Doechii, libera e irriverente

La rapper trionfatrice agli ultimi premi Grammy con l’album “Alligator Bites Never Heal” racconta senza filtri le pressioni dell’industria musicale, le ansie personali e le riflessioni sul futuro, mantenendo un equilibrio tra introspezione e ironia.


Se si facesse un censimento sugli argomenti più trattati in musica tra i giovani vincerebbe sicuramente l’ansia. Mai come oggi le aspettative degli altri, i canoni di bellezza imperanti, le tendenze social, il mito illusorio dei soldi, entrano nella testa di una generazione che si sente sempre sotto esame e sotto attacco.

“Ansia, continua a mettermi alla prova, La sento silenziosamente / cerca di farmi tacere, sì / La mia ansia, non riesco a scrollarmela di dosso / Qualcuno mi guarda, E la mia ansia, sì”. È il 2020, siamo in piena pandiema con tanto di lockdown, quando un’allora non molto conosciuta Jayla Ji’mya Hickmon in arte Doechii da Tampa (Florida), pubblica su Youtube un brano che, sul campionamento della celebre hit “Somebody That I Used to Know” di Gotye e Kimbra del 2011 (a sua volta preso da ‘Seville’, un brano del 1967 del chitarrista brasiliano Luis Bonfà), sputa fatti su un momento difficile per tutti noi e soprattutto per la generazione Z.

Non a caso Doechii, che oggi ha 26 anni, si faceva chiamare anche Swamp Princess, la “principessa delle paludi”, per il suo volersi sporcare le mani in musica, raccontando anche cose scomode di se stessa.

“Anxiety” è uno sfogo diventato virale in rete, ripreso nel 2023 dal rapper Sleepy Hallow e finalmente pubblicato come brano ufficiale nel 2025, a chiusura ideale di un progetto partito come EP e poi, nella sua versione estesa, diventato album, con un titolo parecchio esplicativo.

“Alligator Bites Never Heal” significa “I morsi di alligatore non guariscono mai”, a testimoniare che nella vita si possa cambiare, voltare pagina ed essere felici, ma il segno di un trauma rimarrà per sempre.

Il brano “Denial Is a River”, accompagnato da un esilarante video che parodizza la sitcom anni ’90 “Family Matters” (Otto sotto un tetto)”, è una seduta di psico terapia dove Doechii racconta le conseguenze di una vita frenetica passata in continua corsia di sorpasso, fino al punto di iperventilare ritmicamente nel tentativo di fare un esercizio di respirazione.

Anche le aspettative della discografia sono nel mirino di Doechii, in “Alligator Bites” e nella satirica “Boom Bap”, “Nissan Altima” è un inno alla bisessualità ad alto tasso erotico, “Catfish” è musicalmente elegante nonostante il testo ultra tamarro.

“Bloom” è una preghiera di Doechii sull’amore per se stessi, “Beverly Hills” si abbina inaspettatamente al potenziale melodico di Doechii, mentre “Wait” ci riporta al pop soul anni ’90.

Sfacciata, sboccata e a suo modo sensuale, Doechii nelle canzoni rivendica tutta la sua sostanza artistica e la distanza dalle tante bamboline tamarre che popolano un ambito rap sempre più superficiale. Non tutto è pienamente riuscito ma il talento c’è, oltre alla voglia di rimettere al centro la cultura hip hop a dispetto delle mode momentanee, di questi tempi non è mica poco.

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 Fabio Alberti

 

 

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