitativo.
“Mayhem” nasce dalla voglia di fare pop intrattenendo e divertendosi, pur continuando a raccontare disagi e sfaccettature di una personalità complicata.
Se nel precedente “Chromatica” (2020) si ballava sul dolore e si raccontava la depressione, qui si rappresenta un periodo della vita molto più sereno, dove il caos (racchiuso nel titolo “Mayhem”) è in realtà solo quello che Lady Gaga ha vissuto in fase creativa, ritrovandosi a confronto con la se stessa di quindici anni fa’.
Nel disco, a livello di produttivo e di scrittura, oltre al pluripremiato Andrew Wyatt, è presente il fidanzato Michael Polansky, chiave di volta per il suo nuovo corso, che riprende lo spirito degli esordi ma con una più completa consapevolezza. Se l’album comincia con le sonorità dark pop, rock e industrial delle già note “Disease” e “Abracadabra”, già da “Garden of eden” il cielo si rischiara, lasciando spazio a una dance funk parecchio auto citazionista.
“Perfect Celebrity” riflette sul suo status di personaggio pubblico, ma non c’è quell’oscurita che accompagna l’immagine e le intenzioni dell’intero progetto.
“Killah” è una digressione alla Prince anni ’80, decennio che viene ampiamente in tributato in “Don’t call tonight” che ricorda la Whitney Houston più danzereccia e “LoveDrug”, racconto di un amore tossico.
“Mayhem” è un album alla Lady Gaga dove, da ascoltatori adulti, ci passa la vita davanti, un “bignami” del pop che parte da Madonna passando per Blondie, Michael Jackson, David Bowie, Britney Spears e persino Taylor Swift (basta sentire “How Bad Do U Want Me”).
Solo in alcuni casi si toccano anche momenti struggenti come a fine disco con “Blade of Glass”, dove Stefani Germanotta si racconta in modo più crudo, mentre è già storia la ascoltatissima “Die with a smile” insieme a Bruno Mars, un classico che si ricorderà anche tra tanti anni.
“Zombieboy” è un toccante tributo a Rick Genest, il modello iper tatuato protagonista di suoi video e venuto a mancare nel 2018. Per il resto in “Mayhem” si balla guardando al passato ma con meno oscurità, forse l’unico difetto di questo progetto è la discrepanza tra l’estetica dark che lo accompagna e quello che realmente racconta con musica e parole.
Per il resto c’è tanto ottimo mestiere, oltre alla sensazione che questi brani dal vivo funzioneranno tantissimo.
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