I miti dell’arte contemporanea

A Catania la Fondazione Puglisi Cosentino ha organizzato la mostra curata da Francesco Poli e Vincenzo  Sanfo.


Nella sede della fondazione di Palazzo Valle, possiamo trovare grandi nomi quali Gilberto Zorio, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto e Alighiero Boetti, esponenti di spicco della corrente dell’arte povera. Poi abbiamo: David Tremlett, Jonathan Monk, Sol Lewitt, John Armleder, figure di primo piano dell’arte minimalista.

Per citare altri nomi abbiamo Ugo Carrega e Lamberto Pignotti, grandi esponenti della poesia visiva e concreta degli anni sessanta e settanta, e sono presenti anche importanti artisti del movimento della transavanguardia italiana come Sandro Chia.

Di grande interesse, è la sezione dedicata alle ultime tendenze dell’arte cinese, con nomi come Ai Weiwei, con i famosi semi in ceramica, gli scultori Ma Han e Zhang Zhaohong, e due artiste donne come Zhang Hongmei e Xiao Lu, tutta la rassegna si sviluppa al secondo e al terzo piano del palazzo.

In generale, altri  grandi nomi presenti  sono, quelli della celebre  artista performativa Marina Abramovic’, dello scultore Mauro Staccioli, della figura legata alla Pop Art Internazionale Mimmo Rotella, di Giulio Paolini, Peter  Wuetrich, Anselm Reyle e Vector Pisani.

Approfondendo un po’ uno di questi grandi nomi, Ai Weiwei, possiamo dire che è nato a Pechino nel 1957, figlio d’arte poiché suo padre era il celebre poeta e artista Ai Qing. Negli anni settanta, fondò il gruppo artistico Stars (che in Italiano significa stelle), che fu il primo grande gruppo cinese di arte contemporanea, ne facevano parte oltre ad Ai Weiwei, Qu Leilei, Ah Cheng e Li Shuang.

Nel Settembre del 1980, il governo di  Pechino concesse a questo gruppo la possibilità di esporre  alla China Art Gallery , e ciò possiamo dire che fu rivoluzionario, dal momento che si trattava della prima  mostra di arte contemporanea in un istituzione museale cinese, e questo attirò moltissimi visitatori

Poco tempo dopo il gruppo si sciolse, e Ai Weiwei si spostò a New York, dove si sposò e sviluppò maggiormente il suo percorso artistico, nella grande mela frequentò  due rinomate scuole di design, vale a dire l’Art Students League e la Persons  The New School For Design.

Ai Weiwei espose nella sua prima e unica mostra personale a New York, precisamente alla Ethan Cohen Gallery nel Marzo del 1988, per citare  un opera di questo periodo abbiamo Profile of Duchamp. Sunflower seeds, come si evince dal titolo  è un opera-omaggio a Marcel Duchamp, uno degli artisti più amati dal genio cinese, descrivendola  consiste  in una gruccia trasformata nel profilo dell’artista, all’interno abbiamo dei semi di girasole, fonte primaria di nutrimento in Cina.

Dopo esserci tornato nel 1993 , per stare accanto al papà malato, contribuisce a creare l’Eeast Village di Pechino, un associazione di artisti d’avanguardia. Nel 1997 fonda e dirige, assieme ad altri,  l’Archivio delle arti cinesi.

Alla fine degli anni novanta inizia  a dedicarsi anche all’architettura, creando un suo studio a Caochangdi, nella zona periferica a nord di Pechino, nel 2003, oltre a fondare un altro studio esegue una  grande opera dal titolo, Map of China,  un opera scultorea realizzata a  mo’ di puzzle, costruita con pezzi di legno derivanti dai  templi della dinastia Qing, che erano stati distrutti dal regime. Inoltre, Ai Weiiwei ha realizzato insieme a Herzog  E de Meuron, architetti svizzeri, sia lo Stadio nazionale di Pechino che il padiglione della Serpentine Gallery di Londra.

L’artista cinese, oltre a tutto ciò è conosciuto per il suo impegno civile, cosa per cui ha pagato direttamente le conseguenze, esercitandolo in un paese molto difficile come la Cina. Infatti, il suo studio di Malu Twon, aperto nel 2008 a Shangai, proprio per volontà delle autorità cinesi per adibire quell’aria a spazio artistico, viene distrutto l’11 Gennaio del 2010,nonostante ciò Ai Weiewei riuscì a riprendere parti dell’edificio

Come se già questo non bastasse, l’artista fu  rinchiuso per 81 giorni nelle prigioni cinesi, l’intero mondo artistico e non solo, fece numerosi appelli e iniziative per farlo liberare. Ai Weiwei ancora oggi è un sorvegliato speciale, e rimane un punto di riferimento per la libertà di espressione nel mondo.

Volendo approfondire un altro nome  presente in questa mostra, prendiamo un italiano, Michelangelo Pistoletto. Nato a Biella nel 1933, anche lui è figlio d’arte, poiché suo padre era Ettore Olivero Pistoletto, pittore molto noto nel biellese

Proprio nella bottega del padre, il Pistoletto inizia ad apprendere le prime tecniche pittoriche e a conoscere  i vari stili artistici, frequentando varie gallerie torinesi come la Galleria Notizie di Luciano Pistoi e il Museo Civico. Negli anni sessanta, inizia a sviluppare il concetto dei cosiddetti “quadri specchianti”, cioè delle figure attaccate in  uno specchio, successivamente  questo elemento viene sostituito dal plexiglass.

Nel 1967 l’artista realizzerà una delle sue opere più celebri, la Venere degli stracci. Per eseguirla, Pistoletto acquistò la statua in un negozio di articoli da giardino, e casualmente gli venne l’idea, quando mise accanto alla scultura un insieme di stracci che aveva nel suo studio. E’ il contrasto tra la “perfezione” dell’arte classica, e  il caos della società moderna.

Di quest’opera esistono varie versioni, conservate precisamente alla Fondazione Pistoletto a Biella, al Museo d’arte Contemporanea Donna regina a Napoli, al Museo d’arte contemporanea del castello di Rivoli, e alla Tate Gallery di Liverpool. Pistoletto cerca di far unire la sua arte con la salvaguardia del pianeta, cercando di salvare uno per far continuare l’altro.

Crediti fotografici Dario Salanitro

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